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 2020  aprile 23 Giovedì calendario

Le Iene sono diventate buoniste?

Dobbiamo credere alla conversione buonista delle Iene? Il coronavirus ha spazzato via il famigerato «metodo Iene», quell’attitudine arrogante e demagogica a sostenere credenze sballate (il caso Stamina, la bufala del Blue Whale, l’appoggio ai No Vax, la minaccia nucleare nei laboratori del Gran Sasso e altri ancora) o a trasformare la tv in un’aula di tribunale, mettendo alla gogna le persone? Stando alla prima puntata parrebbe di sì, anche se ho l’impressione che sia stato solo un fuoco di paglia (Italia 1, martedì).
La trasmissione era stata sospesa per cautela sanitaria l’8 marzo scorso a seguito della positività riscontrata al test sul coronavirus di uno degli inviati, Alessandro Politi. Ed è ripartita proprio da Politi, che ha raccontato la sua avventura di infettato, di positivo tenace e duraturo (chissà quante altre persone sono nella sua condizione, senza controlli!). La conduzione era affidata a tre colonne del «metodo Iene», Giulio Golia, Filippo Roma e Matteo Viviani ed è stata una puntata monografica, interamente dedicata al virus che ha sconvolto le nostre vite, a parte la parentesi demenziale dello scherzo a Michelle Hunziker. 
Si è parlato dell’insana gestione delle Rsa (le residenze per anziani), Giulio Golia si è inoltrato tra le strade dei quartieri più popolari di Napoli (accolto come un divo) e, savianescamente, ha parlato di mafia con Catello Maresca (Sostituto Procuratore), Federico Cafiero De Raho (Procuratore Nazionale Antimafia) e Nicola Gratteri (Procuratore Capo). Ma l’intervista che più mi ha lasciato perplesso è stata quella di Matteo Viviani a Giulio Gallera, l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, che ha continuato a ripetere che la regione ha retto benissimo, che non sono stati commessi errori. Mentre la Lombardia conta i suoi morti, lui insiste a comportarsi come un televenditore, senza che la famosa risata della iena sconvolga il suo dire.