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 2020  aprile 18 Sabato calendario

La paura per il Ramadan con il coronavirus

Una bomba sta per deflagrare nel mondo, già sconvolto dalla tragedia del coronavirus: l’inizio, la prossima settimana, del Ramadan, il mese sacro del digiuno per i musulmani. Un miliardo e 800mila persone si preparano, per 30 giorni, a riunirsi tradizionalmente assieme alle proprie famiglie per rompere, dopo il tramonto, il digiuno dal cibo e dalle bevande che comincia prima che il sole sorga. È un grande precetto religioso, dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina.
Di fronte alla pandemia molti governi islamici di recente hanno varato nuove norme, chiudendo le moschee, e imponendo il distanziamento. Ma in diversi Paesi alcune autorità religiose si stanno ribellando, con la motivazione che «il momento della preghiera è essenziale» e che le riunioni di fedeli dovrebbero essere ammesse laddove le regole di sicurezza sono osservate.
L’incubo in Asia, in Medio Oriente e in Africa, è così quello di una maggiore diffusione del virus. Ogni Paese sta adottando misure diverse, in vista dell’apertura, giovedì 23 aprile. Ma gli scontri, anche di piazza, sono già cominciati, come a Karachi, in Pakistan. Il mese del digiuno durerà fino al 23 maggio.
In Indonesia i ricercatori di Giacarta hanno avvertito il governo che i piani per consentire a milioni di persone di partire per i loro villaggi d’origine potrebbero causare un’impennata nella diffusione. Uno studio ha lanciato l’allarme, mostrando che il sistema sanitario nel quarto Paese più popoloso del mondo rischia di essere sopraffatto.
In Iran, uno dei primi Paesi colpiti in maniera più forte dalla malattia, il presidente Hassan Rouhani ha disposto che non ci saranno funzioni religiose di massa nelle moschee, confermando quanto già preannunciato dalla Guida suprema Ali Khamenei. Tuttavia, nella città sacra di Qom, 24mila uomini d’affari si preparano a riaprire uffici e negozi, a dispetto delle norme.
Un braccio di ferro è in atto in Turchia. Il governo adotta nei weekend un coprifuoco totale. Il Diyanet, il ministero che è la massima autorità religiosa del Paese, e dipende dalla presidenza della Repubblica, ha stabilito così: «Per gli individui in salute, digiunare non rappresenta un rischio rispetto all’insorgere della malattia. Al contrario, ci sono studi scientifici che dimostrano che il digiuno ha effetti positivi sul sistema immunitario». Opinione non condivisa da un teologo come Cemil Kilic, il quale sostiene invece che il digiuno indebolisce il corpo: «Il Ramadan dovrebbe essere sospeso fino a quando l’epidemia sarà superata».
In Palestina, nella parte est di Gerusalemme, il Muftì ha annunciato che tutti i luoghi sacri resteranno chiusi. Ai fedeli è richiesto di fare le proprie preghiere a casa. A Gaza, uno dei territori più densamente popolati al mondo, le autorità di Hamas che governano la Striscia hanno deciso la riapertura, per quattro giorni, del valico di frontiera con l’Egitto solo in entrata.
In Arabia Saudita il Gran Muftì, Sheikh Abdulaziz al-Sheikh, ha detto che i fedeli dovranno celebrare il periodo del Ramadan a casa. I Paesi arabi del Golfo si stanno adeguando alle stesse misure.