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 2020  aprile 21 Martedì calendario

“L’ultimo guappo” Walter Ricciardi

“Non piangere papà”, recita un giovanissimo e capellone Walter Ricciardi nella parte del figlio morente per accoltellamento del cattivo di turno, quando l’Oms era un punto lontano del suo futuro. Mario Merola gli tiene la testa tra le mani e implora: “No, no, figlio mio, io tengo sul ‘a te…”.
Su un motoscafo da contrabbandieri al largo di Mergellina ecco la scena clou di “L’ultimo guappo”, 1978, genere “sceneggiata napoletana”, dialoghi tagliati con l’accetta intorno a valori semplici e discutibili, il guappo buono che protegge i deboli, sì al contrabbando che dà da mangiare, no alla droga che uccide i giovani e no alla camorra cattiva che la spaccia.
Tra il 1978 e 1979 tre film di questo filone – “L’ultimo guappo”, “Mammasantissima” e “Napoli… la camorra sfida, la città risponde” – realizzarono incassi da capogiro e divennero fenomeni di costume. Il merito fu di una scombiccherata, geniale e irripetibile combinazione fissa di ingredienti: il produttore Ciro Ippolito, il regista Alfonso Brescia, l’attore Mario Merola, il re della sceneggiata strappalacrime. Ai tre potremmo aggiungerne un quarto: Ricciardi, anche lui sempre presente, specializzato nella parte del figlio di Merola. Che fa quasi sempre una brutta fine. In “L’ultimo guappo”, Merola ne trascina il cadavere nel locale dove i suoi assassini stanno festeggiando, per ammazzarli e poi fuggire ferito in Grecia. Molto pulp. In “Napoli… la camorra sfida, la città risponde”, Ricciardi recita il coraggioso figlio di una vittima del racket che di nascosto pedina i camorristi per fotografarli durante le estorsioni. Le foto faranno scattare gli arresti, ma la camorra si vendicherà drogandolo fino a ridurlo alla pazzia.
La controvendetta di papà Merola, tra sparatorie in trattoria e inseguimenti nei sotterranei del locale, sarà uno sterminio. L’ultimo a morire è il mandante, sventrato con un crocifisso di legno. Molto, molto pulp.
Ora Ricciardi è calvo, medico, e consulente del ministro della Salute, recentemente ridimensionato dal vice direttore Oms Ranieri Guerra (“Ricciardi non ha niente a che fare con l’Oms”) e costretto a chiarire: “Ne sono membro italiano del comitato esecutivo”. Polemica che ha indotto qualcuno a chiedere la testa di Ricciardi, quella che Merola teneva tra le mani.