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 2020  aprile 25 Sabato calendario

Intervista a Inès de la Fressange

Pantaloni bianchi e pullover blu. Classica, essenziale. Ecco la tenuta preferita da Inès de la Fressange. L’ ex top model - che ormai da anni crea una linea d’abbigliamento con il suo nome e un’altra per Uniqlo, oltre che a rivestire il ruolo di ambasciatrice del marchio Roger Vivier - è sempre stata una fan del basic, sublimato anche nelle pagine del suo libro «La parigina» (ed. L’Ippocampo). Adesso, poi - che è in clausura nella casa in Provenza - più che mai. «Appena è scattato il lockdown da voi in Italia ho capito che in Francia sarebbe successa la stessa cosa e mi sono subito rifugiata in campagna con le mie figlie (Nine, 26 anni e Violette, 24 ndr.), il mio compagno (Denis Olivennes ndr) e i suoi figli. I ragazzi adorano cucinare risotti, tiramisù e torte di mele. Si occupano delle commissioni, dato che noi adulti siamo più esposti al contagio. Non immaginavo che ai ventenni piacesse così tanto trafficare ai fornelli. E’ stata una piacevole sorpresa. Io, intanto, lavoro, disegno le collezioni; continuo a scrivere la newsletter settimanale, che chi desidera riceve gratuitamente, dove racconto come in un diario i giorni di forzata clausura, dispenso consigli pratici di moda, suggerisco ricette, testi curiosi, film da rivedere».
Con che spirito sta vivendo questo periodo difficile?
«Sono ottimista. Cerco di apprezzarne i lati positivi. Come il calo dell’inquinamento; la possibilità di dedicarci ad attività extra lavoro; di nutrirci con cibi più sani. Di occuparci con amore delle persone bisognose d’aiuto; di riflettere sul futuro e coltivare le vere amicizie. Quest’esperienza ci ha anche insegnato -e credo lo abbiano capito pure le aziende - che si può lavorare bene senza andare necessariamente in ufficio. Che tanti viaggi d’affari si possono evitare grazie alle conference call. Ovvio che i nuovi ritmi si riflettano su tutti i settori. Moda compresa». 
Come? 
«E’ finita la pazza corsa ai consumi. Finalmente c’è il tempo di selezionare quel che ci occorre veramente. Abbiamo troppo di tutto. Privilegiamo la qualità e non la quantità. Uno dei segreti per essere felici è regalare. Cominciamo a dare alle varie associazioni il surplus di abiti che non usiamo».
Che cosa invece si deve conservare?
«I capi troppo sofisticati escono di scena. Meglio quelli dalla silhouette amish, così li chiamo io, per dire che sono semplici, puliti, con tagli lineari. Sì ai jeans, ai pantaloni bianchi di tela, ai golf scollati a V di buona fattura. Io non mi stanco di spazzolare con cura quelli vecchi che voglio recuperare. E sì agli indumenti in garza di cotone stropicciata che ci liberano dalla schiavitù del ferro da stiro. Una banale T-Shirt può assumere un ‘aria diversa se tagliamo il collo o la mettiamo al contrario. Il mood attuale non prevede fashion victim. Sui trend vince lo stile. E visto che in tanti paragonano questa pandemia a una guerra vestiamoci anche come "jolie militaire", con le dimenticate giacche army color caki, comprate nei mercatini dell’usato. Quando cesserà la clausura e potremo uscire non precipitiamoci nei grandi magazzini. Prima, facciamo shopping negli armadi dei nostri compagni. Nulla è più chic di una camicia maschile over, bianca. O blu se abbiamo bisogno di nascondere qualche chiletto di troppo accumulato durante il lockdown». 
Quali sono gli accessori da privilegiare?
«Le sneaker hanno stufato. E’ tempo di sandali in cuoio modello frate, di infradito genere Positano. Ma pure di un paio di mocassini bassi che attraversano indenni le mode e si sposano con tutto. A me, inoltre, piacciono molto persino in città, le borse di paglia. A paniere. Se siamo alla ricerca di idee alternative su come riciclare i capi basta andare su Pinterest, un’infinita enciclopedia dello stile». 
Quali sono i suoi segreti basici di bellezza?
«Lasciar riposare i capelli. Li mando in vacanza senza lavarli per una settimana, uso l’ olio di ricino per nutrirli e non li asciugo col phon. Funziona. Tanta crema idratante sul viso, alte protezioni se ci si espone al sole. Più una profonda pulizia col latte detergente la sera. Ma soprattutto zero mascara per un mese. Prendersi una pausa dal make up è salutare».