il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2020
Le meditazioni del cardinale Zuppi
Che cos’è la preghiera? Nel cuore dei fedeli, ma non solo, la domanda è risuonata chissà quante volte in queste sette lunghe settimane di lockdown senza messe, celebrazioni e riti.
Un giorno il cardinale Martini rispose così a un uomo che gli chiedeva come pregare: “Io prego in modo molto semplice. Presento a Dio tutto ciò che mi viene in mente, tutto ciò che devo fare, che mi crea preoccupazioni, anche le cose piacevoli e soprattutto le persone a cui penso. Gli parlo in modo normale, per nulla devoto. Nella preghiera sento che qualcuno mi sostiene e mi supporta, anche quando vedo molti problemi, come le debolezze della Chiesa. Quando prego, vedo la luce”. L’episodio è ricordato dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, nell’ebook gratuito Non siamo soli. Credere al tempo del Covid-19 (Emi, Editrice Missionaria Italiana, www.emi.it). Il volumetto, meno di 40 pagine, raccoglie le meditazioni del cardinale nella preghiera serale del Rosario in varie chiese di Bologna tra marzo e aprile.
Già parroco di Trastevere a Roma e assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio, l’arcivescovo coglie due punti maturati in questo solitario tempo pandemico. Il primo forma un’altra domanda, una volta superata l’emergenza: “Saremo persone diverse oppure, appena passa la tempesta, riprendiamo gli atteggiamenti di sempre, l’individualismo, le furbizie, le convenienze personali, la corruzione, le inedie o il banale mettere sottoterra i talenti invece di ‘trafficarli’?”. Dalla fede alla vita quotidiana, che donne e uomini saremo? Non solo. Riusciremo a liberarci dalle istanze fuggevoli, dai bisogni istantanei della nostra vita precedente?
Qui il cardinale cita la “emo-crazia”, che investe anche la politica. È un altro passaggio da leggere: “Gli uomini cercano la felicità anche nel moltiplicare le emozioni, con distributori di emozioni come le infinite possibilità di internet. Questa, che alcuni chiamano emo-crazia, ci trascina in passioni superficiali, coinvolgenti ma senza sforzo, (…), che non scendono nel profondo della nostra vita e non diventano vita vera. (…) Si impongono (…) anche sulla politica che a volte le genera e le subisce”.