Il Messaggero, 19 aprile 2020
Banche, timori sulla corsa delle imprese agli sportelli
Il ping pong fra governo e banche sulla fluidità dei finanziamenti alle imprese previsti dal decreto liquidità sta provocando tensione. Due episodi a Roma (San Lorenzo e Magliana), due a Milano e uno a Collecchio di intemperanze verso le filiali di grandi banche italiane per i ritardi nell’assegnazione del prestito sono segnali inquietanti. Il Viminale ieri è intervenuto sui Prefetti affinché assicurino massima attenzione e vigilanza agli sportelli, dopo la richiesta dei sindacati guidati da Fabi di «rafforzare la sicurezza sociale, a tutela della sicurezza di chi si trova sui posti di lavoro e della clientela bancaria tutta». La nota deli sindacati incalza: «Alcune banche non sono ancora pronte, monitoreremo costantemente la situazione sull’intero territorio nazionale e denunceremo prontamente situazioni critiche e pericolose, così come faremo i nomi delle banche che effettivamente si riveleranno impreparate».
Dal canto loro, le banche non ci stanno a prendersi la croce delle responsabilità per i tempi lunghi nella concessione dei prestiti, sia i 200 miliardi garantiti da Sace sia il plafond di 7 miliardi del Fondo di garanzia. «Le banche continuano a lavorare in una situazione di grande complessità», spiega Antonio Patuelli, presidente Abi, c’è una doppia «emergenza, la prima per il virus e la seconda per tutto quello in più che stiamo facendo, dalle moratorie concordate con imprese e sindacati fino allo scorso 6 marzo, al decreto Cura Italia del 17 marzo fino al decreto dell’8 aprile entrato in vigore martedì della scorsa settimana».
Eppure ci sono complessità organizzative interne agli istituti che stanno rendendo farraginose le procedure. Da documenti delle autorità consultati dal Messaggero, emerge che solo da mercoledì 22 tutti gli sportelli delle grandi banche saranno in grado di accogliere e portare avanti le pratiche di finanziamenti. Gli istituti più piccoli invece, data la flessibilità insita nella dimensione, sarebbero già pronti.
L’ALLEGATO
Domani comincia la settimana cruciale perché si formeranno lunghe code agli sportelli, ed è possibile che gli addetti dei grandi istituti non siano ancora in grado, per le ragioni dette sopra, di soddisfare le richieste per cui è possibile che i richiedenti decidano di indirizzarsi verso gli istituti minori. D’altro canto, questi ultimi sono più abituati a lavorare con il Fondo di Garanzia e hanno attivato le procedure e già caricato i moduli di richieste online (sul proprio sito) per la clientela. In questo caso l’incognita riguarda la lunghezza delle code che si possono formare rendendo problematico il servizio.
Poi ci sono le difficoltà, dettate dai giorni del virus, per i clienti con le loro problematiche che allungano i tempi di valutazione del singolo caso. Comunque da una parte e dall’altra si avverte un’avversione alle procedure online: le banche che sono già partite, gestiscono tutta la procedura in rete, via pec o con un indirizzo di posta elettronica, senza l’incontro in filiale. Ma non tutti i clienti sono a abituati a fare tutto online. Molti sono avvezzi a recarsi in filiale e parlare con il responsabile dell’ufficio commerciale o crediti, a seconda dell’organizzazione dell’istituto.
Perciò anche quando la macchina del credito sarà partita dovunque, resta alto il rischio di affollamenti davanti alle filiali: ondate eccessive di richieste, in un momento dove la presenza di personale in banca è notevolmente ridotta (in base all’accordo fra Abi e i sindacati sulle misure di sicurezza introdotte a favore dei dipendenti) negli istituti si lavora a turni. Inoltre, a rendere più difficoltoso il processo, si potrebbero creare ingolfamenti delle linee telefoniche per i clienti che hanno bisogno di ricevere approfondimenti.
Infine, anche per chi vanta una consuetudine dell’operatività online, potrebbero insorgere difficoltà di comprensione delle procedure online, visto che la modulistica è spesso complicata per alcune categorie di clienti. Un esempio per tutti: il modello allegato 4 bis per l’accesso alla garanzia del fondo Mcc prevede l’inserimento di dati tra i quali il fatturato, l’attivo di bilancio e il codice Ula (Unità lavorative annua), dati che spesso i clienti non conoscono. Ci vuole l’aiuto di un commercialista che al tempo del lockdown non è semplice reperire. Poi c’è carenza di informativa: la gran parte dei clienti pensa di poter accedere a finanziamenti da 25 mila euro senza nessun elemento di valutazione da parte della banca che invece deve esserci. Non c’è la valutazione del merito di credito ma l’istituto deve verificare la documentazione presentata (requisiti di ammissibilità) e la posizione in Centrale Rischi: queste ultime verifiche sulla situazione finanziaria del cliente a volte richiede tempo, fino a due giorni perché il cervellone informatico in Banca d’Italia è intasato sempre per ragioni legati al virus.