Corriere della Sera, 21 aprile 2020
Cosa succede ora al calcio giovanile?
Il movimento Il calcio dilettantistico e giovanile continua a rappresentare il principale movimento sportivo in Italia. Nel 2017-2018 si contavano 1.045.565 calciatori, tesserati per 12.350 società, mentre il numero totale di squadre ammonta a 66.025
Lombardia guida A livello regionale, in termini di calciatori tesserati Lombardia (182.449), Veneto (108.692), Lazio (95.167), Toscana (84.449) ed Emilia Romagna (84.204) rappresentano il 53% del totale
No ai campionati I tornei tra squadre giovanili dilettantistiche e quelli tra le Under di squadre professionistiche sono annullati: non prevedono promozioni e retrocessioni. Solo il campionato Primavera (Under 19) resta in attesa
«Domani, ore 17, lezione di rabona». L’allenatore dà i compiti per casa. E per stimolare la competizione e affinare la parte tecnica fa ripassare in videochat il gesto tecnico tipico di Maradona. Seguono dibattito e immancabili sfottò da spogliatoio. È solo un minuscolo spaccato della quotidianità dei giovani calciatori del vivaio di un club di serie A, alle prese con l’allenamento a distanza, ora che anche i campionati nazionali giovanili professionistici, dopo quelli dei dilettanti, sono stati annullati (a parte la categoria Primavera, che resta ancora in attesa).
«Annullare la stagione è stata una scelta sofferta però responsabile – premette Vito Tisci, presidente del settore giovanile e scolastico della Federcalcio —. Adesso pensiamo a ripartire e a programmare la ripresa, puntando sulla formazione online: il nostro ruolo sociale resta importantissimo».
E molto delicato, considerati i dati sull’abbandono del calcio da parte dei minorenni, circa 40 mila in meno nell’ultimo decennio (attorno al 5%), anche tra quelli più quotati, già nel giro delle Nazionali giovanili: «Ora che lo sbocco professionistico rischia di venire rallentato dalla crisi, la situazione può peggiorare – spiega Maurizio Viscidi, coordinatore tecnico delle giovanili azzurre —. Però tutto questo può rappresentare anche un’occasione di rilancio per i vivai, dato che le società saranno portate a valorizzare di più quello che hanno già in casa».
Oggi gli avversari dei giovani calciatori si chiamano pigrizia, frigorifero, smartphone e playstation. E il timore di un ulteriore incremento dell’abbandono è ben presente, sia in Figc che nei club. Ma non è certo il pensiero prevalente tra dirigenti, psicologi, e allenatori: «Ci siamo concentrati sullo smart training – spiega Claudio Gabetta, tecnico dell’Under 17 del Parma dopo una lunga esperienza alla Juve – : facciamo due allenamenti a settimana con il preparatore atletico e il terzo lo dedichiamo alla video analisi. Per tenere viva la parte ludica incentiviamo sfide tra i ragazzi, come quella di core stability lanciata sui social da Diego Godin. Abbiamo chiesto ai ragazzi anche di compilare una scheda sul loro giocatore ideale, allegando dei video: ne è uscita una componente emozionale che è fondamentale per tenere vivo il gruppo e le sue motivazioni. Non è un momento facile per nessuno, ma il senso di responsabilità dei ragazzi mi ha colpito».
Attraverso l’iniziativa «Noi giochiamo in casa» lanciata su figc.it, la Federazione aiuta i ragazzi a pensare come atleti attivi e a giocare di squadra anche in famiglia. Attenzione quindi allo stile di vita e all’alimentazione, alla riorganizzazione di tempo e spazio. Tra i testimonial ci sono Christian Manfredini, ex ala del Chievo e Josefa Idem, plurimedagliata nella canoa e psicologa dello sport. Le esercitazioni con la palla non sono incentivate, perché c’è il timore che i ragazzi si possano fare male o non abbiano tutti un ambiente adeguato per metterle in pratica.
Le società però ricevono pressanti richieste dalle famiglie per mantenere attivi i ragazzi. E si attrezzano. A Pordenone, dove si sogna la promozione in A, c’è il vivaio forse più dinamico del momento, con dodici giovani talenti passati nelle ultime stagioni a squadre della massima serie e altri pronti a seguirli: «Recuperiamo i giochi poveri – spiega il responsabile Denis Fiorin – come quelli con la pallina di gomma in casa. Facciamo gare di palleggi o altro. I ragazzi fanno conferenze coi giocatori della prima squadra, tempestandoli di domande. I dati dell’abbandono sono drammatici, ma credo che i giovani calciatori, quando torneranno sul campo dopo tanto tempo, apprezzeranno di più tutto quanto».