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 2020  aprile 19 Domenica calendario

La Grecia contiene il virus ma l’economia crollerà

Pasqua con i tuoi, Natale con chi vuoi. Al contrario di quanto accade in Italia, i greci associano alla primavera le festività tradizionali più importanti dell’anno, da trascorrere con i parenti, spesso al paese di origine e in ogni caso in una dimensione collettiva e festosa. Quest’anno, però, la settimana santa che culmina oggi con la Pasqua ortodossa non vede grandi barbecue all’agnello in piazza o nei giardini, né processioni e fuochi di artificio: il governo ellenico ha anzi intensificato i controlli stradali e raddoppiato le multe (da 150 a 300 euro) per chi esce di casa senza motivo, per evitare il rischio di compromettere i successi nel contenimento dell’epidemia da coronavirus che hanno fatto indicare la Grecia, in questo senso, come un Paese-modello. 
Non era certo scontato che venisse lodata, come ha fatto il think tank The Bridge, come il Paese che in Europa ha reagito meglio alla pandemia: comparando le azioni di 10 Paesi in riferimento al primo insorgere del contagio e alle prime 100 infezioni, The Bridge ha promosso a pieni voti l’approccio di Atene, che «grazie a tempestive e rigide misure di contenimento è riuscita a appiattire la curva e rallentare la diffusione del virus». Anche altre società di analisi hanno rilevato l’immediatezza della risposta: cancellazione degli eventi di carnevale subito dopo il primo contagio rilevato, chiusura delle scuole il 10 marzo prima che ci scappasse il primo decesso (che 4 giorni dopo ha innescato la chiusura dei negozi e il “lockdown”). Mosse a scalare anticipate in un ordine da 15 giorni a oltre un mese rispetto a quanto fatto in altri Paesi.
Sulle sanzioni non si è scherzato: risultano alcune centinaia di arresti tra chi ha disobbedito, compresi barbieri e preti. Le misure di quarantena in hotel per chi arrivava da aree pericolose, un discreto monitoraggio dei soggetti a rischio, un buon rispetto delle regole da parte della popolazione (che ha risposto oltre le previsioni all’esortazione “Menoume stipi”, stiamo in casa!), l’emergere di reti di solidarietà e una accelerazione della digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione hanno contribuito a limitare a 2.235 i casi di contagio, con 110 morti.
Fonti del governo confermano che in questo trend virtuoso ha avuto un ruolo fondamentale l’Italia: è stata forte l’impressione determinata dal primo “lockdown” effettuato in una democrazia europea, senza il cui esempio sarebbe stato più arduo introdurre ad Atene la sospensione di vari diritti costituzionali e la chiusura anche delle chiese. Non da ultimo, hanno inciso i timori per la tenuta di un sistema sanitario penalizzato dai tagli effettuati nel decennio della crisi (all’inizio solo 557 posti operativi in terapia intensiva) e la scommessa sul tentativo di salvare la stagione turistica estiva scontando la compromissione di quella primaverile. 
Quando, alcuni giorni fa ad Atene l’edificio del parlamento è stato illuminato per tre sere con i tre colori della bandiera italiana, durante la cerimonia inaugurale il ministro degli esteri Nikos Dendias ha utilizzato parole toccanti («Uniti risorgeremo»), mentre il nostro ambasciatore Efisio Luigi Marras ha ringraziato per l’espressione di vicinanza e solidarietà e non ha esitato a raccomandare ai greci di attenersi scrupolosamente alle «chiare, tempestive e assai sagge» indicazioni del loro governo. Provvedimenti che sono stati approvati anche dall’opposizione di sinistra che ha mostrato atteggiamenti responsabili e non ha fretta né può, come altrove, cercare di far cadere il governo. Questo anche se – come successo in Corea, altro Paese abile nel contenere l’epidemia – la situazione per ora avvantaggia nei sondaggi chi sta al potere. «Vogliamo fare una opposizione lungimirante: se si tratta di tutelare la salute dei cittadini non si fanno polemiche – afferma un portavoce di Syriza – Critichiamo le risposte alla crisi economica che si profila: misure o insufficienti, come gli 800 euro di cui è stata avviata una prima distribuzione limitata, o sbagliate come i voucher per corsi professionali. E poi la debolezza nell’appoggiare un fronte euromediterraneo nella Ue, le mosse confuse e inutilmente dure verso il problema dei rifugiati, i dannosi atteggiamenti liberisti. Il tempo ci darà ragione: anche la classe media che ci ha voltato le spalle nelle elezioni dell’anno scorso comprenderà di aver sbagliato ad aver dato retta alle lusinghe di Nuova Democrazia».
Le stime dell’Fmi fanno precipitare la Grecia, la più virtuosa nella lotta al virus, in fondo all’Europa, con un Pil atteso in calo quest’anno del 10%, più del picco negativo del 9,1% del 2011. Per il capo del dipartimento europeo Poul Thomsen, l’impatto sarà più pesante che altrove per la dipendenza da settori come turismo e shipping,R e per la debolezza di Pmi e settore bancario: il debito salirà in un anno dal 179,2 al 200,8% del Pil, con un deficit primario al 5,1%, e la disoccupazione balzerà di tre punti al 22,3%.
In compenso, il nuovo Qe della Bce concede l’eleggibilità per l’acquisto ai bond greci, ora ammessi anche come strumenti di garanzia per le banche che bussano a liquidità. Per la prima volta dall’inizio della nuova crisi, in settimana Atene è tornata sul mercato dei capitali, piazzando settennali per 2 miliardi di euro al 2,02%. Si è associata alle richieste guidate dall’Italia per gli eurobond ma continua in un approccio molto collaborativo con le istituzioni europee.
Il ministro delle Finanze Christos Staikouras ha salutato con favore l’ultimo accordo raggiunto nell’Eurogruppo. Il governo ha dato un pacato appoggio all’iniziativa per gli eurobond ed è favorevole ad altri strumenti collettivi per fronteggiare la crisi. Non dice se chiederebbe prestiti non condizionati del Mes: ogni possibilità sarebbe gradita, ma sente meno urgenza di altri in proposito, anche perché si trova in una situazione anomala. Resta sotto occhiuta “post-sorveglianza” anche dopo l’uscita dal bailout e si trova in sostanza a dover ancora concordare le sue mosse. Tutto finirebbe, insomma, per rientrare in un negoziato più vasto con i creditori-sorveglianti europei.