Corriere della Sera, 24 aprile 2020
Lo show da casa di Fabio Volo. Intervista
Il titolo lascia poco spazio all’immaginazione, è la fotografia dei sentimenti «bassi» che animano i nostri domiciliari: «Siamo stanchi, stufi. The orchite show è lo specchio dello stato d’animo attuale ma vuole far capire da subito che non c’è niente di serio». Fabio Volo non solo è in onda su radio Deejay da casa, ma da casa ha messo in piedi anche un (quasi) vero programma tv, uno show di mezz’ora montato con tanto di applausi finti, con gente comune e ospiti famosi, da Michelle Hunziker a J-Ax; da Antonio Cassano a Rocco Siffredi; da Jovanotti a Valentino Rossi nella puntata online da oggi. La rete di messa in onda sono i suoi profili Facebook (oltre 1 milione e 200mila Like) e Instagram (oltre 900mila).
In quale categoria dello spettacolo rientra «The Orchite Show»?
«Non è un programma tv, non è una diretta Instagram, non è niente, come succede quando ci sono di mezzo io. È una cosa fatta in casa; ho solo pensato che potesse essere un modo leggero e affettuoso di narrare questo momento assurdo che tutti noi stiamo vivendo. Non lavoro in tv da tanti anni e sono un po’ arrugginito, ma i risultati sono una sorpresa anche per me».
Più di 500mila visualizzazioni, numeri da canali tv veri, come Real Time o Tv8...
«Sono numeri importanti per un programma a budget zero: non guadagno e non spendo. I super ospiti sono tutti miei amici e finché non esaurisco la rubrica posso andare avanti. Il paradosso è che mi posso permettere certi personaggi proprio perché non ci sono soldi».
Un iPhone come telecamera, un computer per montare, si può fare tv anche senza soldi?
«Per fare la tv vera servono tanti soldi, ma il cambiamento è già in atto da tempo: le ammiraglie drenano gli investimenti, ma tolte Rai1 e Canale 5 le altre reti faticano; si andrà verso modelli diversi, spesso molto leggeri. Credo che questa quarantena cambierà molte abitudini, intanto spero sopprima per sempre l’inutile rito delle riunioni: perdite di tempo collettive, che in genere si possono risolvere con telefonate di 10 minuti».
Qual è stata la molla che l’ha spinta a fare questo mini-programma?
«Ho iniziato per noia, dopo aver esaurito tutte le ricette fatte in casa possibili: focacce, pane ferrarese, croissant... Finito il menù, ho cambiato genere. Quello che mi piace è che la quarantena ha fatto da livella, siamo tutti ugualmente chiusi nei nostri appartamenti e questo annulla le differenze: certo puoi avere la casa con la piscina o un bilocale ma alla fine siamo tutti nelle stesse condizioni».
Il palinsesto è ormai liquido, ognuno si fa il suo. Anche i personaggi del mondo dello spettacolo possono ormai fare a meno della tv?
«Beh quando inizi ad avere una platea di 5 milioni di follower diventi il network di te stesso. E le nuove tecnologie aiutano: lo streaming viaggia attraverso la rete immateriale di internet consentendo di arrivare ovunque».
Non lavora in tv da tanti anni: è una scelta?
«Da quando sono arrivati i figli ho deciso di mettere da parte cinema e tv che necessitano di uno stato in luogo che porta via sempre tantissimo tempo. E io voglio fare il genitore, non solo il padre. La radio resta il mio habitat preferito; la scrittura ha il privilegio di poter essere esercitata ovunque. E poi in tv il solo format che mi propongono è quello di intervistare qualcuno, lo facevo già 15 anni fa e mi piace cercare di trovare sempre qualcosa di nuovo. Detto questo andrà a finire che a furia di chiedermelo magari tornerò in tv per fare interviste...».
Due figli, da nove anni è legato a Jóhanna Hauksdóttir: cosa unisce un bresciano e un’islandese?
«Il freddo, il lavoro, il lamentarsi il minimo necessario: poca filosofia, tanto pragmatismo».
Un po’ di tempo fa ha polemizzato con Salvini. Se venisse a citofonarle ora?
«Io non posso scendere, lui non può salire. Sarà per un’altra volta».