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 2020  aprile 29 Mercoledì calendario

Il problema dei parrucchieri

Dal leader dei Verdi tedeschi Robert Habeck che ha postato su Instagram il momento della sua rasatura fai da te, al fuorionda virale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella con un ciuffo fuori posto. Ma se nei primi giorni della chiusura totale, lo stop dei parrucchieri si era trasformato in un divertente hobby casalingo, ora l’intera categoria lancia un grido d’allarme forte. Da Padova le immagini dei parrucchieri incatenati davanti al negozio in segno di protesta sono arrivate ovunque. E ora, oltre al danno, pure la beffa: perché se le riaperture dei parrucchieri e dei centri estetici saranno consentite dal 1 giugno, in realtà non potranno che ricominciare a lavorare dal 3 visto che di lunedì i saloni sono sempre stati chiusi e il 2 giugno è la Festa della Repubblica. «L’ultimo Dpcm del 26 aprile li costringe a stare fermi altri 40 giorni – ha spiegato ieri la Cna – ma rimandare ulteriormente la loro apertura significa condannare a morte un settore che conta 135mila imprese». 
In Italia infatti, quella dei parrucchieri e dei centri estetici è la categoria di artigiani più numerosa, dopo quella dei muratori. Con un giro d’affari che tocca i 6 miliardi di euro. Ma ben il 90% dei 130.000 saloni è costituito da piccolissime unità con in media due dipendenti, capaci di generare fatturati e margini molto bassi, appena sufficienti a garantire la gestione giornaliera dell’esercizio. «Ora, dopo più di un mese di chiusura, il 25% rischia di scomparire per sempre – spiega Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia – questo è un settore che ogni giorno perde 27 milioni di euro, sarà un disastro, tanto più che era possibile anticipare le aperture e organizzarsi con misure di sicurezza chiare e rigide. I saloni sono già organizzati dal punto di vista dell’igiene, non capiamo come mai si debbano ritardare così tanto le riaperture mettendole in fondo al calendario dopo persino quelle dei musei. L’assembramento all’interno dei musei non è più pericoloso?». La Cna del Nordest ha annunciato per domani una sorta di flash mob della categoria per chiedere la riapertura immediata e così nel Trentino Alto Adige, in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, alle 19 si accenderanno le luci e le insegne dei saloni per cinque minuti.  
Non è, questa, l’unica categoria in subbuglio all’indomani dell’annuncio della «fase 2». Un coro unanime di proteste si è infatti sollevato da parte di tutti i comparti, accompagnato anche dalla richiesta di aiuti e appelli alla riapertura. Ma per i parrucchieri ora si aggiunge anche il rischio della diffusione del lavoro nero a domicilio. «È chiaro che chi arriva nella situazione di avere fame e di dover mantenere la propria famiglia, lo fa – precisa Ancorotti – ma con due conseguenze negative: si alimenta l’abusivismo che fa malissimo all’intero settore e si rischia grosso a livello di sicurezza». I saloni più piccoli, ha confermato Federico Lauri, influencer nel mondo degli hair stylist, «cercheranno di soddisfare la richiesta dei clienti così e con la scusa di andare da un parente si porteranno dietro forbici e spazzole».