Corriere della Sera, 19 aprile 2020
I numeri sui morti nelle Rsa
Il bollettino purtroppo si aggiorna di continuo, la strage silenziosa dei nonni d’Italia non si ferma. L’Istituto superiore di sanità ha reso pubblico il terzo rapporto sul contagio da Covid-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie in Italia. I dati si riferiscono a un campione di 1.082 strutture, il 33 per cento di quelle contattate (3.420). Ebbene, l’Iss ha scoperto che dal primo febbraio al 14 aprile 2020 in queste strutture ci sono stati in tutto 6.773 decessi tra i residenti. E nel 40,2 per cento dei casi (2.724 su 6.773), ecco il dato terribile, le morti sono avvenute con infezioni da Covid o con manifestazioni simil-influenzali: più di 1.600 solo in Lombardia (su 3.045 decessi totali), circa 300 (su 520) in Emilia-Romagna. Sono numeri enormi perché, lo ripetiamo, stiamo parlando di un campione pari a un terzo delle strutture contattate. I 2.724 decessi con infezioni da Covid «certificate» (364 positivi al tampone) o manifestazioni simil-influenzali (2.360) sono dunque tantissimi, in rapporto agli oltre 23 mila morti complessivi registrati fin qui in Italia. Tanto lavoro c’è ancora da fare, se si pensa che il rapporto si limita a una porzione del numero completo di Rsa (4.630) e che queste comunque sono strutture dove operano medici. Mancano numeri precisi sull’altro universo, quello delle case di riposo, dove i medici spesso non arrivano e il cui elenco sfugge perfino ai Comuni che devono dare le autorizzazioni. Per non parlare del sommerso.
I 3.045 decessi della Lombardia rappresentano il 45 per cento rispetto ai 6.773 totali; il Veneto in questa triste classifica segue con il 16,1 per cento, poi c’è il Piemonte con il 10,1. Ma vediamo nel dettaglio.
Milano e la Lombardia
Sono 2.273 gli anziani milanesi residenti nelle case di riposo contagiati dal coronavirus. Un numero che assume valore se messo in rapporto col totale dei positivi in provincia di Milano, 15.546. Vuol dire che tra tutti gli ammalati di Covid-19 finora scoperti tra la metropoli e l’hinterland, quasi uno su sette è ospite di un istituto per la terza età. A questi vanno aggiunti i deceduti, una cifra enorme: erano 1.022 all’8 aprile, sono saliti sopra i 1.300 ieri. Morale: su circa 16 mila pazienti totali nelle Rsa, 1.300 morti e oltre 2.200 contagiati indicano che l’argine alla malattia è stato basso o nullo. Analizzando i dati sulle altre zone della Lombardia, quello che più colpisce è relativo a Bergamo. Su oltre 10 mila contagiati, i residenti nelle Rsa sono una quota minima, appena 173. È prematuro trarre conclusioni, ma la prima impressione è che in alcune province gli anziani nelle Rsa siano stati protetti meglio.
I dati e le inchieste in Veneto
Sono già 391 le vittime del Covid-19 nelle 330 case di riposo del Veneto. Lo rivela l’ultima ricognizione della Regione, che ha quasi ultimato tamponi e test rapidi su ospiti e operatori. Sono stati sottoposti a screening 26.368 anziani rispetto al totale di 34.355 e sono risultati positivi al virus 1.993, il 5,8 per cento. «Il tasso di mortalità tra gli 80 e gli 89 anni nel Veneto è del 16%, contro il 31,3 di media nazionale», precisa l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin. Intanto le Procure di Venezia, Rovigo e Padova indagano. Blitz dei Nas stanno avvenendo in tutta la regione, l’ultimo all’istituto Scarmignan di Merlara, uno dei più colpiti: 28 morti. Anche a Verona la Procura indaga dopo l’esposto del Codacons: l’istituto per anziani di Villa Bartolomea conta 35 decessi su 70 ospiti.
Vittime e contagi in Piemonte
Secondo l’ultima comunicazione dell’unità di crisi regionale, i decessi per Covid accertati nelle Rsa del Piemonte sono ufficialmente 252, con il 40% di contagiati fra gli operatori sanitari sottoposti a tampone e il 30% di positività fra gli ospiti. Analizzando i dati di 64 case di riposo considerate «critiche» (sulle oltre 200 presenti nella provincia di Torino) dall’inizio dell’emergenza sanitaria i decessi complessivi fra gli ospiti — anche per cause ufficialmente ancora da stabilire — sono stati 203, concentrati in 17 strutture, su un totale di 356 contagiati. Fra gli operatori i casi di positività accertati sono stati 149, con un deceduto.
Il Trentino e l’Alto Adige
L’emergenza coronavirus ha colpito profondamente le Rsa del Trentino. Sono 309 i decessi registrati dall’inizio della pandemia: di questi, sono 179 i morti per Covid (145 perché il contagio è stato confermato con il tampone, negli altri 34 casi invece il coronavirus è stato certificato con una dichiarazione del medico). Ma è alta anche la cifra (598) degli ospiti risultati positivi al tampone. I numeri sono più contenuti nelle case di riposo di Bolzano, dall’inizio dell’emergenza i decessi sono stati 91 e 270 gli ospiti risultati positivi al Covid-19. Altri 33 sono stati trasferiti in ospedale.
