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 2020  aprile 28 Martedì calendario

Periscopio

Conversarono a bisbigli. Saul Bellow, Il dicembre del professor Corde. Rizzoli, 1982.

Sono una persona fondamentalmente indipendente e sono molto affidabile, questo sì. Se prendo un impegno dentro di me, lo mantengo assolutamente. Non ho un carattere sempre facilissimo e sono terribilmente impaziente. Mi piace fare una cosa alla volta, non amo molto mescolare le cose. Tre minuti per una cosa? Ok, ma che sia quella. Mi dà molto fastidio quando la gente viene da me con dei problemi incrociati, perché secondo me in quella maniera si perde il punto di vista. Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata (Giuseppe Fantasia). Huffington Post.

Nel quartiere tutti la conoscono: è la marchesa del quinto piano. Nobiltà decaduta. Garbo d’altri tempi, canaste, canarini, consommé. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

La resistenza di Conte sul Mes è una cosa che fa sbellicare il mondo: rifiutiamo un finanziamento che ci farebbe guadagnare qualche soldo. La verità è che chi non lo vuole preferirebbe fare debito con lo zio Sam, con qualcuno cioè che poi non verrà pagato. Diciamolo: è una discussione miserabile. Rino Formica, 93 anni, ex ministro delle finanze, socialista (Concetto Vecchio). la Repubblica.

Non ho mai visto una Milano così, io che ci sono nata. Perfino nelle notti impaurite degli Anni di piombo trovavi sempre un bar, un dopolavoro Atm in cui si giocava a carte, e si beveva un grappino. Stasera, niente. Questa è una città che non ho mai visto. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.

Nel 1992, quando il centrosinistra raccolse il 55% dei consensi, doveva iniziare una legislatura a guida socialista con un presidente della Repubblica democristiano. Un assetto politico non gradito all’intelligence americana e a quell’area composta dal Pci e dalla borghesia azionista che sognava di fare grandi affari con la vendita, o meglio la svendita, del 25% dell’economia italiana in mano pubblica a finanziarie internazionali. Basta leggere le memorie di Giuseppe Guarino per rendersene conto. Paolo Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). LaVerità.

Se dei grillini è risaputa l’inconsistenza pari solo all’incompetenza, quel che sorprende è la scomparsa totale della sinistra politica. C’è una sinistra diffusa, eccome, che guida e veicola media, opinioni, sottopoteri. Ma è scomparsa ogni leadership politica di sinistra, affidata all’evanescenza sorridente di Nicola Zingaretti, che non a caso ha conquistato qualche consenso nei sondaggi quando è sparito perché positivo al coronavirus. Il fatto che riesca a salire nei consensi o a suscitare umana solidarietà e simpatia (a cui ci siamo associati) solo quando sparisce dimostra quel che sosteneva Jean Paul Sartre, che tra l’essere e il nulla non c’è differenza. Almeno nel suo caso. Marcello Veneziani. Panorama.

Nell’ideologia del mercatismo, il mercato era tutto e lo Stato niente. Il divino mercato era la macchina e la matrice progressiva e positiva di ogni bene. Per contro, lo Stato era un fattore ostacolo. Questa ideologia era una distorsione rispetto alla tradizione liberale classica. Qualcosa di simile a quello che nell’altro campo è stato, nella sua assoluta radicalità, il bolscevismo sul socialismo. Il mondo liberale comincia nel Settecento e trova la sua bibbia in La ricchezza delle nazioni. Un titolo che indica come ricchezza e nazioni non possano esistere indipendentemente, il mercato ma anche lo Stato. Giulio Tremonti, ex ministro dell’economia (Andrea Indini). il Giornale.

La Rai è un’azienda che vorrebbe, ma non può, che all’occorrenza sa ferire chi se la inimica, e che soprattutto non muore mai. E dal suo settimo piano domina Roma, che a sua volta la domina. Carlo Verdelli, Roma non perdona – Come la politica si è ripresa la Rai. Feltrinelli, 2019.

Secondo le statistiche, tra i 196 Paesi del mondo l’Italia è il numero 8 per ricchezza totale. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi del mondo, eppure deve andare in giro come un mendicante perché è occupato da una casta. Questa è la ragione del perché lo Stato italiano non può funzionare. E non può funzionare a causa del sistema legale, che è il sistema nervoso dello Stato. Ogni volta che qualcuno cerca di riformare questo sistema legale italiano, per aver una magistratura europea, viene bloccato dai magistrati che aprono un qualche processo contro di te o un parente. Edward Luttwak (Antonio Amorosi). Affari italiani.

L’establishment italiano ha riportato la vittoria sulla dabbenaggine e sulla pochezza politica della coalizione giallo-verde, sul fare inutilmente smargiasso del capo della Lega e le velleità inconcludenti dei 5 Stelle. Ma è una vittoria che non contiene la promessa di niente. Che inalbera un programma per il futuro che è un patetico libro dei sogni dove è elencato di tutto tranne i modi e i mezzi per fare qualsiasi cosa, e che è facile prevedere che non farà nulla. Ernesto Galli della Loggia, storico. Corsera.

Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo. Abraham Lincoln, presidente Usa.

La nostra azienda di famiglia ha fatto i viadotti dell’Autostrada del Sole. L’Autostrada del Sole è stata un’operazione titanica, che tutto il mondo ha ammirato. Le migliori imprese sono state coinvolte in centinaia di lotti, chiamarono i migliori progettisti e ingegneri italiani, orgogliosi di contribuire a questo progetto collettivo che univa il Paese. Era un’Italia in crescita, che aveva fiducia in se stessa. All’inizio, il lavoro mancava, eravamo un Paese povero, ma c’era questa grande spinta a ricostruire, a ripartire. Il nostro primo incarico dopo la Liberazione fu in Grecia. Erano opere da riparazione dei danni di guerra: dovevamo costruire, con altre imprese, tre dighe. Con mio marito Giuseppe vivevamo in una baracca, che ingentilivo con qualche fiore. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.

Gli ebrei che si erano salvati volevano dimenticare. E poi chi li avrebbe creduti? Per anni non riuscii a pronunciare il mio nome. Ne avevo vergogna. Come quando a scuola durante l’appello scandivano «Servadio» e io mi nascondevo, convinta che quel nome fosse infamante. Quando finalmente riuscii a scrivere della nostra vicenda familiare incontrai l’ostilità di mia madre e di mia sorella. Solo mio padre, ormai moribondo, mi disse che era giusto che raccontassi quella storia. Ora sto lavorando a un nuovo romanzo sulla storia di tre generazioni di ebrei. Gaia Servadio (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Per essere felici bisogna essere in due. Per non annoiarsi almeno in tre. Roberto Gervaso. il Giornale.