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 2020  aprile 21 Martedì calendario

Serviranno 40 milioni di mascherine al giorno

Ne servirebbero due al giorno per gli oltre 20 milioni di lavoratori italiani per fare un cambio a metà giornata. In pratica oltre 40 milioni. È il fabbisogno di mascherine mono uso di cui avrebbero bisogno tutte le aziende italiane per la Fase due, soprattutto quando tutte la attività produttive torneranno a regime, se il loro impiego come sembra diventerà obbligatorio.
La stima circola anche tra i tecnici del Governo e viene incrociato con le disponibilità di dispositivi che si potranno trovare sul mercato per capire quando far scattare le riaperture. Il numero corrisponde anche a uno approfondito studio messo a punto dal Politecnico di Torino per la Regione Piemonte. Lo studio «Imprese aperte, lavoratori protetti» – inviato anche dal governatore piemontese Cirio alla task force di Colao – stima in 953 milioni mascherine il fabbisogno mensile per tutto il Paese. Lo studio prende in considerazione tutte le categorie di lavoratori – dai dirigenti agli operai fino ai liberi professionisti – e i vari comparti (agricoltura, industria, costruzioni, commercio e servizi) e numeri alla mano arriva a questa incredibile cifra di quasi un miliardo di mascherine al mese. Un numero depurato nello studio del Politecnico di Torino anche dei lavoratori che in parte rimarranno in smart working per quei settori che lo consentono. «Le stime – avverte il Politecnico – tengono conto di un utilizzo riferito alle fasi lavorative con la previsione di un cambio a metà giornata, tipicamente per la pausa di pranzo, in coerenza con le buone pratiche di utilizzo delle mascherine che prevedono un uso di circa 4 ore e di non reindossare la mascherina una volta tolta».
Alle mascherine si dovranno aggiungere quasi mezzo miliardo di guanti al mese (38 milioni solo il Piemonte)e quasi 2 milioni di termoscanner per misurare la temperatura (175mila la stima per il Piemonte del Politecnico) sempre se questi dispositivi diventeranno anch’essi obbligatori per gli ambienti di lavoro. 
Fabbisogni che sembrano difficili se non impossibili da soddisfare. Anche perchè per l’acquisto sui mercati internazionali ormai c’è una grande competizione tra tutti i Paesi (a esempio la Baviera ha appena reso obbligatorio l’uso delle mascherine). Addirittura ieri il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti ha detto che serviranno anche per i bambini: «Nella fase due probabilmente sarà necessario per i bambini indossare guanti e mascherine, dobbiamo abituarli».
In attesa di indicazioni più precise dal Comitato tecnico scientifico e dalla task force di Colao il commissario Domenico Arcuri e Invitalia stanno lavorando da giorni alla produzione nazionale di mascherine grazie agli incentivi per le riconversioni: sono già 80 le aziende che hanno visto approvata la loro domanda per quasi 30 milioni di agevolazioni concesse (sui 50 complessivi) per una produzione giornaliera che si aggira sulle 3 milioni di mascherine al giorno: 2,5 milioni di quelle chirurgiche e altre 500mila tra mascherine filtranti Ffp2 e Ffp3 destinate agli operatori sanitari. 
Una maxi operazione di riconversione produttiva che riguarda imprese di vario genere che consente al momento di avere una produzione nazionale extra di 100milioni di mascherine circa al mese. Un numero importante ma non sufficiente per tutto il mondo produttivo.