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 2020  aprile 29 Mercoledì calendario

Il falso smascherato sul Museo Egizio

E se a essere infangato non fosse stato il Museo Egizio di Torino, tra i più importanti del mondo? La condanna del vicesegretario leghista Andrea Crippa per la video-telefonata falsa sui «biglietti del Museo Egizio gratis agli arabi», pone una domanda scomoda: cosa sarebbe successo se nel mirino di una simile fake ci fossero stati un’Ong, un gruppo etnico, un cittadino senza lo stesso peso politico, economico e culturale? Certo, almeno stavolta chi ha costruito a tavolino il video falso per seminare odio è stato smascherato. Seppelliti sotto un diluvio di accuse, telefonate di protesta e insulti per aver promosso per tre mesi uno sconto ai turisti arabi («È un gesto di dialogo. Siamo aperti a tutti e vogliamo favorire l’inclusione e la diffusione della cultura. È solo una di tante iniziative. Stiamo per lanciarne una per gli studenti: discriminiamo forse i quarantenni?») la Fondazione Museo Egizio, la presidente Evelina Christillin e il direttore Christian Greco decisero di reagire. Allegando alla denuncia una perizia del Politecnico (confermata da una seconda perizia del Tribunale) che provava come la video-telefonata a un presunto centralinista sparata online coi titoloni «Condividiamo questa vergogna» e «Facciamogli sentire cosa ne pensiamo!» fosse falsa. Testuale nella sentenza: «Deve ritenersi provata la condotta illecita posta in essere da Andrea Crippa per aver dolosamente postato un video sul proprio profilo facebook «falso», ossia non corrispondente alla realtà dei fatti ma finalizzato a rappresentare una conversazione con un operatore del Museo mai avvenuta o comunque non corrispondente alla realtà, facendola apparire come vera». Uno «scivolone»? No: c’era «la consapevolezza della falsità del video e la manifestata intenzione di denigrare il Museo e istigare il pubblico social alla condivisione del sentimento di “vergogna”». E torniamo alla domanda iniziale: quante porcherie sono state lasciate cadere in questi anni senza un intervento dei giudici? Quante foto sono girate di un’escort olandese spacciata per Maria Elena Boschi? Quante dell’attrice Krysten Ritter spacciata per una sorella milionaria di Laura Boldrini, doppia infamia perché la vera sorella dell’ex presidente della Camera è tragicamente morta anni fa? Quante di un maiale macellato in Cina e ritoccato con Photoshop fino ad essere spacciato per una «povera ragazza cristiana sgozzata dagli islamici»?