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 2020  aprile 25 Sabato calendario

Periscopio

Vanessa Incontrada. Voto: 9. Su Rai 1, grida commossa: «La perfezione non esiste!». Con chi ce l’aveva? Lo svela una sconcertante compilation di battute atroci sul suo peso, pronunciate a Zelig da Claudio Bisio. Il quale, riferendosi alle origini spagnole della soubrette appena diventata mamma, è arrivato a chiamarla «Don Cosciotte» e a dire «Franza o Spagna, purché se magna». Vergogniamoci per lui. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
In Italia non c’è giustizia. L’Italia è un Paese occupato da caste. E la principale casta è quella dei magistrati, uno dei corpi più lenti e improduttivi del mondo. Se qualcuno non ti paga, tu lo porti a processo, lui perde, va in appello, riperde, va in appello di nuovo, poi va in Cassazione e il giudice della Cassazione non scrive la sentenza per un anno, per due anni, per tre anni. È successo. Se il poveretto che non è stato pagato ormai da 15 anni chiede al suo avvocato di fare una protesta, di fare qualcosa, questo gli risponderà: «per carità». Poi il magistrato andrà in pensione e un altro giudice prenderà l’incarico e rivaluterà gli atti. Come può funzionare uno Stato così? Edward Luttwak. (Antonio Amorosi). Affari italiani.

Il mondo liberale occidentale era come un antico orologio meccanico fatto di pesi e contrappesi. L’orologio ha battuto il suo tempo per due secoli, poi qualcosa ha cominciato ad alterarne il ritmo: nel 1989 la caduta del muro di Berlino; nel 1994, a Marrakech, la firma del Wto, che non è un accordo commerciale come dice il nome trade, ma è politico; nel 1996 la seconda presidenza Clinton introduce gli strumenti finanziari necessari per la globalizzazione (per muovere i soldi servono i liquidi); nel 2001 l’ingresso dell’Asia con la Cina nel Wto; nel 2008 la prima crisi seguita nel 2020 da questa. Giulio Tremonti, ex ministro dell’economia. (Andrea Indini). il Giornale.

Ridicoli ma estrosi i surrogati di mascherina: sciarpe, foulard, chador, caschi per la moto, maschere sub, passamontagna. Mai come in questi giorni è stato invidiato il burqa. Vedevi in giro quest’umanità banditesca che si faceva più minacciosa nelle rare auto: dove andranno a fare la rapina così conciati? Marcello Veneziani. Panorama.

Questa contro il coronavirus non è una guerra, almeno di quel genere che abbiamo finora conosciuto. Quando mai il mondo ha avuto uno stesso nemico? Un avversario invisibile, sfuggente, a cui l’umanità intera non riesce a dare un’identità e quindi non si sa come combatterla. Bernardo Valli, inviato speciale internazionale. (Simonetta Fiori). la Repubblica.

Da noi la tragedia ha colpito di più anche perché abbiamo voluto uno Stato storicamente debole. Del resto le tre forze che sorsero dopo la guerra, quella cattolica, quella socialista e quella comunista, erano, per motivi diversi tra loro, delle forze anti-Stato. Questa concezione è rimasta fino adesso. E si traduce nella massima andreottiana: un terzo non sono problemi, un terzo sono problemi che si risolvono da sé e un terzo si devono affrontare. Rino Formica, 93 anni, ex ministro delle finanze, socialista. (Concetto Vecchio). la Repubblica.

Questo è in sintesi ciò che ha fatto Conte nei suoi due governi. I sopravvissuti dei sismi giacciono ancora nelle macerie tre anni dopo. L’Ilva è al bivio: o sparisce o se l’accollano i contribuenti e sono nespole. Alitalia resta un morto che cammina. La Libia, pupilla dell’Eni, è uscita testé dalla secolare influenza italiana. In tre settimane, russi e turchi ce l’hanno sfilata sotto gli occhi a palla di Peppino Conte e Gigi Di Maio. I quali, presi alla sprovvista, hanno cercato di recuperarla, correndo da Istanbul a Tunisi, dal Cairo ad Algeri, facendo ammuina: «chilli che stanno a prora vann’a poppa e chi sta abbascio va a ncoppa e tutti passano p’o stesso pertuso». Tale è il governo che guida l’Italia, ottava potenza industriale ma sulla via di inabissarsi tra i non pervenuti. Giancarlo Perna. la Verità.

Il mio nuovo romanzo, Antica madre, edito da Mondadori, è ambientato nel primo secolo dopo Cristo, durante l’impero di Nerone. Un manipolo di soldati romani esplora una parte dell’Africa e arriva fino alle sorgenti del Nilo. Fu Nerone stesso a finanziare la spedizione composta da due centurioni, un gruppo di legionari e forse anche da qualche pretoriano. Quando tornano dall’impresa, Seneca si fa raccontare la loro strabiliante avventura e in un brano di un suo testo riproduce la testimonianza. Valerio Massimo Manfredi, scrittore. (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Il buonista parla bene e razzola male, e dal più ipocrita dei pulpiti fa le più belle prediche: non crede in niente se non in ciò in cui gli conviene credere. A pranzo, a colazione, a cena si riempie la bocca di «valori» e di «principi». Di paroloni come fratellanza, solidarismo, altruismo, pacifismo che, pronunciati da lui e dai suoi scaltri compari, danno il voltastomaco. E questo perché dei «valori» e dei «principi» il buonista si infischia. Li usa per gabbare i gonzi, sbandierandoli in congressi, convegni, tavole rotonde, quadrate, ovali e, per farli trionfare, si dice disposto a qualunque sacrificio, a qualsiasi rinuncia. Sposa tutte le cause che sono di moda solo perché di moda, solo perché gli danno popolarità e gli portano voti. Roberto Gervaso, Italiani pecore anarchiche. Mondadori, 2003.

Ragazzo italiano racconta la storia di un bambino che da un piccolo e provincialissimo paese si trasferirà con tutta la famiglia a Milano. Una vicenda apparentemente di emigrazione, ma in realtà è come se tu descrivessi il passaggio da un mondo a un altro. Il protagonista è il piccolo Ninni. Tutta la storia che narro ha elementi di verità personale. Ma se fosse solo questo non interesserebbe a nessuno. Gian Arturo Ferrari, editore. (Antonio Gnoli). La Repubblica.

Il volto di Rick Lester aveva l’aspetto stupefatto dei morti recenti. Saul Bellow, ll dicembre del professor Corde. Rizzoli, 1982.

La ragazza si fermò a pochi passi: «Vi fate preti?». In quello scorcio dall’alto ora ne vedevano il seno, che entrava bianchissimo nella scollatura quadrata del corsetto. Gianni cavò di tasca una monetina e la lanciò con precisione su quel bersaglio di carne. Il disco scintillò un istante su quel biancore. La donna abbassò il mento sorridendo e fece scivolare la moneta giù nello scollo. «Hai la mira giusta. Vuoi venire a casa mia, bello? Cerchiamo dove è andata a finire, se hai qualche altra moneta da regalarmi…». Luigi Santucci, Il velocifero. Mondadori, 1963.

Non crede in nulla se non ne ha un tornaconto. Roberto Gervaso. Il Giornale.