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 2020  aprile 22 Mercoledì calendario

Periscopio

Amava paragonare l’esistenza che aveva fino allora vissuto a una macchina potentissima,inutilmente adoperata per sollevare fiammiferi.
John Horne Burns, La Galleria - Un americano a Napoli. Baldini & Castoldi, 1997.

I miei genitori erano persone stravaganti. A un certo punto decisi di andare a vivere a Firenze e scrissi al nonno perché mi ospitasse. Volevo sottrarmi ai tumulti familiari. Fu un gesto non di ribellione ma di responsabilità nei riguardi della mia vita futura.
Toni Maraini, storica dell’arte (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Un ladro mascherato che entra! Tutto in nero! Anche calza nera sulla faccia! Più feuilletton di così si muore, no? Happy now?
Alberto Arbasino, Specchio delle mie brame. Adelphi, 1995.

Per quanto riguarda gli italiani, i politici hanno puntato sull’Europa (più o meno consapevolmente) perché, non essendoci una forte identità nazionale, si superasse il problema della non appartenenza nazionale creando quella europea.
Ida Magli e Giordano Bruno Guerri, Per una rivoluzione italiana. Bompiani, 2017.

GIUSEPPE CONTE. Voto 3 – . Al termine di un consiglio dei ministri, il principale artefice del panico da contagio non trova di meglio che recarsi all’esterno di Palazzo Chigi per controllare i lavori al cornicione, eseguiti su via del Corso dalla ditta Titocci con un imponente braccio meccanico. Fossimo in lui, più che delle grondaie ci preoccuperemmo del tetto che sta per crollargli sulla testa.
Stefano Lorenzetto. Arbiter.

Il coronavirus, l’emergenza sanitaria e la crisi economica che ha generato hanno messo a nudo l’intero sistema. A sgretolarsi è il mondo come lo conoscevamo fi no a ieri. La nuova Sarajevo è un luogo remoto, all’interno della Cina, la scintilla malefi ca sprigionata dall’incontro tra due civiltà, una rurale con dentro usi e costumi millenari e una iper moderna. Se si guarda su Google Maps, la mappa luminosa del mondo, la costa cinese appare illuminatissima, mentre l’interno è una sconfi nata superfi cie senza luce, rurale ma con dentro almeno mezzo miliardo di persone. Dalla mappa si capisce che il virus non è venuto fuori da un laboratorio scientifi co ma certamente da un laboratorio sociale, dall’incrocio forzato tra passato e futuro.
Giulio Tremonti, ex ministro dell’economia (Andrea Indini). il Giornale.

Si sono atrofizzati gli affetti, col Covid ogni bacio era bacio della morte, ogni abbraccio un atto ostile, ogni mano protesa una minaccia. In questo frangente, il cane si è confermato il miglior amico dell’uomo, perché liberandosi dai suoi bisogni, liberava noi dal domicilio coatto. Nei sondaggi i cani sono schizzati alle stelle, i gatti invece sono precipitati. Uno è stato multato a Milano perché andava in giro solo col guinzaglio, dicendo che il cane gli era scappato.
Marcello Veneziani. Panorama.

Il copyright della mia definizione come ‘o ministro è di una rivista scandalistica che agiva nel sottobosco della politica. E che, non avendomi in simpatia, manifestò così il suo disprezzo. Miserie. Mentre lo pseudonimo di Geronimo, con il quale fi rmavo commenti e retroscena sui quotidiani, nacque da una telefonata a Vittorio Feltri quando dirigeva l’Indipendente e titolò in prima pagina: «Pomicino inguaia Napolitano». Telefonai per contestarlo e Feltri prese atto. Quando lo invitai a chiamarmi se avesse avuto bisogno di un articolo, mi disse: «Lo scriva oggi». E lo fi rmai Geronimo, con il nome cioè del grande capo Apache che non si arrese alle truppe nordiste. Ed anch’io continuo a non arrendermi.
Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). LaVerità.

Lo scollegamento di Mattarella dall’uomo comune non è nuovo. Prima che i giochi di palazzo gli assegnassero il ruolo di primo concittadino, il nostro era un dc di sinistra con bronci e rancori. Nel 1990, si dimise all’istante da ministro di un governo Andreotti per protesta contro il parlamento che, con la legge Mammì, aveva confermato le tre reti berlusconiane della Fininvest, anziché ridurle a una come desiderava il suo capocorrente, Ciriaco De Mita. Un puro dispetto verso il tycoon brianzolo. Anche allora, come oggi, il nostro notaio non si chiese se gli italiani avessero gusti diversi dai suoi e fossero invece contenti delle reti private che li distraevano a costo zero. Né si pentì quando il popolo bue, convocato a referendum cinque anni dopo, riaffermò, con bel margine, il proprio gradimento alla legge sgradita a Mattarella. A conferma che non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire.
Giancarlo Perna. LaVerità.

Alessandro Barbero, 60 anni, ordinario di Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale. Oltre 40 pubblicazioni (a settembre uscirà per Laterza un suo libro su Dante), presenza amatissima su Rai Storia e al fi anco di Piero Angela. Negli ultimi anni Barbero è diventato una rockstar online: dalla discesa di Carlo VIII in Italia all’epidemia di Spagnola, i suoi interventi storici raggiungono clic da derby, senza contare i gruppi di fan su Facebook. La sua sola lezione online su Carlo Magno ha raggiunto quasi 400 mila visualizzazioni.
Roberta Scorranese. Corsera.

Le popolazioni della riva del Po se ne ritrassero secondo possibilità e genio. In balia della sue furie e delle sue magre sornione. Rimasero solo i più poveri, che non sapevano dove andare.
Gianni Brera, Storie dei lombardi. Baldini & Castoldi, 1993.

Molti giovani rumeni si tolgono le scarpe, quando fa caldo, come fossero circondati da boschi e campagne, non già da strade irte di cocci e di stronzi di cane.
Saul Bellow, Il dicembre del professor Corde. Rizzoli, 1982.

Due notti pressoché insonni avevano dipinto sul volto del capostazione Musante un paio di occhiaie color carbone. Per nasconderle alla vista altrui, il ferroviere decise di indossare un paio di occhiali scuri, trovati qualche mese prima sulle panche della sala d’aspetto di seconda classe e sequestrati quali oggetto smarrito.
Andrea Vitali, Il meccanico Landru. Garzanti, 2010.

Mentre le arti fiorirono in Francia dopo il Mille, l’Italia restava indietro nella cultura artistica ma fondava istituzioni pratiche come la scuola medica di Salerno e le scuole di legge o notarili di Bologna. La tendenza realistica degli italiani era tale che perfino le Crociate persero molto del loro idealismo nel passare attraverso l’Italia, perché furono trasformate dagli scopi politici dei veneziani in imprese commerciali come gli slavi e i bizantini.
Giuseppe Prezzolini, L’Italia finisce - Ecco quel che resta. Rusconi, 1994.

L’amore di gruppo è fatto per le coppie senza fantasia.
Roberto Gervaso. il Giornale.