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 2020  aprile 25 Sabato calendario

In Gran Bretagna pomodori in scatola razionati

È corsa all’oro rosso in Gran Bretagna: i consumatori inglesi stanno facendo incetta di pomodori in scatola e i supermercati sono stati costretti a razionare le scorte. Anche perché, davanti a una domanda cresciuta del 30% da quando sono scattate le misure restrittive legate al coronavirus, i fornitori potrebbero esaurire le disponibilità di prodotto prima della prossima campagna di trasformazione. In questo quadro, tra l’altro, ci sono realtà italiane che stanno incrementando il loro business nel Regno Unito, come ha recentemente scritto il quotidiano inglese The Guardian.
L’effetto accaparramento lo si è visto in tutti i Paesi alle prese con Covid-19: nonostante gli appelli, nonostante le rassicurazioni che i supermercati sarebbero stati sempre aperti e con gli scaffali ben riforniti, i consumatori hanno preso d’assalto i punti vendita e fatto incetta di cibo. Soprattutto prodotti a lunga conservazione, anche perché generalmente è cambiato il modo di fare la spesa: acquisti meno frequenti e più abbondanti. I retailers hanno spiegato al giornale inglese di aver notato come la domanda di pomodori abbia superato quella di fagioli, zuppe, verdure e pesce in scatola. Un incremento se vogliamo anomalo: ovviamente si cucina di più a casa anche in Inghilterra, ma allo stesso tempo sono venute meno tutte le forniture per le mense, i ristoranti e le scuole. Nonostante questo i fornitori sono preoccupati, perché le scorte sono in esaurimento.

David McDiarmid, direttore di Princes, multinazionale specializzata nella produzione alimentare con lo stabilimento dedicato al pomodoro situato in Puglia, ha illustrato al Guardian la strategia della sua azienda, di come stiano suddividendo le scorte in maniera equa tra i vari clienti, in modo da evitare che si esauriscano prima dell’inizio della nuova stagione a giugno.

Per i pomodori italiani, in questo quadro, si aprono nuove opportunità. Il prodotto tricolore è già ampiamente esportato verso Londra e tre quarti degli stock inglesi, scrivono le testate specializzate, sono italiani. La Bbc, su questo tema, ha intervistato Diego Pariotti, direttore commerciale estero e marketing di Conserve Italia, il gruppo cooperativo del brand Cirio. «Abbiamo chiesto ai nostri clienti di limitare il numero di articoli che i loro acquirenti potevano acquistare all’interno dei negozi per rallentare questa febbre», ha detto il manager italiano all’emittente britannica, «Il nostro business è piuttosto complicato: in estate, nell’arco di dieci settimane, produciamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per i successivi dodici mesi; è quindi molto importante fissare bene i volumi prima che inizi il raccolto. Nell’ultima campagna abbiamo avuto una carenza di prodotto di circa il 20%, su tutte le linee di pomodoro. Lavoriamo in 90 Paesi nel mondo e il Regno Unito è stato il mercato che durante il mese di marzo ha ordinato più di tutti: se il mercato è cresciuto del 15%, quello inglese del doppio. Le scorte, ha concluso Pariotti, sono sufficienti per far fronte alla domanda se questa non impazzirà come è successo a marzo».

La febbre dell’oro rosso era già stata ravvisata da Tesco, colosso della gdo britannica, nelle prime settimane dell’emergenza coronavirus: nel culmine della prima ondata di acquisti dettati dal panico sono andate letteralmente bruciate più di 3,3 milioni di confezioni di pomodori in scatola nei punti vendita della catena, più del doppia del normale. L’amministratore delegato Dave Lewis ha dichiarato: «Questi acquirenti tendono ad essere i clienti più benestanti, i maggiori aumenti delle vendite si sono verificati nel sud dell’Inghilterra». Secondo Lewis una minoranza di consumatori, circa il 10%, ha acquistato un terzo dei beni alimentando così l’effetto panico e causando difficoltà d’approvvigionamento ai distributori.