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 2020  aprile 24 Venerdì calendario

Le vere origini di “Bella ciao”

Capita spesso di leggere nei giornali e nel web, soprattutto quando è in vista la festa della Liberazione o si parla delle Sardine, che Bella ciao è una “canzonetta delle mondine assurta a inno della Resistenza sull’onda del compromesso storico e sulla scia di un annacquamento delle spinte comuniste insite nel filone maggioritario della lotta partigiana”. Queste affermazioni, però, qui riprese dal sito di Il Secolo d’Italia, fanno a pugni, perdendo, con la storia. A sgombrare il campo dalle bufale ci ha pensato Cesare Bermani, novarese, classe 1937, tra i fondatori dell’Istituto Ernesto De Martino, studioso del mondo e delle tradizioni popolari, così come del movimento operaio e proletario, e della Resistenza. In questi giorni di ricorrenze significative, dal 25 Aprile al Primo Maggio, esce il suo saggio Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone: dalla Resistenza italiana alla universalità delle resistenze, in cui ristabilisce un po’ di verità per l’appunto storica.
Sebbene le sue origini risalgano a quanto pare addirittura all’Ottocento, Bella ciao si affermò come canto dei partigiani, per giunta non comunisti. (È stato comunque Alberto Mario Cirese, asserisce Bermani, ad avere il merito “di essersi per primo interessato di Bella ciao e aver notato come fosse un riadattamento della canzone epico-lirica che Costantino Nigra”, uomo del Risorgimento, fedelissimo del conte di Cavour, diplomatico, poeta e ricercatore di canti popolari, “ha chiamato Fior di tomba II canto, diffuso in tutta Italia, entrato stabilmente nel repertorio militare sin dalla guerra del 1915-1918”. Dal Risorgimento alla Resistenza. Per un “non breve periodo”, scrive Bermani, “la canzone è stata ignorata dai libri di storia e dai canzonieri della Resistenza, ciò che ha permesso alla bufala che non sia stata cantata nei mesi della lotta partigiana di giungere sino a oggi, accreditata purtroppo anche da giornalisti studiosi quali Bepi De Marzi, Arrigo Petacco, Giorgio Bocca, Giampaolo Pansa, tanto da poter essere ribadita nel 2018 anche dal giornalista Luigi Morrone”. Invece, in base a ricerche effettuate dallo studioso piemontese, da Gianni Bosio e da Franco Coggiola negli anni Sessanta e Settanta, si è scoperto “che una Bella ciao partigiana era stata cantata dall’aprile-maggio 1944 nella zona di Montefiorino (Modena), divenendo popolarissima durante la Repubblica partigiana, vissuta cinquanta giorni, dalla metà di giugno all’inizio di agosto del 1944”. Un’altra versione, poi, probabilmente nacque in Abruzzo, tra i partigiani della Brigata Maiella, “dove la Resistenza ha avuto una connotazione ben diversa che al Nord, in una formazione partigiana non garibaldina ed è un canto contro l’invasore tedesco. Se Fischia il vento fu la canzone più cantata della Resistenza, tuttavia anche Bella ciao fu cantata dalle formazioni partigiane che dal Centro Italia salirono al Nord affiancate agli Alleati. Ed è a essa, oggi identificata come la canzone della Resistenza italiana, che è toccato poi di diventare l’inno di tutti i ribelli del mondo”. Il canto, dunque, si diffuse nei venti mesi di guerra partigiana pure al Nord. Una testimonianza citata da Bermani lo dimostra. La partigiana Maria Giulia Cardini “ricordava di avere sentito cantare una canzone sull’aria di Bella ciao nel giugno 1944, mentre si trovava in prigione alle Nuove di Torino”. Bella ciao ebbe nel dopoguerra una vasta diffusione nel mondo. Conosciuta “attraverso i Festival della gioventù”, divenne “una delle canzoni della rivoluzione cubana, cantata dalle Milicias Nacionales Revolucionarias costituite il 26 ottobre del 1959”. La fama si consolidò negli anni Sessanta, anche per la versione di Yves Montand. Pure nell’America di Trump Bella ciao “è stata ripresa in chiave resistenziale”, e Tom Waits, “uno dei più importanti artisti rock e non solo, la sceglie e la reinterpreta, con il suo inconfondibile stile”. A riprova del fatto, conclude Bermani, che questo canto “è così amato da chi vuole la libertà e contemporaneamente avversato da ogni genere di reazionario”