Avvenire, 19 aprile 2020
A San Benedetto Pasolini giocò l’ultima partita
L’ultima partita di calcio giocata da Pier Paolo Pasolini fu una sconfitta. La Nazionale Artisti da lui capitanata perse 4-2 allo stadio Ballarin di San Benedetto del Tronto contro una squadra di ex glorie locali. Era il 14 settembre 1975, qualche settimana prima della tragica scomparsa del poeta avvenuta il 2 novembre, assassinato all’Idroscalo di Ostia. Un documentario, L’ultima partita di Pasolini opera prima del 39enne regista Giorgio Viozzi (prodotto da Sushi Adv con il contributo della Regione Marche e della locale Film Commission, causa Coronavirus uscirà a settembre) racconta quella gara finale, l’amore assoluto per il calcio dell’intellettuale e la San Benedetto del Tronto della seconda metà degli anni ’70, esempio italiano di località che in quel momento stava subendo una trasformazione disprezzata da Pasolini.
È una passione divorante quella del Poe- ta per il pallone. Tracce del suo sentimento si trovano negli anni giovanili di Bologna, nelle estati friulane a Casarsa e quindi a Roma. È nella capitale che nasce la squadra poi ribattezzata Nazionale Artisti. Oltre a lui giocano Ninetto Davoli, Giorgio Bracardi, Maurizio Merli, Franco e Sergio Citti e molte altre maestranze del cinema. Il montatore Ugo De Rossi smonta affettuosamente il talento del Pasolini calciatore. Il doppio passo che faceva in onore dell’antico idolo Biavati, secondo De Rossi non aveva la velocità d’esecuzione necessaria.
Un Fabio Capello quasi commosso ricorda di averlo affrontato un paio di volte a Grado e di aver passato altrettante serate in sua compagnia e della squadra a parlare di calcio e arte. Per giocare una delle due partite Pasolini annullò in fretta e furia un importante appuntamento di lavoro a Taormina. Non riusciva a stare distante dai campi di gioco. In
programma c’era pure l’iscrizione per la stagione 1976-’77 alla Terza categoria romana, ma poi il suo assassinio fece naufragare il progetto.
L’ultima partita di Pasolini Viozzi l’ha scritto assieme a Francesco Anzivino, autore di tutte le ricerche. «Protagonista del film è la sconfitta – spiega il regista– Pasolini perde la sua ultima partita di calcio e perde anche dal punto di vista intellettuale perché è stato l’ultimo ad opporsi ad uno sviluppo così frenetico dell’Italia. Perdono la città di San Benedetto e l’Italia intera che in quel periodo non ha più l’innocenza del dopoguerra». Il docufilm si chiude con una citazione pasoliniana trattaa da Il Caos: «A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco». Nel documentario si scopre inoltre che l’ultima partita potrebbe essere stata in realtà la penultima. Nell’agenda pasoliniana sono state trovate altre due gare in calendario ad ottobre, una a Milano certamente annullata. Ma gli autori hanno trovato in archivio un piccolo ritaglio di giornale che annunciava la presenza dell’intellettuale con la Nazionale Artisti al campo di Nettuno. L’attore Livio Lozzi, uno dei factotum della squadra, ha il vago ricordo di avere affrontato un giovane Bruno Conti. Resta dunque il piccolo mistero se l’ala sinistra Pasolini abbia mai incrociato sulla stessa fascia il Bruno Mundial.