Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  aprile 23 Giovedì calendario

La quarantena di Umberto Smaila

Una citazione come benvenuto, per Umberto Smaila: “Pensavo a uno spettacolo di Bramieri, Gli attori lo fanno sempre”. E? “Era sottinteso un abbraccio o un bacio sulla bocca”.
E non si può…
Appunto.
Oltre ai mancati baci, come sta?
Chiuso in casa a Milano da 50 giorni.
Ligio.
Per forza; (cambia tono) e non sono mica come altri colleghi che hanno parchi o piscine, io vivo in centro, in appartamento.
Dolore.
Potevo andare in montagna, ma i miei figli si sono rifiutati, lì non c’è Internet.
Da quanto tempo non stava così tanto fermo?
Mai, neanche quando mi sono rotto il femore: andavo a cantare su una sedia a rotelle.
Dà una mano in casa?
Zero. Nulla. Anzi, non è proprio previsto un mio intervento.
Viziato.
Ho una famiglia meravigliosa, e non scherzo e non voglio cadere nella retorica.
Ma…
Davvero, è bello ritrovare un clima del genere, seduti tutti e quattro a tavola per pranzo e cena. Una sana normalità.
Film?
La sera mi abbrutisco su Netflix.
Cosa vede?
Tutto, e accompagnato dal vino.
Quanto vino?
Mezza bottiglia, e ogni tanto pure un bicchierino di whisky o una buona grappetta.
Niente dieta.
Mi adeguo al volere della famiglia, va bene pure il salmone di mia figlia.
La sua funzione in casa.
Tengo alto il morale della truppa e suono il pianoforte; poi mio figlio posta sui social i brani che interpreto.
Primo appuntamento post-quarantena.
Voglio andare con la mia famiglia in un ristorante vicino Verona e mangiare i tortellini.
Altro che salmone.
Burro fuso, pepe e formaggio. E una bottiglia di Amarone.
Idee chiare.
E voglio tornare a suonare, voglio risentire il pubblico; di noi si parla pochissimo.
Per lo spettacolo dal vivo sono guai.
Enormi, e non siamo tutti come Elton John e Lady Gaga.
Cioè?
A quel livello possono campare di rendita, e bene, per almeno vent’anni, mentre c’è un mondo sotto che adesso non trova speranze.
Nello specifico?
Penso ai musicisti che lavorano con me, o a chi si occupa delle luci e del suono: dovranno cambiare lavoro.
Quante serate suonava in un anno?
Io? Almeno 150 e sparse durante i mesi, mentre la maggior parte dei cantanti lavora solo l’estate nelle feste di piazza.
Azzerate.
Per loro sono guai enormi e la lista di chi è nei guai economici è piena di nomi molto conosciuti, insospettabili per il pubblico.