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 2020  aprile 25 Sabato calendario

Il test sulla metro a Roma

Pallini adesivi di colore azzurro sulla banchina dell’archeo-stazione San Giovanni, tra le fermate con la più alta densità di passeggeri della Capitale dove la metro A interseca la C, per segnalare il distanziamento di un metro. Dagli altoparlanti messaggi che esortano a seguire la segnaletica. All’esterno personale dell’Atac, la municipalizzata dei trasporti, filtra gli ingressi: 30 persone ogni tre minuti con limite massimo di 150 a treno, quando in condizioni normali sarebbero 1.200. Nei vagoni tutti seduti con i posti intermedi vuoti, misura a prova di droplet per evitare assembramenti. Fuori dalla fermata, tra le 7.30 e le 8.30 si forma una lunga fila di passeggeri: i passeggeri (la maggior parte indossa la mascherina) si affollano in attesa di entrare. Se il test di ieri per prepararsi alla graduale ripartenza delle attività, il 4 maggio, mostrava già una serie di criticità nonostante gli spostamenti siano ridotti ai minimi termini, con la riapertura di uffici e negozi si può immaginare che i problemi logistici aumentino. 
Senza contare le ripercussioni sul servizio, la cui sostenibilità è a rischio per il cortocircuito che verrà a crearsi tra una flotta aziendale al massimo della sua capacità (1.500 mezzi di superficie e 69 treni della metropolitana) e biglietti più che dimezzati. In base alle proiezioni dei tecnici della Mobilità, se in media la rete su ferro, la subway romana, trasporta 1,5 milioni di passeggeri, nella «fase 2» per effetto del distanziamento si potrebbe arrivare a 200 mila. Bus e tram, che prima dell’emergenza assorbivano un carico di 2 milioni e 250 mila persone, potrebbero raggiungere un numero che balla (dipenderà dalle linee guida nazionali) tra 420 mila e 700 mila. Calo drastico anche per il Tpl, il servizio su gomma che copre le aree periferiche della città: da 660 mila a una forbice tra i 120 mila e i 200 mila. 
Nonostante per ora si tratti soltanto di simulazioni, lo scenario preoccupa i sindacati che chiedono al governo di rendere obbligatorio l’uso delle mascherine (per tutti, non soltanto per il personale). Un altro aspetto controverso riguarda i controlli, ovvero a chi competa verificare il rispetto delle misure di sicurezza e sanzionare i comportamenti scorretti. Il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, ha bocciato l’ipotesi che intervengano le forze dell’ordine, già impegnate su molti fronti. Il Comune potrebbe mettere in campo i vigili urbani, mentre Atac si sfila: «Non abbiamo risorse sufficienti a garantire il presidio necessario: soltanto gli ingressi delle stazioni della metro sono 150, oltre ai capolinea e alle fermate dei bus. Tra verificatori e addetti ai parcheggi arriviamo al massimo a 300 unità». 
Tra le soluzioni allo studio per incrementare l’offerta anche l’utilizzo di un migliaio di pullman da turismo, fermi in assenza di visitatori, ma serve l’autorizzazione del ministero dei Trasporti e manca un sistema di bigliettazione.