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 2020  aprile 19 Domenica calendario

Insulti, pugni e sassi contro le filiali

L’ultimo caso, vicino a Varese. Erano in due, marito e moglie, commercianti. Chiedevano uno scoperto di 5 mila euro sul conto. «Ma purtroppo non potevamo concedergli quel prestito, non c’erano le condizioni. Ho provato a spiegarglielo, capisco la preoccupazione di questo periodo, però il tono è diventato subito insostenibile». Insulti. Pugni allo sportello. Minacce. Calci alla porta. E poi, ancora, grida fuori dalla banca. Sembrava finita lì. Se non fosse che il direttore della filiale, intervenuto per dare man forte al collega, alla fine della giornata di lavoro ha fatto una scoperta: squarciate le 4 ruote della sua auto. 
Sono bancari sotto pressione. Sotto assedio. Sotto stress. Da domani incomincia una settimana difficile. Perché incomincia all’insegna di un grande equivoco nei giorni tragici del coronavirus: quel prestito da 25 mila euro garantito dal governo ai piccoli imprenditori non è esattamente da 25 mila euro. È, invece, fino ad un massimo di 25 mila euro. Il parametro decisivo sono i ricavi autocertificati sull’ultimo bilancio. Il prestito non potrà superare un quarto di quella cifra. Per fare un esempio: se nel 2019 hai messo in tasca 30 mila euro, puoi ottenere 7 mila 500 euro. Sempre a patto che non ci siano pregiudizi nei tuoi confronti. Ovvero: che tu non sia considerato «inaffidabile». Per altri prestiti non ancora onorati. 
In una banca di Collecchio un artigiano è entrato chiedendo di prelevare 1200 euro, ma non aveva quei soldi sul conto. Quando la cassiera gli ha fatto notare che non era possibile, ha perso il controllo. Dopo gli insulti, accompagnato alla porta, ha iniziato a prendere a sassate la filiale. «Con grosse pietre», specifica chi è intervenuto. Fino a quando ha mandato la vetrata in frantumi. 
A Gallarate un correntista insofferente alle code causate dalle norme del «distanziamento sociale» ha iniziato a sputare in faccia a tutti, compreso lo sportellista accorso per tentare di riportare la calma. «Ho il virus!», urlava. E sputava. Stessa scena, quasi identica, ad Aversa, dove un correntista esasperato ha iniziato spintonando e ha finito coll prendere a botte il sindaco Alfonso Golia che, casualmente, passava di lì e chiedeva il rispetto delle distanze di sicurezza. Il caso più noto è quello di Bari. Perché è stato ripreso in diretta da un balcone e rilanciato su Facebook. Marito e moglie, entrambi al lavoro in un piccolo negozio di bomboniere chiuso dall’11 marzo, si sono presentati in banca per chiedere un prestito. Anche soltanto 50 euro. Ma la banca era chiusa. Lui ha iniziato a prendere a calci la saracinesca, lei urlava disperata: «Siamo senza soldi! Fate schifo! Lo Stato fa schifo. Come dobbiamo fare? Come facciamo a vivere? Non abbiamo più niente in casa, vi prego venite a vedere nella mia cucina, non abbiamo più neanche la farina. Mia madre è un mese che non prende le medicine, vogliamo solo mangiare». Due guardie hanno cercato di calmarli, un passante ha regalato 50 euro a testa. I due se ne sono andati via furibondi, urlando ancora contro quella filiale chiusa: «Fate schifo! Vi nascondete lì dentro. Voi avete lo stipendio, ma noi non sappiamo neanche quando potremo riaprire». 
Domani inizia una settimana difficile. Mattia Pari, dirigente della Federazione autonoma bancari e segretario nazionale, dice: «A chi lavora in banca dispiace vedere la disperazione negli occhi della clientela. Vorremmo fare di più, ma ci sono delle regole e abbiamo le mani legate».