Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  aprile 21 Martedì calendario

Il primo Ramadan a moschee chiuse

Dopo il Muro del Pianto e Piazza San Pietro senza fedeli, anche la religione islamica si appresta a celebrare una delle sue più importanti ricorrenze nel deserto dei propri luoghi di preghiera. Tra giovedì e venerdì, per quasi due miliardi di persone nel mondo, inizia il Ramadan. Per i musulmani l’emergenza Coronavirus ha stravolto le celebrazioni, in quello che viene definito, per la prima volta nella storia, un Ramadan a moschee chiuse. Nel tentativo di fermare il contagio, i paesi a maggioranza islamica hanno adottato la linea dura: gli affollati e brulicanti souq e bazar si sono svuotati per garantire il distanziamento sociale, così come negozi e centri commerciali; norme severissime regolano le uscite di casa, dove a una sola persona è consentito andare a fare la spesa. In questo Ramadan l’attenzione è soprattutto per le moschee, tassativamente chiuse, a cominciare da quelle delle città sante di Medina e La Mecca. Le porte sono sbarrate per le cinque preghiere giornaliere.
I GOVERNI
I governi, in raccordo con le autorità religiose locali, hanno vietato tutte le celebrazioni religiose pubbliche del Ramadan. L’iftar, cioè la rottura del digiuno, dovrà essere svolto nelle proprie abitazioni. Si tratta di un momento carico di significato, in cui è prevista una preghiera ed è consentito bere un sorso d’acqua e mangiare tre datteri, prima di iniziare la cena.
Moschee chiuse pure in Iran, capofila dell’islam sciita, così come voluto da Ali Khamenei, la guida religiosa suprema. Ma non mancano le eccezioni. Nonostante il parere contrario della comunità scientifica, il Pakistan ha deciso di riaprirle per il Ramadan. E c’è molta preoccupazione per le comunità islamiche nei paesi europei più colpiti: il timore è quello di preghiere e cene organizzate clandestinamente. Adnan Sharia, consulente per l’University Hospital di Birmingham, ha lanciato l’allarme, sostenendo che il Sistema sanitario nazionale britannico rischia il collasso se ci fosse un ulteriore aumento del contagio in concomitanza con il Ramadan. Negli Stati Uniti lo scontro diventa politico. Il presidente Trump ha ritwittato il post di Paul Sperry, commentatore politico conservatore, che aveva scritto: «Vediamo se le autorità applicano l’allontanamento sociale per le moschee durante il Ramadan, come hanno fatto per le chiese durante la Pasqua». Il riferimento è agli stati guidati da governatori democratici, come Kansas e Kentucky.