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 2020  aprile 20 Lunedì calendario

L’artista che dipinge col vino

Il Dolcetto batte il Barolo, secondo l’artista. Non è, però, una degustazione: si parla di pittura. «Dipende dagli antociani che al vino conferiscono il colore», spiega Vincenzo Reda, che ha scelto di dipingere con la bevanda al posto di oli e tempere sin dai primi Anni 90: «Ci sono vini con antociani molto elevati, come il Dolcetto del nostro Piemonte che da questo punto di vista è straordinario, mentre l’uva Nebbiolo, da cui nascono il Barolo e il Barbaresco, ha un colore meno intenso».
Per l’enogastronomia Reda, nato in Calabria e presto trasferitosi a Torino insieme alla famiglia, ha una passione che non è solo artistica: è autore di numerose pubblicazioni. Il libro Di vino e d’altro ancora (Ed. del Capricorno), dedicato al critico Gino Veronelli, si è aggiudicato nel 2015 il Premio Cesare Pavese per la saggistica. Tra il 2013 e il 2016, con La Stampa sono usciti Il peperone, 35 sagre e fiere imperdibili del Piemonte e Il tartufo bianco d’Alba. Storie, territorio, ricette.
Di giorno scrittore, le notti le passa a pennellare il vino su carta, tessuto, ceramica e altre superfici: «Uso solo bicchieri che conosco ma non è folclore: è un’ossessione. Per me l’arte è ossessione, oltre alla voglia di arrivare a qualcuno». Nell’arco di tre decenni ha sperimentato con bottiglie da tutto il mondo: «Non ho scoperto io il colore del vino: nei secoli chissà quanti ci hanno pasticciato», dice. «Ho cominciato nel 1993, ispirandomi alle macchie cadute sopra un bigliettino da visita di Aldo Novarese, il più grande disegnatore di caratteri del XX secolo, che lavorava alla Fonderia Nebiolo di Torino. Nel 1997 l’amico Luigi Veronelli vide i miei lavori e mi spinse a metterli in mostra: avvenne per la prima volta a Capoliveri, all’Isola d’Elba, l’anno successivo».
Poi le opere di Reda sono volate ovunque: in India, a Nuova Delhi, e negli Stati Uniti. Nel New Hampshire il pittore torinese ha lasciato traccia con un dipinto sulla parete di un locale. La sua scacchiera di vino su cristallo è stata utilizzata per le Olimpiadi di scacchi di Torino nel 2006.
Oltre che per la rivista di settore Barolo & Co., Reda scrive per Focus Storia. Nel 2011 ha pubblicato con Newton Compton 101 storie maya che dovresti conoscere prima della fine del mondo, libro ristampato per Gruner-Mondadori e distribuito l’anno dopo da Focus Storia. Prossimo progetto: un «ankh», simbolo egizio della vita, al Parco d’Arte Quarelli di Roccaverano (At). Sei metri, inciso nel terreno, sarà visibile dall’alto e cambierà con le stagioni.