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 2020  aprile 18 Sabato calendario

In Lombardia è battaglia sui test sierologici

È partito uno scontro legale vero e proprio sui test seriologici in Lombardia. La Regione ha scelto la società Diasorin per sviluppare il test rapido per la rilevazione del coronavirus, che verrà fatto a lavoratori e cittadini a partire dal 21 aprile, dopo la sperimentazione e l’autorizzazione in esclusiva del Policlinico San Matteo di Pavia. L’azienda concorrente TechnoGenetics ha inviato quindi un esposto alla Procura della Repubblica, alla Consob e al Ministero della Salute e in aggiunta una lettera allo stesso San Matteo per attivare lo strumento dell’«autotutela», cioè la richiesta di sospensione dell’accordo ritenuto illegittimo. 
Oggi verràinfine depositato il ricorso al Tar della Lombardia. Questa è la parte più delicata, almeno nell’immediato, perché già tra qualche giorno il giudice monocratico potrebbe esprimersi su una possibile sospensiva.
Intanto ieri in commissione Sanità della Regione Lombardia l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha parlato della possibilità di una manifestazione di interesse per i test rapidi seriologici (dovrebbe occuparsene Aria, la società di acquisti controllata dalla Regione Lombardia). Le attività legali della TechnoGenetics sono seguite dagli avvocati Francesco Abiosi e Ludovico Bruno, che negli esposti hanno riepilogato le questioni ritenute più spinose. 
Il test nazionale al via
Una battaglia, quella lombarda, che avviene menre parte la call nazionale con cui il Governo lancia l’indagine su 150mila italiani sempre con i test sierologici con l’obiettivo di scoprire la diffusione del virus. La gara sarà conclusa in tempi strettissimi: entro il 22 aprile dovrà avvenire la presentazione delle offerte, edentro il 29 ci sarà la sottoscrizione del contratto di fornitura. L’indagine – come si legge nel nado di gara pubblicato sul sito del minisetro della Salute e della Protezione civile – sarà poi estendibile ad altri 150mila persone per un totale dunque di 300mila persone.
L’accusa di illegittimità
Prima di tutto l’accordo viene ritenuto illegittimo perché non c’è una procedura di gara che ha permesso di scegliere l’offerta migliore al prezzo più conveniente, ma il San Matteo, in collaborazione con la Regione, ha deciso che l’incarico doveva essere dato alla Diasorin già a fine marzo. Si parla dunque di mancata concorrenza. 
C’è stato poi il tentativo di aprire una manifestazione di interesse, preliminare alla gara vera e propria, ma aperta il 6 di aprile è stata annullata il giorno dopo. La comunicazione dell’avvenuto annullamento è stato inviato alle aziende dal provvedditorato-economato del San Matteo (si presume in accordo con la Regione Lombardia essendo utilizzato anche il marchio regionale nella lettera).
In base alle ricostruzioni, la TechnoGenetics avrebbe avuto contatti con la Regione Lombardia per presentare i suoi prodotti già certificati CE. Avrebbe proposto il 20 marzo 20mila kit da provare ma non ci sono stati seguiti. 
La TechnoGenetics di Lodi è una joint venture italo-cinese ed ha già avuto modo peraltro di usare i test seriologici (i kit rapidi con la goccia di sangue) in Cina durante la fase del contagio.
I dubbi sul denaro pubblico
Un altro punto dell’esposto riguarda il fatto che il dispositivo diagnostico della Diasorin non è ancora pronto, quindi l’azienda avrebbe beneficiato anche di una tempistica “di favore”. I test partiranno infatti il 21 aprile. Inoltre ha potuto beneficiare di un finanziamento pubblico per realizzare una sperimentazione di cui potrebbe intascare tutte le royalties. Oltre a questo viene sollevato anche il problema di un possibile conflitto di interessi all’interno del San Matteo, relativo al dirigente Fausto Baldanti, probabilmente di minore importanza visto che il professionista si è dimesso dal Comitato tecnico-scientifico che deve scegliere il miglior prodotto a livello nazionale.
Intanto la DiaSorin ha ottenuto il marchio CE per il test sul coronavirus e annuncia di essere pronta alla sottomissione del test alla Food and Drug Administration per ottenerne l’approvazione ad uso di emergenza (EUA) sul territorio statunitense. Sono state valutate le prestazioni su oltre 1500 pazienti.