Corriere della Sera, 30 aprile 2020
Quelle polmoniti dei bimbi a gennaio in Lombardia
Le tracce iniziali del Covid-19 in Lombardia risalgono forse ai primi di gennaio. Sono diversi gli studi che supportano l’analisi fatta dalla Regione e pubblicata ieri dal Corriere, in cui si contano 1.200 lombardi che hanno accusato sintomi da coronavirus prima del 21 febbraio (quando è stato identificato il primo caso a Codogno). Il virus circolava già. Forse anche tra i bambini. Più di un pediatra a Milano ha visto polmoniti insolite a gennaio e ora l’ospedale dei Bambini «Buzzi» cercherà gli «indizi» per capire se il Covid si sia diffuso prima tra i pazienti in età pediatrica.
In uno studio in fase di pubblicazione gli esperti della task force lombarda identificano una fase iniziale dell’epidemia che va dal 1° gennaio al 19 febbraio. Spiega l’epidemiologo Marcello Tirani: «A partire dal “paziente 1” le Ats lombarde si sono adoperate per identificare i contatti stretti. Ai 5.800 testati abbiamo chiesto di ricordare l’esordio dei sintomi e abbiamo ricostruito l’andamento». L’esperto avverte che le date sono indicative, perché basate sulla memoria dei pazienti che potrebbe non essere precisa oppure attribuire al coronavirus i sintomi dell’influenza. «Ma sono tutti risultati positivi. E fin dai primi giorni la progressione del contagio indicava che c’erano altri casi prima del “paziente 1”».
Anche l’infettivologo Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano ha più volte sottolineato che l’epidemia va retrodatata. Primari e medici di famiglia ricordano polmoniti particolari a gennaio, ma solo ora è possibile ricollegarle al virus. «Avevamo avuto l’impressione che ci fossero più casi – conferma Francesco Blasi, a capo della Pneumologia del Policlinico di Milano —, ma era inverno, pensavamo fossero causate dall’influenza». La stessa impressione che hanno avuto i medici di famiglia del Lodigiano e del Milanese. Guardando ai mesi passati, anche i pediatri ricordano «quadri clinici a cui non si riusciva a dare nome e cognome» spiega Gian Vincenzo Zuccotti, direttore responsabile della Pediatria e del pronto soccorso pediatrico del «Buzzi». «Tosse e febbre che non passavano mai. Penso che l’epidemia possa essere partita prima in età pediatrica». Il primario sta sottoponendo a test sierologico il personale dell’area materno-infantile, per verificare se la percentuale di chi ha sviluppato gli anticorpi al virus è più alta rispetto a quella nei reparti per adulti. Silvia Decarlis, pediatra con studio a Sud di Milano, ricorda nei piccoli pazienti visitati a gennaio polmoniti dallo strano decorso, anche se non grave. A suo avviso, però, potrebbero essere stati contagiati dai genitori che hanno continuato a lavorare anche dopo la chiusura delle scuole.