Le Rsa trentine devono fare i conti con il personale decimato, in particolare nelle case di riposo di Ledro e Pergine. Nel 25 per cento delle strutture l’organico è dimezzato e in alcune si registrano defezioni fino all’80 per cento. Sono oltre cento gli infermieri e gli Oss che si sono ammalati. A Bolzano sono 218 gli operatori sanitari risultati positivi al Covid. Secondo il report dell’Istituto superiore di sanità, che mette sotto la lente le 54 residenze pubbliche e convenzionate della Provincia di Trento, la regione ha il tasso di mortalità per Covid-19 più alto d’Italia rispetto al numero dei residenti nelle strutture (il 6,9 per cento). «Una strage» attacca il Codacons, che ha depositato due esposti sollecitando l’intervento della magistratura. La Procura di Trento ha aperto un’inchiesta conoscitiva e ha incaricato i carabinieri del Nas per gli accertamenti.
Il bilancio in Emilia-Romagna
All’Istituto Sant’Anna e Santa Caterina di Bologna, dopo il decesso di 18 anziani, ieri finalmente si sono registrate le prime due guarigioni e l’avvio dei test sierologici per tutti. Già 15 i positivi asintomatici isolati. Nelle 114 strutture della regione contattate dall’Iss ci sono stati 300 morti per Covid o con sintomatologia compatibile: solo nel bolognese le vittime in residenze per anziani sarebbero 107 da febbraio; nelle case di riposo del modenese fino al 10 aprile si contavano 58 morti.
La Toscana e il Centrosud
Sono ad oggi 168 le vittime del coronavirus nelle 322 Rsa pubbliche e private della Toscana su 14.730 ospiti. L’azienda sanitaria regionale delle Marche ha registrato invece 118 decessi nelle circa 300 Rsa rispetto ai 795 morti complessivi. Va meglio in Umbria (solo 2 decessi per sospetto Covid nelle Rsa dell’orvietano). Nel Lazio, invece, secondo un bilancio provvisorio le vittime nelle Rsa sono 43 tra Roma, Frosinone e Viterbo. Solo negli istituti Villa del Rosario e Bellosguardo, a Civitavecchia, ci sono stati 26 decessi. Zone rosse sono state istituite a Nerola, Contigliano e Celleno. Da ieri blocco anche a Campagnano di Roma dopo la scoperta di un cluster presso il centro di riabilitazione Santa Maria del Prato. In Puglia vanno ricordati i 3 morti a Canosa nella Rsa San Giuseppe e le 12 vittime a «La Fontanella» di Soleto (Lecce). Su 3.258 cittadini contagiati, 800 sono nelle case di riposo: uno su 4. Eppoi ci sono, in Campania, i tre ospiti morti nella casa di riposo privata La Casa di Mela nel quartiere Fuorigrotta a Napoli, i 9 deceduti nella Rsa Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia (sempre Napoli) e i tre della Rsa Fondazione Juventus di Sala Consilina. Dieci persone che si trovavano al Centro Minerva di Ariano Irpino sono morte dopo essere state trasferite in ospedale. A Villa Margherita, a Benevento, due pazienti sono morti all’interno della struttura e altri cinque dopo il ricovero in ospedale. Pure tra le 60 case di riposo del Molise si contano vittime anziane: 5 a Cercemaggiore e 2 ad Agnone. Tutti tra gli 80 e i 96 anni. Anche la Calabria conta i suoi morti: 19 solo alla Domus Aurea di Chiaravalle (Catanzaro).
La Sicilia e la Sardegna
Il caso più eclatante in Sicilia è quello della Rsa Villa delle Palme di Villafrati, il paese del Palermitano dichiarato zona rossa: 12 vittime. In tutto sono 40 gli anziani morti in Sicilia tra Rsa e case di cura, ma sono ancora in corso gli esami per stabilire se si è trattato di Covid. In Sardegna, su 86 decessi da coronavirus, più della metà sono avvenuti nelle case di riposo. La Regione afferma di non avere dati ufficiali aggregati, ma lo si può desumere dal numero dei decessi comunicato in sole 5 delle oltre 70 strutture per anziani operative nell’isola. Quattro delle residenze sono in provincia di Sassari: nel capoluogo si contano almeno 28 anziani morti fra Casa Serena e San Nicola; 6 a villa Gardenia nel vicino centro di Ossi; 2 nella Sant’Agnese di Fertilia; 9 alla Divina Provvidenza di Sanluri (provincia Medio Campidano). Il totale fa 45. Le Procure di Cagliari e di Sassari hanno aperto un fascicolo. Ma preoccupa anche il numero dei contagiati che sull’isola è di 1.198, due terzi dei quali (789) concentrati nella provincia di Sassari e in massima parte fra ospedali e residenze per anziani. Le difficoltà nella gestione dell’emergenza emergono anche dai pochi test fatti: 14.087, il numero più basso in Italia in rapporto alla popolazione; per effettuare i tamponi nelle case di riposo sono intervenuti reparti dell’esercito inviati da Roma. Eppure, il governatore Christian Solinas è ottimista. Annuncia un ambizioso ma contestato progetto (se ci sarà una fase 2 con la riapertura degli alberghi) per controllare con test rapidi gli arrivi dei turisti: a luglio e agosto anche 20 mila sbarchi al giorno fra porti e aeroporti. E punta a far diventare la Sardegna «la prima regione Covid-free d’Italia». Ci riuscirà?
Fabrizio Caccia, Massimo Massenzio, Michela Nicolussi Moro, Alberto Pinna, Dafne Roat, Alessandra Testa