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 2020  aprile 18 Sabato calendario

Il rococò burocratico

Mentre i campi, i frutteti e le vigne rigenerano, mezza Europa si chiede come fare fronte a una domanda di manodopera che rischia di rimanere senza risposta, perché gli spostamenti di Paese in Paese, e all’interno dei Paesi stessi, sono impediti dalle misure anti-contagio. Ci vorrebbero elasticità e fantasia ma non se ne vede traccia, per adesso, nella imperturbabile cappa burocratica che grava sulle attività agricole (come su tutto il resto).Il rococò burocratico è l’altra faccia di una sporca medaglia, quella del lavoro nero, della tratta delle braccia, dello sfruttamento bieco. L’obbligo di procedere a un’assunzione in piena regola anche per una sola giornata di lavoro è una forma di accanimento normativo (scartoffie, call center con attesa interminabile, consulenze di enti consulenti, eccetera) per ovviare al quale erano stati introdotti dal governo Renzi i voucher, strumento semplice e civile, in pratica denaro fiscalizzato che serve a portare in chiaro l’economia nera, legalizzare le prestazioni clandestine, stabilire un salario orario minimo e garantire tutela assicurativa. Non poco.
Poiché qualcuno se ne approfittava, adoperando i voucher, illegalmente, anche per prestazioni lavorative di medio e lungo periodo, anziché combattere lui si sono combattuti i voucher, quasi del tutto estirpati.
Ancora l’altro giorno un sindacalista della Cgil, in televisione, ne parlava come di un obbrobrio. Non si capiva il perché prima, tanto meno lo si capisce adesso che l’economia avrebbe un disperato bisogno di semplificazione. Semplificazione e legalizzazione vanno a braccetto. Senza voucher il lavoro nero, in agricoltura, trova il suo terreno più fertile.