La Stampa, 29 aprile 2020
Intervista a Fabio Volo
Programmi senza pubblico in studio, ospiti collegati da casa grazie a smartphone e simili, niente trucco e parrucco e apporto tecnico ridotto all’osso. Questa è la tv figlia del coronavirus, un nuovo esercizio di stile che si coniuga alle innumerevoli dirette social che hanno accompagnato il lockdown. A mettere insieme queste due anime ci sta provando Fabio Volo che ha creato un vero piccolo show da quarantena. Lo ha chiamato The Orchite Show: ha trasformato la cucina in studio tv e da lì ha iniziato a condurre e a fare interviste agli ospiti in collegamento.
Quest’oggi su Instagram e Facebook caricherà la quinta puntata, con Gianni Morandi e Fabio Rovazzi come ospiti. Tra le due piattaforme ha sommato circa 400 mila spettatori a puntata. Niente male per uno show a costo zero.
Fabio, dove si trova?
«Sto passando la quarantena in una casa di campagna, in Liguria, dove stavamo trascorrendo qualche giorno di vacanza. Visto che c’è un giardino per i bimbi, abbiamo deciso di fermarci qui».
Come è nata l’idea del mini-show?
«Capito che sarebbe stata lunga, ho avuto l’esigenza di fare qualcosa che mi appassionasse. L’ora di radio che faccio su Deejay non mi bastava e questa è una condizione in cui non riesco a scrivere. Anzi, nemmeno a leggere, l’unico modo che ho per evadere è fare meditazione. Così ho pensato che avrei potuto intrattenere chi era a casa».
Chi l’aiuta nel montaggio?
«Con noi c’è un’altra famiglia: il bimbo è in classe con mio figlio Sebastian. Caso vuole che il papà lavori nella pubblicità e la mamma sia produttrice, perciò sanno smanettare col computer ma anche aiutarmi nella realizzazione di Orchite».
Ha scelto di non accantonare tv o cinema per fare il papà. Fino a quando?
«Sebastian l’anno prossimo andrà in seconda elementare e Gabriel farà la prima, quindi sono abbastanza grandi perché io possa tornare a fare tv».
Le piacerebbe uno show tipo questo?
«Vorrei fare un programma di interviste a persone comuni, perché vado subito in super empatia con loro. Già nel Volo del mattino creo dei personaggi, in «Orchite» ho trovato la signora Annamaria, una pensionata: quando la chiamo sono felice. Mi piacerebbe fare una cosa "on the road" come faceva Nanni Loy. Andare nei mercati a sentire la pancia del Paese».
Preferirebbe che i suoi romanzi divenissero film o serie tv?
«Il film già l’avevo fatto, ora sto lavorando a un progetto di serie tv di almeno tre stagioni: una romantic comedy».
Dal mini-show emerge una grande voglia di giocare: essere divertenti in un periodo come questo è una responsabilità?
«Sì e non è facile. Ma leggerezza e gioia di vivere sono importanti proprio in momenti come questi. E in tv non ne sto vedendo tanta. In questi venti minuti non voglio evitare la realtà, voglio aiutare tutti ad affrontarla meglio. La gioia di vivere è una cosa molto seria. E poi ci tengo a dire che si è aggiunto a noi uno sponsor. Grazie a lui potremo aiutare chi si troverà in difficoltà per la crisi economica che ci sta colpendo. Penso al dopo e sono preoccupato».
Si sentirebbe tranquillo a tornare a muoversi in città o nel posto di lavoro?
«Tutti abbiamo voglia di uscire, ma non possiamo commettere l’errore di dire è finita. Fino a quando non troveranno un vaccino, ci vorrà grande senso di responsabilità. Saremo capaci?».
Sua moglie è islandese, come stanno gestendo là la pandemia?
«Più o meno come noi, ma loro sono 300 mila, come la sola Bologna. Però hanno una capacità di seguire le regole superiore alla nostra».
Giusto non fare andare i bambini a scuola?
«Sì, avete idea di come si diffondono i virus nelle scuole?».
Conte promosso?
«Ma sì. E se penso a chi potrebbe esserci al suo posto... Il governo sta commettendo qualche errore, vedo buona fede. Stanno imparando facendo».
Si è pentito dell’attacco a Salvini in radio?
«No, il mio non era un attacco politico ma ho criticato - a modo mio - un’azione. Lo avevo fatto anche con Berlusconi e con Renzi. Posso anche pensarla diversamente da loro ma non li ho attaccati politicamente».
In occasione del 25 aprile ci sono state due cover di Bella Ciao: una di Guccini e una Povia. Quale preferisce?
«Non le ho sentite, ma tendenzialmente sceglierei Guccini. Non capisco chi non festeggia il 25 aprile: se oggi destra e sinistra possono dire la loro è proprio grazie a quei ragazzi».