Corriere della Sera, 27 aprile 2020
Biografia di Kim Yo-jong (sorella e possibile erede di Kim)
Buio su Kim Jong-un. Ma già da qualche settimana, in giorni non sospetti, si era fatta più brillante a Pyongyang la stella Kim Yo-jong. Il nome della sorella minore del Maresciallo è stato inserito a inizio aprile nell’elenco dei membri del Politburo del Comitato centrale del partito dei lavoratori. Unica donna della nomenklatura, in un regime maschilista e militarista. La promozione formale sembrò però anche trascurabile, considerando che la signora, 32 anni, dal 2018 compariva immancabilmente alle spalle del Grande fratello e ha agito anche da inviata speciale in Sud Corea.
Capace di consigliare ma sottomessa in pubblico: la sua figura esile, in tailleur grigio antracite, sempre diversi passi dietro a quella massiccia del leader supremo; la si è vista infilare i guanti bianchi al fratello, porgergli una stilografica dopo averla lustrata, tenergli il portacenere. Ma ha condotto lei da sola i primi colloqui con il presidente sudcoreano Moon Jae-in, nel 2018. In ogni atto pubblico del regime nordcoreano c’è un segnale. Per Kim Yo-jong l’ingresso nel Politburo è stato un ritorno: era stata ammessa nel conclave nordcoreano nel 2018, ai tempi del del grande disgelo con Seul, della sospensione dei test missilistici, della partecipazione nordcoreana alle Olimpiadi invernali al Sud, del primo straordinario vertice Kim-Trump. Poi, nel febbraio 2019 il fallimento di Hanoi, quando Trump si alzò dal tavolo e ammise che l’amico Kim stava bluffando e non aveva intenzione di rinunciare alle armi di distruzione di massa. Poche settimane dopo, il nome della sorella fu depennato dal Politburo. Segno di insoddisfazione del fratello per il lavoro diplomatico di Yo-jong? O segnale di nuova chiusura negoziale? Non si è mai saputo. Sta di fatto che la signora tornò nell’ombra. Per uscirne nuovamente lo scorso ottobre: cavalcando nella neve dietro il fratello sul sacro Monte Paektu.
Se mai era stata davvero ridimensionata, Yo-jong era rientrata in prima fila. A marzo un nuovo segnale del suo ruolo importante: sorella Kim ha firmato per la prima volta un documento. Un insulto contro la Sud Corea, definita «Cane spaventato che abbaia in modo idiota». Nuova dichiarazione di Yo-jong pochi giorni dopo, per annunciare che Donald Trump aveva mandato una lettera di auguri al Rispettato Maresciallo. Poi la nuova promozione nel Politburo (anche se come membro a rotazione). Porse fratello Kim voleva far sapere a sudcoreani e americani che avrebbero potuto far arrivare alla sorella nuove idee e proposte per far riprendere il negoziato. O il dittatore si stava solo divertendo a spostare le pedine in un gioco di cui era comunque unico protagonista? Ora che Kim Jong-un non si vede dall’11 aprile e (vivo, morto o malato) i governi si interrogano su una possibile Nord Corea senza di lui, gli analisti sono impegnati a compulsare i dossier su Kim Yo-jong.
Sposata con un alto esponente della nomenklatura, ha un bambino piccolo, nato forse nel 2017; è figlia della terza moglie del Caro Leader Kim Jong-il, morto nel dicembre del 2011 lasciando il potere a Kim Jong-un. I due fratelli sono molto legati: hanno anche studiato insieme in un collegio in Svizzera, negli Anni 90. Pare che le piacesse molto la musica e andare a cavallo. Il fratello maggiore in Svizzera si innamorò del basket. Un terzo fratello più piccolo, oggi defilato, è patito di Eric Clapton. I tre ragazzi Kim a Berna usavano tutti il falso cognome di copertura, Pak. Per papà Kim Jong-il, Yo-jong, che ai tempi era paffuta a giudicare dalla foto del college, era «la mia dolce principessa». Dolce forse, principessa di sicuro nella dinastia, ma cinica e spietata. Non poteva essere all’oscuro della decisione presa da Kim Jong-un di far avvelenare il fratellastro Kim Jong-nam a Kuala Lumpur nel 2017.
La signora dal 2015 guida l’apparato di comunicazione di Pyongyang, che si chiama ufficialmente Dipartimento Pubblicità e Informazione, ma è più noto come Ufficio Propaganda e Agitazione. È lei che seleziona e fa diffondere le immagini del fratello Maresciallo, prima quelle dei test missilistici che spaventavano il mondo, dal 2018 quelle del leader in visita a fabbriche e fattorie in Nord Corea, poi negli ultimi mesi di nuovo quelle di lui ghignante di fronte alla scia di un missile lanciato verso l’oceano. Da non dimenticare, nonostante la sua figura esile e il volto lentigginoso che ha conquistato anche il pubblico sudcoreano, che nel gennaio 2017 Washington ha messo Yo-jong nella lista nera per la sua partecipazione ai «gravi abusi dei diritti umani commessi dal regime nordcoreano». Ora ci si chiede che cosa sarebbe della Nord Corea se dovesse guidare lei un ipotetico dopo Kim Jong-un. Yo-jong dovrebbe garantire la successione dinastica e far crescere intanto il figlio maschio del Maresciallo, un ragazzino che pare abbia 10 anni.