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 2020  aprile 22 Mercoledì calendario

Il vero crollo misurato dai consumi elettrici

“Ci sono momenti in cui tutti noi abbiamo bisogno di più energia”, è lo slogan di uno spot lanciato dall’Enel all’esclusivo scopo di lubrificare i giornali in preparazione della riconferma dell’amministratore delegato, Francesco Starace. Ma non è vero: in questa crisi epocale abbiamo bisogno di poca energia, perché impianti industriali, aerei e auto sono fermi, quindi si consuma meno carburante, come è evidente dal crollo del prezzo del petrolio che è arrivato a valori negativi (in pratica i produttori pagano per smaltire i barili prodotti). Meno ovvio è usare i consumi energetici come misura dello stato di salute dell’economia in un momento in cui non ci sono altri dati affidabili. Secondo un’analisi del professor Steven Cicala della Harris School of Policy di Chicago, in un mese l’economia italiana è crollata del 20 per cento, quella del Nord produttivo addirittura del 30 per cento. Nel resto d’Europa la discesa è stata di molto inferiore, -10 per cento. La ricerca è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Utilitatis, che pubblica dati e analisi per migliorare la qualità dei servizi pubblici locali, diretta da Francesca Mazzarella.
I dati che mancano. L’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), l’autorità indipendente sui conti pubblici, ha pubblicato ieri la sua nota congiunturale: nel primo trimestre l’economia italiana dovrebbe essersi ridotta di cinque punti percentuali. Nei primi sei mesi la differenza tra 2020 e 2019 potrebbe risultare di -15 o -20, impossibile essere certi di come risulterà il Pil a fine anno, molto dipende da quando e come avverrà la ripartenza delle attività economiche oggi chiuse. Il Fondo monetario internazionale stima un -9, molto peggio della recessione da grande crisi finanziaria del 2009, quando il Pil segnò -6%. Anche l’Upb guidata da Giuseppe Pisauro deve ricorrere ai consumi elettrici per farsi un’idea dello stato dell’economia, perché i dati normali mancano e non saranno affidabili per diversi mesi: “Diverse informazioni utili alla contabilità nazionale sono acquisite chiedendo alle aziende di compilare questionari, ma in diverse circostanze potrebbe essere difficile ottenere le risposte o anche solo individuare le imprese effettivamente attive; nel caso dell’Italia, ad esempio, sono state sospese per il mese di aprile le indagini sulla fiducia di imprese e famiglie”. Inoltre, “le statistiche ufficiali potrebbero essere influenzate dagli slittamenti delle scadenze fiscali e contributive, soprattutto nei Paesi che fanno molto affidamento sui dati amministrativi”. Le nostre statistiche, poi non sono pensate per misurare in modo accurato evoluzioni come lo smart working, il lavoro da casa.
I consumi elettrici. E allora non restano che i consumi elettrici. La ricerca di Steven Cicala, presentata in un report della fondazione Utilitatis, si basa sui dati raccolti dallo European Network of Transmission System Operators for Electricity (ENTSO-E) che dal 2016 monitora i consumi elettrici di tutti i Paesi europei su base oraria. Ci sono variazioni cicliche di cui tenere conto: i consumi sono maggiori in alcuni momenti dell’anno, quando ci sono riscaldamenti o aria condizionata da alimentare, e minori in altri. Nei fine settimana, per esempio, scendono, perché c’è meno gente al lavoro e molti impianti industriali funzionano a ritmo ridotto o sono spenti, di notte si usa meno energia che di giorno. Bisogna anche considerare altri dati, per esempio quelli sulla temperatura: l’inverno 2020 è stato particolarmente mite e questo ha ridotto i consumi pre-crisi di energia elettrica (oltre che le morti per influenza stagionale, ma questo è un altro discorso).
Considerando queste variazioni prevedibili, l’economista Steven Cicala costruisce una traiettoria dei consumi in tempi normali e la confronta con quella che si è invece osservata dopo il lockdown deciso nei primi giorni di marzo per il Nord e poi esteso al resto d’Italia. Si osserva così che in Italia, a partire dal 9 marzo, i consumi elettrici crollano di oltre il 20 per cento rispetto allo scenario base, nel Nord (in particolare in Lombardia) del 30 per cento. Il punto più basso si registra il 25 marzo e le differenze sono ovviamente maggiori durante i giorni lavorativi che nel fine settimana, quando i consumi erano già bassi nel mondo pre-Covid.
Il caso italiano. Si osserva, purtroppo, una specificità tutta italiana: anche nel resto d’Europa il calo è significativo, ma è in media soltanto del 10 per cento, a conferma di quanto riscontrato in recessioni precedenti. La nostra economia viene colpita più duramente nelle fasi di recessione e si riprende meno e in modo più lento in quelle di ripresa. Soltanto la Spagna, il secondo Paese che ha sofferto di più per il virus dopo l’Italia, sperimenta un crollo dei consumi comparabile, ma comunque inferiore: -14,9 per cento. La Francia soltanto -8, la Germania -10.
Quanto sono affidabili questi dati sui consumi elettrici per misurare lo stato di salute generale del Pil italiano? Steven Cicala spiega che “è ancora troppo presto per dire cosa questi numeri comportino esattamente, ma storicamente esiste una relazione a breve termine circa 1 per 1 tra i consumi di elettricità e i principali indicatori economici”.