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 2020  aprile 30 Giovedì calendario

Usa primi a riciclare le mascherine

Di fronte all’urgenza di procurarsi milioni di mascherine (in Francia la domanda è passata da 5 milioni a 50 mln la settimana) non tutti i Paesi stanno viaggiando alla stessa velocità. Negli Usa, il Paese più colpito dalla pandemia di Covid-19, l’agenzia americana dell’alimentazione e del farmaco (Fda) ha autorizzato l’utilizzo di diversi sistemi di decontaminazione di questi dispositivi di protezione dal rischio di contagio da coronavirus. In particolare, ha avuto il via libera il sistema che disinfetta le mascherine sanitarie utilizzando il vapore concentrato di perossido di idrogeno, conosciuto perlopiù come acqua ossigenata. L’impresa, Battelle, che ha ottenuto il disco verde per questa procedura che permette di riciclare le mascherine, ha detto a Le Figaro di essere in grado di decontaminarle fino a venti volte senza ridurre le loro prestazioni. Diversi Stati americani hanno chiesto di ricorrere a questi servizi.
La domanda mondiale di mascherine è espolosa e la produzione ha difficoltà ad accelerare se vuole rispettare le norme di qualità. In ambito ospedaliero le mascherine chirurgiche possono essere utilizzate fino a 4 ore e quelle di protezione respiratoria tipo FFP2 fino a otto ore. Dopo vengono buttate. Nessun metodo è stato validato per riciclarle fino a questa crisi sanitaria planetaria. Gli Stati Uniti si sono lanciati e anche in Francia si è costituito un consorzio che raggruppa laboratori e industrie sotto l’egida del Consiglio nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs) e del commissariato dell’energia atomica (Cea) per trovare come riciclare questi dispositivi di protezione. Una volta individuato il sistema bisogna accertare se il trattamento di decontaminazione permette di eliminare il virus ma anche gli altri microrganismi come i batteri. Inoltre, bisogna valutare le performance delle mascherine decontaminate verificando se il procedimento non abbia alterato le fibre e se hanno conservato l’efficacia filtrante. Infine, c’è da testare anche fino a quante volte è possibile sottoporre questi dispositivi sanitari al trattamento di decontaminazione per poterli riutilizzare.