la Repubblica, 28 aprile 2020
Usa, il team segreto per fermare il virus
Una task force segreta, composta di grandi scienziati e imprenditori americani, sta lavorando per sconfiggere il coronavirus in tempi record. I membri di questo gruppo – “Scientists to Stop Covid 19” – si descrivono come l’equivalente odierno del Manhattan Project, la collaborazione top secret fra scienziati che nella Seconda guerra mondiale portò alla costruzione della bomba atomica. Le loro raccomandazioni vengono trasmesse alla Casa Bianca ma l’approccio della task force è indipendente; si fonda sulla fusione di talenti scientifici e iniziative private.
A rivelare la composizione di questo gruppo e alcuni documenti riservati che ha già elaborato, è un’inchiesta del Wall Street Journal. Tra la dozzina di scienziati che ne fanno parte c’è il genetista Michael Rosbash della Brandeis University, premio Nobel della medicina nel 2017, che si schernisce dicendo di essere «il meno qualificato del gruppo». L’elenco dei luminari include Stuart Schreiber, scienziato chimico a Harvard, il quale ha detto: «Possiamo fallire. Ma se ce la facciamo, cambia il mondo». Tra gli altri esperti figurano Edward Scolnick che ha diretto i laboratori di ricerca del gruppo farmaceutico Merck e ha accumulato una vasta esperienza nella battaglia contro l’Aids; Michael Lin, neurobiologo dell’università di Stanford; Ben Cravatt della Scripps Research. Per sgomberare il campo da ogni sospetto di conflitto d’interesse, tutti coloro che partecipano alla task force hanno dovuto vendere le eventuali partecipazioni azionarie in aziende farmaceutiche che potrebbero trarre guadagno dallo sviluppo di nuove cure.
Il primo rapporto confidenziale trasmesso alla Casa Bianca, e fotografato ieri sera sul sito del Wall Street Journal, propone un piano strategico fatto di “tre ondate”. Nella prima ondata vengono usati dei farmaci già esistenti per fare una “prima incursione” contro il virus. I tempi sono rapidi: sperimentazioni cliniche da concludere entro maggio, poi le terapie entrerebbero in uso. La seconda ondata vedrebbe potenti nuovi farmaci immunitari, sviluppati specificamente contro il Covid 19, i cui esami clinici devono concludersi entro agosto. La terza ondata è quella dei vaccini, per una vittoria di lungo termine contro la pandemia: limite massimo per la fine della fase sperimentale marzo 2021. In parallelo il documento elenca le misure da prendere perché il ritorno all’attività economica e la riapertura delle scuole possa avvenire entro maggio-giugno.
Tra le terapie “non ortodosse” che gli scienziati propongono, una prevede l’uso in dosi superiori degli stessi medicinali anti-virali già somministrati efficacemente contro Ebola. Le ricerche della task force identificano anche dei farmaci immunitari monoclonali che si “agganciano” al virus e sembrano i più promettenti nel breve termine per la cura. Invece è stato scartato l’anti- malarico idroxiclorochina, che era stato pubblicizzato da Donald Trump.
Il rapporto con l’Amministrazione Trump è cruciale (il Manhattan Project nacque come una missione voluta dall’Amministrazione Roosevelt). Anche se il sistema sanitario americano è prevalentemente privato, il governo federale ha poteri regolatori decisivi, per esempio nell’autorizzazione di nuovi farmaci che dipende dalla Food and Drug Administration (Fda). Poi ci sono tre servizi sanitari pubblici: Medicare per gli anziani, Medicaid per i poveri, Veteran Affairs per gli ospedali militari. Questi possono essere decisivi per i primi test sperimentali su pazienti. Inoltre da quando Trump ha invocato una legge di guerra del 1950, ha poteri speciali di requisizione di imprese private. Per tutte queste ragioni la task force aveva bisogno di un canale diretto di accesso alla Casa Bianca e ai ministeri in prima linea.
A risolvere il problema è stato il promotore di “Scientists to Stop Covid 19”, Tom Cahill. Giovanissimo (33 anni), Cahill ha alle spalle una formazione da ricercatore medico, poi un’attività nel venture capital come investitore nel settore biotech. Ha un’ampia rete di conoscenze tra imprenditori miliardari che acquistano partecipazioni in start-up biotech. Cahill ha messo insieme una schiera di personaggi influenti del capitalismo americano, dal chief executive di Goldman Sachs, David Solomon, al co-presidente di Bain Capital, Steve Pagliuca. Altri miliardari come Peter Thiel, venture capitalist della Silicon Valley, hanno aiutato nei contatti con la Casa Bianca e col vicepresidente Mike Pence. Due personaggi-chiave danno alla task force una dimensione bipartisan: il democratico Brian Sheth, fondatore del gruppo d’investimento Vista Equity Partners, e Thomas Hicks, businessman texano che è il co-presidente del partito repubblicano. La componente dei miliardari ha due utilità: fare da anello di congiunzione con Trump, che di quel mondo ha rispetto più che degli scienziati; e allargare il campo dei possibili finanziatori di queste iniziative. Un primo risultato di questo approccio pragmatico c’è già. Uno dei farmaci immunitari monoclonali allo studio potrebbe essere prodotto dalla Regeneron Pharmaceuticals, ma questa avrebbe bisogno di usare anche i suoi stabilimenti in Irlanda. I tempi di approvazione della Fda sono stati accorciati, grazie al filo diretto che lega la task force agli staff di Trump e Pence. La strategia degli “Scientists to Stop Covid 19” punta a mobilitare tutte le energie dei tre attori decisivi – scienza, imprese, governo – che fin qui davano l’impressione di procedere in ordine sparso.