La Stampa, 29 aprile 2020
La collezionista di Barbie
Raccontano le epoche, i gusti e gli stili che cambiano: dalle prime con il costume zebrato e i lunghi capelli neri raccolti in una coda (le ponytail), all’«american girl» (ragazza americana) con il caschetto e l’aria sbarazzina fino a quella degli anni Ottanta che bacia e muove le labbra.
La pittrice astigiana Patrizia Gozzellino colleziona barbie, una passione per la bambola più conosciuta e venduta al mondo che aveva da bambina e che ha riscoperto «da grande» avvicinandosi al mondo del collezionismo che di questi tempi vive in rete.
«Quando ero piccola erano bambole costose e molte corteggiate. Io ne avevo tre: la Barbie ballerina, quella con i capelli che si arricciavano con particolari ferretti interni (la «Quick and curl») e la Malibù, una delle più economiche che poi è diventata un culto per i collezionisti – racconta l’artista – quando sono diventata mamma di un maschio con tutte altre passioni mio papà ha voluto farmi ricordare la mia infanzia di gioco regalandomi la Barbie ispirata a Elizabeth Taylor in Cleopatra, l’attrice che lui amava. Era elegantissima, vestita di raso e damascato. Aveva anche gli occhi viola e i capelli neri proprio come la diva del cinema».
I primi acquisti li ha fatti su ebay. «Dall’America erano in vendita tutte quelle che ho sempre sognato, la prima che ho comprato è stata la Barbie "lingerie", sexy con body, giarrettiere, calze a rete e vestaglietta in tulle realizzata in particolare materiale, il silkstone, un vinile più duro al tatto e pesante che assomiglia alla porcellana. Mi era costata un centinaio di euro». Altre prestigiose Barbie arrivano dalle fiere. «La fiera italiana più importante è quella di Cremona dove tra l’altro ho trovato la «Midge» (amica di Barbie) con le gambe pieghevoli, una novità di fine anni Sessanta. Altre fiere cui partecipo sono Milano Novegro, Cherasco nel Cuneese e Nizza Monferrato, nell’Astigiano. Una passione che contagia donne e uomini che sono sempre di più».
La collezione a poco a poco è cresciuta: le veterane sono le «ponytail» numero quattro e cinque dei primi anni Sessanta (la Barbie è nata nel 1959) realizzate in America (poi si fabbricheranno anche in Giappone, Indonesia, Taiwan e Filippine).
Ci sono poi la «Takara», realizzate in esclusiva per il Giappone con occhi e viso ispirati alle ragazze dei fumetti manga; altra suggestione le prime Barbie afroamericana e ispanica degli anni Ottanta. «Tra le mie preferite – continua Gozzellino – ci sono laBarbie Renoir dedicata alla serie dei pittori e quella in abito di chiffon nero con un mazzo di 40 rose rosse realizzata in occasione dei 40 anni della bambola Mattel».
E così insieme a Barbie viaggia la storia del corpo femminile. Altra chicca sono i costumi, numerosi portano la firma di celebri stilisti, da Armani a Givenchy.