La Stampa, 20 aprile 2020
La quarantena di Matteo Berrettini
Su Instagram Matteo Berrettini e la sua fidanzata e collega Ajla Tomlianovic sembrano usciti da un film Anni 70, liberi e decisamente belli sullo sfondo di una Florida felice. Purtroppo la realtà, anche per il nostro miglior tennista (n.8 Atp) è quella di un catastrofico B movie.
Berrettini, come va dall’altra parte dell’Atlantico?
«Sono più fortunato rispetto a voi, perché qui a Boca Raton (dove abita la Tomljanovic, ndr) riesco ad allenarmi. In giardino abbiamo pesi e bilancieri, ci siamo costruiti una palestra artigianale. A giocare andiamo in una casa privata dove non abita nessuno, isolata e perfetta per questo periodo. Il pericolo è di ripetere le stesse cose tutti i giorni».
Come vede il futuro del tennis?
«Complicato. Per me sarà lunga, quindi bisogna gestirsi bene. Il tennis è uno sport facile perché non c’è contatto, ma ti obbliga a viaggiare, e questo lo rende problematico. E non si può neanche dire: tu vieni da una nazione e puoi giocare, tu da un’altra e non puoi. Occorre aspettare che la situazione si stabilizzi prima di capire se, quando e come si giocherà».
Parliamo del come: a porte chiuse, come vuole fare il calcio?
«Sia per noi sia per gli spettatori sarebbe importante avere qualcosa da guardare. Una passione da coltivare, nel limite delle regole, in un periodo così difficile. Il bello del tennis è avere il pubblico, sul campo e in tv, ma se si in campo potranno starci solo in due, pazienza, bisognerà accontentarsi».
Scelga un torneo da salvare.
«Roma. Giocare anche gli Us Open e Parigi sarebbe bello, ma non so se avrebbe un senso salvare uno o due tornei. Meglio inventarsi dei tornei "regionali"e ripartire l’anno prossimo».
L’idea degli Internazionali in versione indoor e a Milano o Torino le piace?
«Su due piedi: più riusciamo a giocare, meglio è. Giocare a Milano o Torino non sarebbe il finimondo, e farebbe bene anche all’economia».
Appoggi la racchetta: da cittadino che idea si è fatta della gestione dell’emergenza?
«Difficile dare un giudizio. Un’emergenza così nessuno l’aveva mai vissuta. Parlo con i miei genitori, mi dicono che in Italia è dura. Gli Usa sono un paese enorme, c’è un presidente, ma ogni stato ha le sue regole. In Florida hanno riaperto spiagge e parchi mentre a New York ci sono più di 30 mila morti e la situazione è terribile».
Fra lei e Ajla chi è più ottimista?
«Io: pensi come siamo messi… Però stare con qualcuno persino meno ottimista di te aiuta, ti insegna a vedere il lato migliore delle cose».
Come va la convivenza?
«È tosta. Scherzo… Di solito ai tornei ci vedevamo per cena, adesso sono 24 ore al giorno, abbiamo bisogno dei nostri spazi. Ci stanno anche le litigate: servono per conoscersi meglio. Io credo molto ai rapporti in cui si condividono cose forti, se non arrivi mai ad un contrasto è difficile. Lo diceva anche Freud, no? Se due persone la pensano sempre nello stesso modo, vuol dire che c’è uno che pensa per tutti e due».
Appassionato di psicoanalisi?
«Sì, mi affascina capire come funziona la mente. E mi conquistano le persone che sanno scoprire qualcosa dal nulla, superando i limiti conosciuti».
Parliamo di psicopatologia della vita quotidiana: litigate per chi deve buttare la spazzatura?
«No, sul modo di allenarsi, perché abbiamo ritmi e modi diversi. La gestione della casa invece va alla grande, perché siamo disordinati tutti e due. Io, da buon italiano, sono addetto ai fornelli. Mi vengono bene i tonnarelli cacio e pepe. Meglio: diciamo che sono graditi. E per fortuna uno dei miei sponsor mi rifornisce di pasta anche qui».
Ajla non cucina?
«Per il mio compleanno mi ha preparato un piatto tipico croato, che si chiama Ćevapčići: salsicce non troppo grasse, con pane e salse. Essendo una buona forchetta, ne poso mangiare 200 alla volta».
Ad Ajla cosa piace di Matteo?
«Anche a Chris Evert ha detto che sono fedele, onesto e divertente».
E a Matteo di Ajla?
«Che è buffa, in maniera positiva, ma molto competitiva. E che sa trasmettere amore».
All ripresa chi faticherà di più, i giovani o Federer & Co.?
«I Next Gen, specie chi è più in basso in classifica. I tornei minori soffriranno di più e sarà difficile emergere. I tre grandi hanno già dimostrato di saper tornare più forti di prima dopo lunghi infortuni. Per noi giovani sarà una bella sfida. Tutti avranno voglia di giocare, mi aspetto una ripartenza molto competitiva».
Finita la quarantena ha già deciso il primo posto dove andare?
«Affitterò una grande casa per stare insieme alla mia famiglia e ai miei amici. Come si faceva prima».