la Repubblica, 23 aprile 2020
Il viaggio delle mascherine dalla Cina alla Puglia
Questa è la storia di una mascherina. Una mascherina Ffp3, una di quelle che, se fosse arrivata quando doveva, avrebbe potuto salvare la vita a uno dei 145 medici uccisi a oggi dal Covid. La vita di Antonio Lerose, per esempio, otorino laringoiatra dell’ospedale di Altamura, visto che questa è la storia – così come l’hanno ricostruita il procuratore aggiunto di Bari, Roberto Rossi e la Guardia di Finanza – di una mascherina pugliese. Quella Ffp3 è rimasta chiusa in un cartone per mesi perchè quelcuno voleva guadagnarci una barca di denaro: l’aveva pagata 30 centesimi di dollaro, l’ha rivenduta alle Asl a 20 euro.
Tutto comincia il 23 settembre del 2019 quando nessuno sa cosa sia il Covid19, né a Wuhan né tantomeno in Europa. Una piccola società, la 3mC, con sede a Capurso, alle porte di Bari, acquista un carico di 127.200 Ffp3 da una società cinese, la Abena Asia Ltd. Costo di ogni mascherina: 0,30 dollari americani. Che, con spese di trasporto, diritti doganali eccetera, arriva a 0,36 euro all’incirca. Quasi contemporaneamente – è il 14 ottobre – la Asl di Bari pubblica sul proprio sito una gara per “Dpi respiratori”. Chiede la fornitura di 30mila “mascherine facciali filtranti” Ffp3 o Fffp2 per 1,25 euro al pezzo. Ad aggiudicarsi la gara è la 3M, multinazionale americana, nulla in comune con la 3mC di Capurso.
In Cina intanto scoprono il Covid 19 e il 31 gennaio l’Oms dichiara l’emergenza mondiale. “L’Asl di Bari – ricostruisce la Finanza – per prevenire la diffusione del virus chiede mascherine alla 3M, sulla base della gara aggiudicata”. L’azienda gliene invia soltanto 6mila. «Ci dicono metteranno a verbale il direttore generale della Asl di Bari, Antonio Sanguedolce, e quello amministrativo Gianluca Capocchiani – che in magazzino non ce n’erano più». La 3M, dunque, avrebbe i magazzini vuoti. Ma altri hanno in magazzino le loro mascherine. La Sterimed, società di intermediazione, propone alla Asl 500mila mascherine 3M a 4,4 euro. Tre volte il prezzo iniziale. Ma quelle mascherine non arriveranno mai. La “Servizi ospedalieri” si presenta con 300mila pezzi a 7,5. Ma anche questa si rivelerà soltanto una promessa. I giorni passavano e negli ospedali la situazione diventava sempre più difficile. Il fabbisogno di mascherine cresceva ovunque in maniera esponenziale. La Protezione civile non consegnava i dispositivi, i medici del 118 minacciavano di interrompere il servizio perché non avevano a disposizione le protezioni necessarie. «La situazione era drammatica» dicono i dirigenti della Asl ai magistrati. Ed è in quel momento, quando la situazione sembrava senza via di uscita, che a pochi chilometri di distanza da Bari cominciava ad accadere qualcosa. A Capurso la 3Mc aveva il magazzino pieno di cartoni con le mascherine arrivate dalla Cina. Siamo al primo febbraio e la società fa partire quella che i magistrati definiscono “orribile corsa speculativa”. Chiamano amici farmacisti. E aziende di intermediazione. E propongono l’affare: «Abbiamo – dicono – 130mila Ffp3 disponibili. Interessa?». Fissano un prezzo: 12,8 euro. «Una cifra folle» dicono i manager sanitari. Ma folle era anche la situazione attorno: nei laboratori di analisi incollavano assorbenti alle mascherine chirurgiche, le uniche disponibili. Dalla Protezione civile mandavano le Montasio, «le mascherine di Bugs Bunny» come da definizione, definitiva, del presidente campano Vincenzo de Luca. E così «il prezzo folle» è l’unico possibile. La Aesse Hospital, azienda barese, ne prende un carico da 10mila e le piazza agli ospedali di Bari e Taranto con un ulteriore, importante, ricarico: 18,2. Sei euro a mascherine di guadagno. In quelle stesse ore alla Asl di Bari bussa anche un’altra società, la Penta. Offre e vende Ffp3 a 18,2. A Foggia, Taranto, Brindisi e Lecce va peggio: le pagano dalla stessa azienda 20 euro l’una. Cos’è la Penta? Di fatto, una società con la stessa proprietà della 3Mc, ricostruisce la Finanza che alle due società ha sequestrato nei giorni scorsi poco meno di un milione di euro.
Avevano comprato una mascherina a 0,36 euro. L’hanno venduta tre mesi dopo a 20. Mentre una pandemia spingeva nella crisi economica più nera tutto il resto del mondo.