Corriere della Sera, 26 aprile 2020
Serie A, i medici di 17 club contro la ripartenza
Non c’è pace nella tormentata primavera del coronavirus. In attesa di capire se il calcio ricomincerà a vivere, ogni occasione diventa motivo di scontro. Diciassette medici della serie A hanno inviato una lettera lunga venti pagine alla commissione medica della Figc, guidata dal professor Paolo Zeppilli, contestando il protocollo sulla ripresa degli allenamenti. Il documento, in cui ogni club elenca la lista (in alcuni casi lunga) di perplessità, l’hanno firmato tutti a eccezione di Juventus, Lazio e Genoa. Il problema principale è legato alle conseguenze legali e penali nell’ipotesi in cui, durante l’applicazione delle linee guida, venisse fuori un positivo. Il Brescia è il più netto: «Il protocollo non è sufficiente a tutelare la salute». Il Torino parla di «avventatezza nella ripresa». Sampdoria e Napoli scrivono con chiarezza che non si può ricominciare il 4 maggio. E poi dubbi e domande di ogni genere: l’utilità dei ritiri soprattutto per i guariti dal Covid, il complicato reperimento dei tamponi, il rischio di infettarsi andando in trasferta, come comportarsi in Lombardia dove l’isolamento è il doppio che in ogni altra regione (28 giorni contro 14), l’aspetto psicologico e l’impossibilità di mantenere un gruppo negativo.
La Federcalcio fa notare che la lettera in questione, datata 19 aprile, è stata già recepita dalla commissione di Zeppilli e le posizioni dei vari club oggetto della discussione di mercoledì scorso con il ministro Spadafora. I punti di attrito sarebbero stati superati.
Ma i problemi sono tanti: soprattutto la tensione politica crescente tra Malagò e Gravina, cioè tra Coni e Calcio, ma anche quella tra Zeppilli della commissione medica Figc e Casasco, presidente della federazione medico-sportiva. Non mancano neppure le tensioni all’interno della Lega, che non ha una posizione univoca sulla ripartenza.
La Federazione teme che la lettera dei medici sia stata strumentalizzata dai suoi nemici e da qualche avvelenatore di pozzi. Ma non intende fermarsi. E aspetta le decisioni di Spadafora e il dpcm, atteso per i primi giorni della prossima settimana, che dovrebbe dare il via libera agli allenamenti individuali ma non a quelli di gruppo (possibili, forse, dal 18 maggio).
Il tempo stringe. Malagò accusa Gravina di non avere un piano B che per la Federcalcio è la fine anticipata della stagione. Il prossimo Consiglio Federale, tra il 5 e il 7 maggio, dovrebbe cominciare ad affrontare il tema del congelamento della classifica se il governo allungasse all’estate la clausura del pallone. Roberto Mancini, il c.t., offre un assist al suo presidente: «La situazione sta diventando pesante, insopportabile. Non ce la faccio più. La quarantena deve finire altrimenti rischio di impazzire».
Anche i medici della serie A, stavolta tutti e venti, correggono il tiro e precisano la loro posizione con una nota all’Ansa: «Nessuno di noi è contrario a finire il campionato. Siamo tutti favorevoli affinché il torneo finisca. Il problema è quando, perché va fatto in sicurezza. Siamo convinti che questa sicurezza si possa raggiungere, la variabile è il tempo». Una puntualizzazione necessaria, forse anche ispirata dai club. La Figc, dopo le dimissioni di Tavana dalla commissione medica, resta in attesa di un nuovo referente per la serie A. La Lega aveva già votato il dottor Nanni del Bologna, ma il solito Lotito che vuole controllare tutto si è messo di mezzo. Alla prossima assemblea nuova votazione.