La Lettura, 26 aprile 2020
Storia del termine «Risorgimento»
Risorgimento è il termine con cui si descrivono gli eventi che condussero all’unificazione italiana avvenuta tra il 1861 e il 1870. Il significato, «sorgere di nuovo», allude al bisogno di recuperare un primato politico e morale, più o meno mitico, delle popolazioni italiane, dopo secoli di declino e dominio straniero. Il lemma è utilizzato in senso politico per la prima volta nel 1775, nell’opera di Saverio Bettinelli Del Risorgimento d’Italia negli Studi, nelle Arti e ne’ Costumi dopo il Mille. Ma è tra XVIII e XIX secolo che la parola assume un significato agitatorio ed eversivo. Saranno gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, grazie soprattutto agli scritti di Giuseppe Mazzini, Francesco Domenico Guerrazzi e Vincenzo Gioberti, a decretarne il successo come concetto chiave. Non a caso Camillo Cavour (nella foto) e Cesare Balbo nel 1847 danno vita al giornale «Il Risorgimento». Al di là della semantica, ha ragione Luigi Salvatorelli a sostenere che «il Risorgimento è per noi italiani parte capitale della nostra storia, storia di ieri che proietta la sua ombra sull’oggi, librandosi tra passato e avvenire». Proprio questa caratteristica ne ha fatto una questione che va oltre le «guerre d’Indipendenza» per interpellarci, in modo spesso polemico, su natura e destini del nuovo Stato.
Chiedersi ad esempio quando «inizia» il Risorgimento significa mettere l’accento sul significato stesso dei processi di «costruzione della nazione». Un’interpretazione più cosmopolita e di sinistra pone in rilievo la questione dei cambiamenti culturali ed economici le cui origini andrebbero rintracciate nel retaggio illuminista della seconda metà del Settecento. Ancora più stringente da un punto di vista politico-culturale è il discorso di chi colloca l’inizio della riflessione sulla nazione come soggetto sovvertitore nell’«età delle rivoluzioni e delle costituzioni» e in particolare nel triennio seguito all’arrivo di Napoleone in Italia nel 1796. Collocarne l’avvio tra il 1815 e il 1848 ci restituisce invece un’immagine tutta patriottica di un Risorgimento che costruisce il nuovo Stato unicamente sulla base delle risorse interne, nazionali.
Interpretare le vicende politiche del Risorgimento, di cui sono stati protagonisti Cavour, Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Pio IX, ha prodotto, sin da allora, non solo una riflessione storiografica, ma anche scelte di campo politiche sui destini della nazione. Il Risorgimento, inteso come conflittuale processo di costruzione identitaria, è ancora oggi un’arena in cui molti intellettuali (così come, in passato, Croce, Gramsci, Salvemini, Gobetti, Volpe, Omodeo, Romeo, per citarne solo alcuni) si scontrano per definire la natura e il destino di quell’incandescenza rivoluzionaria condensatasi, 160 anni fa, nella nascita della nazione italiana.