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 2020  aprile 20 Lunedì calendario

La partita di calcio durata 108 giorni

Pare che i cinesi ci giochino già nell’XI secolo A.C., in realtà è un addestramento per le truppe dell’imperatore. L’abilità consiste nel calciare una cosa rotonda imbottita di piume e capelli in una buca, la primogenitura regge solo in quanto l’esercizio deve essere eseguito unicamente tramite i piedi, la Fifa comunque lo ha riconosciuto come il più antico gioco riconducibile al calcio moderno. Anche perché Cina e Giappone si sfidano, ognuno con le proprie regole, il cinese Cuju contro il giapponese Kemari, in qualche modo più tecnico in quanto viene praticato in spazi molto più ristretti con i giocatori disposti a cerchio che si passano la palla senza lasciarla cadere a terra. 
Non ci sono tracce di risultati e tempi di gioco, di certo i più talentuosi diventano già allora dei veri miti, venerati e onorati a palazzo come eroi di guerra. Dire che nel frattempo siano passati qualcosa come tremila anni mette quasi i brividi, però la palla ha continuato a girare e si è anche data una regolata fino al suo personalissimo trionfo il 24 ottobre del 1857 con la nascita dello Sheffield Football Club. Su questo dubbi non ce ne sono. O meglio, anche qui la storia la fa lunga, già nel 1600 nei college e nelle università le classi si sfidano tra loro e poiché le camerate sono composte da dieci studenti, la sfida è undici contro undici in quanto i maestri si schierano in porta. Regole miste, la palla si può giocare anche con le mani, giusto per far capire di cosa si trattasse. 
Ma poi un bel giorno irrompono sulla scena Nathaniel Creswick e William Prest due soci dello Sheffield Cricket Club che si sono stancati di prendere a bastonate una palla di piccole dimensioni e partono con la svolta epocale. Creswick è proprietario di una serra, il 24 ottobre 1857 raduna lì qualche altro socio, butta giù alcune regole, elimina l’eventualità di toccare la palla con la mano, traccia le dimensioni del tempo, della porta, del campo, della palla e via, si comincia. Primo stadio la serra di Mr Nathaniel Creswick.
Essendo l’unico club in circolazione, lo Sheffield disputa le partite con formazioni composte dagli stessi soci, scapoli contro ammogliati, proprietari contro operai, alti contro bassi, dalla a alla emme contro dalla enne alla zeta, la faccenda però prende piede e nel giro di poco, anzi pochissimo, dopo nemmeno cinque anni esistono già 15 club tutti nell’area di Sheffield che vengono invitati a Londra per mostrare la loro abilità e gli spettatori, già numerosi, si emozionano quando vedono i giocatori colpire la palla con la testa. Incredibile!
Dunque, a questo punto occorre precisare che lo Sheffield Football Club non ha mai vinto un beato niente in tutta la sua centenaria storia calcistica e attualmente milita nella Nothern Premier League Division One South, che corrisponde indicativamente alla ottava categoria del calcio inglese. Il suo lento declino, se così si può definire, inizia nel 1885 con l’introduzione in Inghilterra del professionismo, tutti i club di Sheffield, non solo lo Sheffield Football Club, non riescono a reggere la concorrenza di Aston Villa, Nottingham Forest e Notts County che pagano e si assicurano i migliori calciatori. Però quando si presenta l’occasione, un altro club di Sheffield entra nell’albo dei record. Succede allo Sheffield Wednesday, fondato nel 1867, uno dei club che si esibiscono in città.
La gara dell’undicesima edizione del campionato fra Sheffield Wednesday e Aston Villa, 26 novembre 1898, è davvero un avvenimento unico. Ci sono pochi dettagli di cronaca di quella gara in quanto il protagonista principale diventa subito l’arbitro Aaron Scragg chiamato a dirigere un incontro di vitale importanza per l’assegnazione del titolo. In un primo tempo le notizie sui giornali sono tutte contro di lui, additato come il colpevole principale di quanto è successo. Scragg, a causa di impicci mai veramente chiariti, arriva con un ritardo di 45 minuti sull’orario ufficiale dell’inizio della gara. Qualcuno dice che il motivo sia stata una tremenda litigata con la signora Scragg che gli ha fatto perdere la coincidenza, di fatto il treno arriva a Sheffield quando la partita doveva già aver chiuso il primo tempo. Scragg si cambia in fretta e furia e si presenta in campo quando il cielo di Sheffield è già sul grigio scuro, tanto che dopo poco più di un’ora si vedono solo ombre. La gente sugli spalti protesta, sono in ventimila, i calciatori in campo vanno a spanne e Scragg decide di porre fine a quell’incresciosa situazione sul 3-1 per lo Sheffield. Con una decisione ferma e inconfutabile fischia l’interruzione dell’incontro al minuto 79 e 30 secondi per buio conclamato scatenando un caos pachidermico. 
Intanto arriva un richiamo ufficiale all’arbitro Scragg che non fa cenno al litigio con la moglie, se mai ci sia stato, ma incolpa le ferrovie inglesi di canonici ritardi. Risposta piccata delle linee ferroviarie di Sua Maestà, meglio sospendere, per lui solo una nota di biasimo e la richiesta di fare più attenzione agli orari dei treni. Poi ci sono quelli dell’Aston Villa che non ne vogliono sapere dell’omologazione del risultato in quanto mancano dieci minuti abbondanti alla conclusione canonica della gara. A quel punto la federazione inglese decide che i mancanti 10 minuti e trenta secondi verranno giocati, decisione mai avvenuta prima e data assolutamente incerta. I due club non si mettono d’accordo sul giorno, l’orario, il campo, sul nome dell’arbitro e come verrà ripreso il gioco, i tifosi paganti di quel 26 novembre vogliono entrare gratis. La federazione inglese rompe gli indugi, i restanti 10 minuti e trenta secondi si giocano all’Olive Grove, 13 marzo 1899, arbitra ancora Scragg che ha promesso che si presenterà in anticipo. In quei restanti minuti lo Sheffield Wednesday segna il quarto gol ma il suo destino non cambia, retrocede e il titolo vai agli acerrimi rivali dello Sheffield United. 
Resta il record tutt’ora imbattuto della partita più lunga della storia del calcio, 108 giorni fra il fischio d’inizio e quello finale di Aaron Scragg, forse a causa della signora.