il Fatto Quotidiano, 25 aprile 2020
La quarantena di Luca Tommassini
È pronto a uscire? (risposta d’istinto, immediata, dalla pancia) “No!”. Poi Luca Tommassini resta in silenzio, e non è da lui.
Come mai?
Già l’idea mi mette un po’ di ansia. Io resto a casa.
Di cosa?
Un po’ di quello che accadrà rispetto al quotidiano, e un po’ di ammalarmi.
Quindi?
Vabbè, me la faccio passare.
La linea del corpo è mostrabile?
(Ride) Ora sì, mentre i primi tempi ho cucinato e mangiato di tutto; pensavo: tanto non mi vede nessuno.
Mentre, adesso…
La dieta è partita da qualche settimana, e per colpa delle dirette Instagram. Anche lì ti pizzicano se sei ingrassato.
Ultimamente ha lanciato una proposta per il calcio.
L’ho buttata lì su Tuttosport eppure è piaciuta.
Qual è?
Di puntare sulla “realtà aumentata”.
Tradotto?
Grazie alla tecnologia è possibile riempire gli spalti anche se vuoti, mandare in televisione uno spettacolo inedito e affascinante.
In questo periodo cosa ha scoperto di sé?
Più che altro la conferma di quanto ipotizzavo.
Cioè?
Sto bene da solo, non temo la solitudine, in caso contrario avrei litigato con chiunque.
E poi…
Che amo il mio lavoro; il mio lavoro è la mia passione e il tempo fermo non regala idee, le sottrae, le ridimensiona.
Perché?
È necessario il confronto, scorgere la reazione negli occhi di chi hai di fronte, essere presenti in campo.
Pulizie?
Per forza, e ho pure cucinato, compresa la crema pasticcera che mangiavo 40 anni fa.
L’eros?
(Risata lunga, vivace) Ho scoperto il sesso virtuale.
E…
Ho organizzato un weekend virtuale, ma romantico: vestito elegante, profumo, musica in sottofondo.
Danni da quarantena?
Una sera mi sono ubriacato con a colpi di amaro; il mal di testa è durato due giorni, e tutti mi hanno detto: “Ma che sei matto? con l’amaro no!”. Io non lo sapevo…