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 2020  aprile 29 Mercoledì calendario

Periscopio

Amleto 4.0: «Sembrare di buonsenso o esserlo davvero?». Dino Basili. Uffa news.

Sogno sempre, ogni notte. Capire i sogni mi placa. Ferdinando Camon, scrittore. (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Mai visto un essere umano come Renzi, così felice di essere se stesso. Una felicità così piena e assoluta che però non riesce a essere contagiosa, e forse nemmeno lo vuole. Si bea della propria unicità. E se la trascina dietro come una ruota di pavone. Carlo Verdelli, Roma non perdona – Come la politica si è ripresa la Rai. Feltrinelli, 2019.

Prima del 1992 avevo un ottimo rapporto con la stampa, tanto che nel 1991 ebbi una visita di Carlo De Benedetti, con il quale c’era un rapporto di stima reciproca, che mi spiegò il disegno politico al quale stava lavorando. Un governo nel quale io avrei dovuto essere ministro. Ma in un sistema politico diverso da quello vigente. Risposi scherzosamente dicendo che, a nostra volta, io e Andreotti stavamo pensando a un grande disegno industriale e volevamo lui come nostro imprenditore. Fu il primo segnale dello scontro tra finanza e politica. Dopo quel rifiuto cambiò l’atteggiamento dei giornali del gruppo Espresso. Anzi, già mi erano contro, ma poi divennero feroci. Paolo Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). LaVerità.

Siamo al punto che ogni Paese dell’Ue tifa perché il coronavirus si diffonda di più tra gli altri partner dell’Unione. Dopo decenni insieme, anziché stringerci, godiamo della disgrazia altrui. «Ride bene, chi ride ultimo», è la frase ripetuta sulla rete. Passi per l’Italia, offesa dalla patente di untori che ci hanno appiccicata, ma l’ostilità è di tutte le opinioni pubbliche, deluse per l’invisibilità dell’Europa nelle cose che contano. Così, si fa largo l’antipatia tra i popoli. Giancarlo Perna. LaVerità.

La scomparsa della politica in Italia ha la faccia ignara e ignava di Vito Crimi. Lui è il reggente (o forse l’autoreggente, perché non se lo fila nessuno) del Movimento 5Stelle che, nonostante sia in Parlamento il primo gruppo, ha la maggioranza relativa. E dunque, in un frangente come questo, Crimi dovrebbe essere un punto di riferimento fondamentale. Crimi, invece, dal tenore degli interventi e degli sguardi, sembra un passante, un turista spaesato al tempo del coronavirus, uno che regge i 5stelle solo perché hanno chiuso i cinema, i bar e le sale bigliardi e non sa cosa fare e dove andare. Marcello Veneziani. Panorama.

Che Instagram sia un grande laboratorio del cattivo gusto, è fuori discussione. Penso alla Gioconda sulle tazze da caffè. Penso alla copertina di un libro Adelphi, l’epitome dell’eleganza, che postata su Instagram diventa triviale. Però, se ci riflette bene, i social li ha inventati il cervello umano. Da che cosa fuggivamo quando ci siamo accorti che tutto quello che avevamo non era più sufficiente? Perché la stampa, il cinema, la tv, la radio non ci bastano più? Perché le nostre sinapsi sono andate in cerca di connessioni globali, virtuali? Non ho la risposta. Paolo Landi, esperto di Instagram (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Partendo dalla Cina il virus segue la via della Seta, passa da un luogo simbolico, l’Iran, arriva in Europa e da qui in Occidente. Un tempo le pandemie, come la peste, camminavano lente, con i topi e le pulci. Questa, più moderna, ha avuto una diffusione istantanea. Come Sarajevo ha posto fine alla Belle Époque, così questa pone fine al dorato trentennio della globalizzazione e al prodotto illuminato di quella che è stata l’ultima ideologia del Novecento, il mercatismo: l’idea che il divino mercato è tutto e fa tutto. Come il vecchio mondo era liberté, égalité, fraternité, così il mondo successivo, un mondo che ora ci si svela effimero, è stato globalité, marché, monnaie. Giulio Tremonti, ex ministro dell’economia (Andrea Indini). il Giornale.

Mio padre, lo psichiatra Franco Basaglia, non mi ossessiona, ma so che è ingombrante. Non è facile esserne all’altezza. Quello che hanno compiuto mio padre e mia madre, Franca Ongaro, è stato pionieristico. Se a 40 anni dalla chiusura dei manicomi resiste la legge che cambiò quel panorama di dolore e di abiezione lo si deve a loro. Quarant’anni fa mi ero laureata all’università con una tesi sulla storia dei bambini in manicomio dall’Ottocento a oggi. Scelsi l’istituto veneziano di San Clemente dove venivano rinchiuse, appunto, le donne e i bambini. Alberta Basaglia, scrittrice (Antonio Gnoli). la Repubblica.

C’è il rumeno che si è appena svegliato nel suo bivacco accanto a uno dei siti archeologici più famosi del mondo. Più in là ci sono tre ragazzoni nigeriani ancora assonnati che vanno a prendere dosi di droga nascoste nei tronchi degli alberi. Poi lo sguardo trova: sacchi a pelo abbandonati, bottiglie di birra vuote, una chitarra senza corde, preservativi usati, scatole di fagioli aperte, un calzino bucato; infine c’è questa volante, con i poliziotti che hanno mandato quassù a investigare sulla scomparsa dei gatti dal parco – denuncia presentata dall’associazione «Facciamo le fusa». Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

In città, i giovanotti ostentavano loro Vespe e volteggiavano attorno alle signorine. Diritti e fieri sui loro sellini, aspettavano di portarsene via una che, con il foulard annodato sotto il mento, li abbracciasse da dietro, per non cadere. Quando li guardavamo allontanarsi scoppiettando in fondo alla strada, avremmo voluto crescere di tre anni in un colpo solo. Annie Ernaux, Gli anni. L’Orma, 2008.

In una campagna romana tra la stampa e la cartolina, mandrie di bufali neri-marrone da calcografia si rincorrono su un orizzonte di nuvole di mozzarella; e famigliole campestri allucinate fuggono ad appiattirsi nelle buche delle bombe, con espressioni di terrore negli occhi. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.

L’Italia, come l’antica Grecia e la Germania, fu un paese senza un centro politico, a differenza della Francia, che ebbe Parigi, della Spagna, che ebbe Madrid, o dell’Inghilterra, che ebbe Londra. Le classi colte d’Italia, però, avevano un’aspirazione quale non si trova nella storia della Grecia e dell’antica Germania: l’aspirazione di Roma. Anche nel Medioevo quando, a volte, Roma era ridotta a un piccolo villaggio infestato dalla malaria, abbandonato dal Papa e dai cardinali, dove piccoli gruppi feudali si contendevano i miseri prodotti della terra, nell’immaginario del letterati italiani Roma era il centro. Giuseppe Prezzolini, L’Italia finisce, ecco quel che resta. Rusconi, 1994.

La politica è una vecchia puttana che fa marchette solo a pagamento. Roberto Gervaso. il Giornale.