Il Sole 24 Ore, 28 aprile 2020
Così la Germania ha riaperto
Il simbolo delle prime riaperture, ieri, nella Germania in piena pandemia, dopo un mese di isolamento, è il caleidoscopio delle norme restrittive adottate dai 16 Länder sull’uso delle mascherine: alcuni Stati hanno circoscritto l’obbligo ai soli mezzi pubblici, altri lo hanno esteso ai negozi. Rare le multe per chi non indossa maschere o «coperture fatte in casa o sciarpe per coprire naso e bocca», e gli ammontari sono simbolici, 15-20 euro, rarissima la minaccia della forchetta tra 150 e 5.000 euro.
Il federalismo tedesco si sta rivelando una grande complicazione in più oltre alla già complessa programmazione per fasi delle misure di contenimento dei contagi e dei danni economici e sociali del coronavirus. Persino l’imperturbabile cancelliera Angela Merkel si è innervosita, sbottando contro l’ “Öffnungsdiskussionsorgien”, l’orgia delle discussioni con i Länder sulle riaperture di negozi, scuole, fabbriche: pur perseguendo l’obiettivo condiviso di non aumentare i rischi per la salute dei cittadini e per la vita economica e sociale del Paese. Il risultato finale però è solo all’apparenza un groviglio di riaperture: nella sostanza emerge ancora una volta la capacità organizzativa della Germania basata su pragmatismo, programmazione, razionalità, funzionalità, prudenza.
Ritorno a scuola
Il sistema scolastico non è uniforme in Germania: la durata di elementari, medie e liceo varia di Land in Land. E questo si sta riflettendo ora nella riapertura delle scuole dopo il primo lockdown, con date ed età degli studenti Stato per Stato. Il principio che guida la riapertura parziale delle scuole è tuttavia uno soltanto, su tutto il territorio: tornano ora sui banchi di scuola solo gli alunni che devono finire un ciclo di studio, quest’anno o il prossimo. L’obiettivo è alto: non consentire al coronavirus di compromette il raggiungimento di una tappa importante come il conseguimento di un diploma scolastico.
L’impostazione della riapertura è anche questa uguale per tutte le scuole, ovvero, basata su linee guida generali: la distanza di sicurezza (minimo 1,5 metri, meglio 2 metri) è obbligatoria in aula, la maschierina no, le norme igieniche sì. Nelle aule, dunque, i banchi devono essere posizionati in maniera tale da garantire la distanza di sicurezza tra alunni. Le classi pandemiche possono avere un massimo di 10-15 studenti alla volta: di conseguenza verranno divise in base a quattro tipi di formule indicate in una guida pratica sulla scuola in tempi di pandemia. Per esempio, metà di una classe una settimana, l’altra metà la settimana successiva, oppure tre giorni il gruppo A e gli altri tre giorni della settimana il gruppo B. È possibile che ogni scuola, ovvero, ogni edificio scolastico, sia lasciato libero con un certo margine di manovra in base alla propria struttura e per rispettare un’altra regola generale: i gruppi di insegnanti a rischio, “Risikogruppe”, con più di 60 anni e con patologie pregresse, devono possibilmente lavorare da casa.
Dopo questa impostazione di base, nei vari Länder sono ripartite – in alcuni casi già la scorsa settimana (per esempio Berlino) nella maggior parte dei casi ieri – le classi degli studenti che quest’anno hanno la maturità o Abitur. Essendo questo diploma basato sui corsi effettuati nei quattro semestri degli ultimi due anni di liceo, agli studenti viene data quest’anno la possibilità di chiudere il ciclo. Dal 4 maggio, al primo gruppo di maturandi si uniranno altri studenti, mirati: solo quelli che l’anno prossimo avranno gli esami di maturità, o quelli che concludono la scuola dell’obbligo che di solito coincide con il decimo anno di studi, o quelli che finiscono il ciclo delle elementari-medie tra i 12 ei 10 anni di età, a seconda del Land. La riapertura delle scuole è quindi per garantire agli studenti di chiudere una tappa importante. A tutti gli altri, che potranno tornare a scuola solo quando i contagi dell’epidemia saranno sotto controllo post-lockdown, si assicura l’apprendimento con la scuola a distanza, da casa, digitale. «Scordatevi la scuola come era prima della pandemia», è il primo punto messo in chiaro nella guida pratica in pandemia, per presidi e insegnanti, pubblicata dal ministero dell’Istruzione.
La riapertura dei negozi
Il lockdown in Germania ha consentito per circa un mese ai cittadini di uscire di casa, senza maschierine ma rispettando la distanza di sicurezza e al massimo in coppia, per motivi validi: acquisto di beni alimentari o medicinali e attività sportiva o passeggiata. In un mese di lockdown, il sistema postale e il DHL sono arrivati ad avere 9 milioni di pacchetti al giorno da consegnare, così hanno già assunto 2.000 dipendenti extra perché i ritmi sono quelli pre-natalizi. Chiusi ristoranti, bar, palestre, piscine fino a data da definirsi. Poi timidamente hanno aperto negozi di giardinaggio e ferramenta: presi d’assalto. Dal 20 aprile o dal 27 aprile, a seconda del Land, hanno ripreso l’attività piccoli negozi di beni non alimentari fino a 800 metri quadrati, rivenditori di automobili (l’industria deve smaltire il magazzino prima di riprendere la produzione), biciclette e librerie.
VW ha riaperto ieri al 10-15% della produzione nel suo stabilimento a Wolfsburg, iniziando dalla Golf: la catena di montaggio deve collaudare il massimo rigore dei nuovi requisiti di sicurezza per i dipendenti. E comunque prima di tornare alle 700mila auto prodotte l’anno, VW avrà bisogno di tutta la componentistica, le catene di valore, e la ripresa della domanda, interna, europea e globale.
In un mese di lockdown, i piccoli negozi (300mila con 1,7 milioni di dipendenti) hanno perso 30 miliardi nel giro d’affari. L’associazione di categoria HDE (Handelsverband Deutschland) ha stimato che le vendite la scorsa settimana, la prima di riapertura, sono state il 40% in meno di quelle dello stesso periodo l’anno scorso. La fiducia dei consumatori è crollata a livelli senza precedenti: la HDE ha chiesto 500 euro di helicopter money per riavviare i consumi. Il think tank DIW propone di tagliare l’IVA o le tasse sui redditi più bassi.