Ci sono momenti in cui tutto cambia.
Fino a neanche due mesi fa nessuno di noi avrebbe immaginato di trovarsi nel mezzo di un evento unico della storia dell’umanità. Ma è successo.
Nora K. Jemisin lo ha scritto in epigrafe al primo capitolo della sua monumentale Trilogia della terra spezzata: «È già accaduto dopo tutto. La gente muore. I vecchi ordini passano. Nascono nuove società. Quando diciamo: "È la fine del mondo", di solito è una bugia, perché in realtà il pianeta sta bene. Ma è così che finisce il mondo. È così che finisce il mondo. È così che finisce il mondo. Per l’ultima volta». Si apre così, con una citazione nascosta a
Gli uomini vuoti di T.S. Eliot, La quinta stagione, il primo volume della sua trilogia; il secondo, Il portale degli obelischi, è atteso per il 12 maggio. La "quinta stagione" è un lungo periodo di sofferenza e carestia per un genere umano in lotta per la sopravvivenza scatenato da grandi alterazioni ambientali. In un mondo in cui il rapporto tra gli uomini e "Padre Terra" è sempre più difficile.
N.K. Jemisin, come è solita firmarsi, è la prima e unica scrittrice della storia a vincere tre Hugo di seguito (il premio più importante per la letteratura fantastica) come miglior romanzo per tutti e tre i titoli della Trilogia nel 2016, 2017 e 2018: «Essendo donna e nera sono cresciuta con gente che mi diceva di lasciar perdere: questo mi ha spinto ancora di più ad andare avanti».
Dove si trova in questo momento?
«Sono a New York, a Manhattan e fuori è il deserto.
Molte persone hanno deciso di uscire quando il lockdown era ancora volontario e adesso ne paghiamo le conseguenze. L’America è piena di gente egoista».
Quello che più mi preoccupa, da europeo, è la fila di persone che va a comperare armi invece di cibo...
«Esatto: è una cosa che può spiegare molto di questo paese e la radice di tutto ciò è il razzismo e il classismo. Molti americani non hanno una buona assistenza sanitaria: pensate a cosa vuol dire in questo momento. L’altro giorno una donna curata per il coronavirus si è trovata a dover pagare un conto di 34mila dollari che è il salario che la maggior parte delle persone riceve in un anno. Tutto questo per me ha radici nel razzismo, nella paura che i bianchi hanno che i neri possano salire di qualche gradino nella scala sociale. E poi ovviamente c’è un interesse preciso nel far sì che la gente abbia paura».
Crede che quello che sta accadendoin questo periodo possa cambiare l’idea di capitalismo?
«No, non credo. Io sono una socialista democratica ma non siamo in molti a pensarla così negli Stati Uniti».
Perché, secondo lei, dopo otto anni di Obama la gente ha votato uno come Trump?
«Molte persone non potevano sopportare di avere un presidente molto preparato ma che era nero, pensavano che non fosse una cosa buona per l’America. Così adesso abbiamo un presidente bianco che è un incompetente che permette alla sua piccola oligarchia di fare ciò che vuole. Per non parlare degli interessi con la Russia. Devo dire che ho anche pensato di andarmene in Canada.Mi ha trattenuto il fatto che là fa molto freddo».
Venendo al suo libro sembra che lei abbia previsto il futuro: gente che muore, una nuova società, il pianeta che si prende la sua vendetta sugli uomini.
Secondo lei stiamo per vivere una "Quinta stagione"?
«Oddio, spero proprio di no anche se in effetti, per molti aspetti è così. Io credo che possiamo ancora fare qualcosa per l’emergenza climatica: anche il fatalismo è un pericolo, quelli che dicono "ormai è troppo tardi". Non lo è. E comunque è necessario agire ma bisogna prendere il problema seriamente. E lo stesso vale per la pandemia: se l’avessimo da subito presa come una cosa seria avremmo evitato tutto questo dolore».
Cosa intende esattamente per "Quinta stagione"?
«Un periodo in cui l’intera vita del pianeta, non solo quella umana, è minacciata».
Perché nel suo libro usa la definizione "Padre" Terra al posto di Madre?
«Perché negli Stati Uniti molti vedono il padre come il portatore di disciplina contro cui ribellarsi mentre la madre è portatrice di amore. Sono entrambi stereotipi ma ho voluto capovolgere quello vigente per dire che la terra non ci ama ma ci dà delle regole da seguire: se non le rispettiamo la sua reazione può essere violenta».
Cosa pensa che cambierà nel mondo reale dopo quello che ci sta succedendo?
«Spero che cambi la leadership in tutti i paesi in cui è stato permesso a questo virus di girare incontrollato per ragioni politiche, di ignoranza o di convenienza.
Dobbiamo perseguire alcuni di questi leader come criminali o almeno provarci anche se le loro armi, fatte di disinformazione e paura, purtroppo funzionano proprio su quelle persone che più vengono danneggiate. Per quanto riguarda la parte positiva, quando facevo ricerche per scrivere questi libri, mi sono molto focalizzata sul concetto di comunità.
Bisogna costruire network con le persone affini, fare attenzione alla gente, prendersi cura. Se non riusciamo a cambiare la leadership perché è fatta di potenti miliardari, almeno cerchiamo di creare rapporti più umani: è accertato che in casi di catastrofi, disastri, epidemie chi riesce a creare rapporti con gli altri riesce più facilmente a sopravvivere».