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 2020  aprile 22 Mercoledì calendario

Il cecchino Anzaldi spara a tutte le ore

Michele Anzaldi è un fenomeno. Si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia: il deputato di Palermo è il campione della comunicazione renziana. Ha la tigna di un Gattuso e gli scarti folli di un George Best. È in grado di dire tutto e il contrario, con un solo punto fermo: se stesso. O al massimo la sua corrente di partito.
Anzaldi si è fatto largo nell’ecosistema politico con piglio militare dentro la commissione vigilanza della Rai. Ha la leggiadria di un cecchino, spara dove gli dice il capo. Il suo è Matteo Renzi. Provate a chiedere ad Antonio Campo dall’Orto: direttore generale della “nuova Rai” made in Leopolda nel 2014, osannato finché ritenuto controllabile, poi diventato nemico pubblico e logorato da Renzaldi al ritmo di una polemica al giorno. Impallinato. Renzi indica, Anzaldi prende la mira. Ma al cecchino Anzaldi va dato atto di questo: non ha abbandonato il suo capitano nel momento del disarmo; mentre Renzi è stato scansato dagli stessi che gli reggevano la coda fino all’altroieri, Anzaldi gli è rimasto accanto pure nella cattiva sorte. Non è poco.
Stare dalla parte di Renzi in questi giorni, per il soldato Anzaldi, significa camminare sulla fune sottile di un partito che vale il 2%, che sta dentro la maggioranza e dentro al governo (con due ministre) e però gioca contro il governo stesso.
È uno sforzo di fantasia che solo un George Best come Anzaldi poteva interpretare con tanta qualità. Ieri il numero 7 di Italia Viva ha mostrato il suo dribbling più bello. Dopo aver interpretato lo sdegno renziano per i videomessaggi di Conte su Facebook a mezzanotte, Anzaldi ha interpretato lo sdegno renziano per i videomessaggi di Conte su Facebook alle sette del mattino. Non c’è contraddizione né orario che tenga: il premier non va bene, parla troppo tardi oppure troppo presto. Inaccettabile. C’è dunque un Anzaldi (il 22 marzo) che vuole andare a dormire tranquillo: “Ancora un’ansiogena diretta Facebook notturna, ancora un discorso alla nazione che interrompe l’ordinaria programmazione tv per un mezzo annuncio, peraltro molto incompleto”. Però c’è pure un Anzaldi (il 21 aprile) che vorrebbe fare colazione con calma: “Che senso ha diffondere un lungo comunicato su Facebook alle 7 del mattino per non dare alcuna notizia concreta sulle riaperture, ma anzi annunciando che forse gli annunci arriveranno nei prossimi giorni?”. Dimentica, il soldato, che capitan Renzi era lo stesso rottamatore rivoluzionario che faceva a pezzi i pigri rituali della vecchia politica, nel 2013, convocando la sua prima segreteria del Pd proprio alle 7 del mattino. Il calcio d’inizio fu alle 6 e 43: allora non era troppo presto.
Ora invece Conte è “surreale”, Conte “non ha coraggio”, i grillini che lo difendono sono “imbarazzanti”. Il cecchino Anzaldi denuncia l’asservimento del servizio pubblico: “Il Tg1 è diventato TgConte, il 60% dello spazio è dato al governo” (lo stesso di cui fa parte il partito di Anzaldi!).
Nei giorni del Coronavirus, insomma, la sua mitragliatrice continua a sparare un colpo al minuto. Un monumento vivente allo spirito di unità nazionale, e alle lunghe vedute comuni di questa strana maggioranza.