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 2020  aprile 18 Sabato calendario

Intervista a Guido Maria Brera

Guido Maria Brera, chi sono i Diavoli che ha raccontato prima in un libro e ora in tv su Sky?
«Il sociologo Luciano Gallino li chiamava il club di Davos. Sono una cassa di compensazione tra la politica e i popoli. In un’era in cui gli Stati hanno rinunciato al loro ruolo politico, i Diavoli sono intervenuti per evitare il caos. E guardi che il mio non è un giudizio di valore. E’ solo una fotografia. I Diavoli sono quella forza, immaginata dal fisico James Clerk Maxwell, che lavora sulle particelle per sovvertire il secondo principio della termodinamica e impedire la dispersione del calore».
Chi consegna ai Diavoli l’autorità di conservare il calore?
«Ricorda Margaret Thatcher? Non esiste la società, esistono solo gli individui. È partito tutto allora. La politica, forse inconsapevolmente, si è ritirata dall’arena, lasciando spazio alla legge della giungla e consegnando implicitamente ai Diavoli l’autorità per intervenire. Chi ha più da perdere, ossia le élite, cerca di tenere in piedi un sistema che non funziona ».
Le élite contano i miliardi, mentre la gente fatica a contare i soldi per il pane.
«I Diavoli non sono solo le élite della finanza, ma anche i civil servant che agiscono con lo spirito del Grande Inquisitore di Dostoevskij. Un potere spesso non voluto che non prescinde dalla sofferenza. I Diavoli se ne fanno carico perché sono gli unici in grado di esercitarlo».
Sembra un modo elegante per assolverli.
«Io non voglio condannare o assolvere nessuno. Voglio solo capire. Tentativo che facciamo ogni giorno sul sito diavoli.com. Perché il mondo funziona in questo modo?».
Perché? 
«Pensi alla pandemia. Sarebbe servito un lockdown immediato e radicale per evitare il tracollo. La politica pavida, e ostaggio dell’elettorato in tutto il mondo, non ha saputo decidere. E quando l’ha fatto è stato sotto la pressione delle Borse che crollavano. Un potere laico e cinico ha funzionato a protezione di tutti meglio di un potere ostaggio dei sondaggi come quello politico. I regimi autoritari, come la Cina, e i mercati, hanno reagito più efficacemente di grandi democrazie incapaci».
Aboliamo la democrazia?
«Ovviamente no. La democrazia è la più grande conquista del ’900. Ma sottintende uomini informati e competenti. Gli ultimi anni ci dimostrano quanto la tecnologia incida sulla manipolazione del consenso, mettendo la democrazia a dura prova. La sfida del futuro sarà salvarla, soprattutto perché è diventato chiaro che il capitalismo prolifera ancora di più sotto i regimi autoritari».
Sono più importanti Trump e la Merkel, o un banchiere di Londra o New York sconosciuto alle masse?
«In un regime autoritario, con la catena di comando compatta, la politica si impone sulle masse, anche con la violenza. Nei sistemi occidentali avanzati, dove la tecnologia ha un livello di manipolazione del consenso sempre più penetrante e la politica è terrorizzata dalle scelte impopolari ma giuste, avviene il contrario. Voltaire sosteneva che la perfezione è nemica del bene. Spesso la scorciatoia dei mercati finanziari e dei banchieri centrali è più vantaggiosa per tutti».
Si potrebbe aprire un lungo dibattito su ciò che è impopolare ma giusto. Mi limito a osservare che le masse siamo noi. Io, lei, i professori di Piacenza, i commercianti di Campobasso, gli operai, gli infermieri. Esseri umani che pagano le tasse.
«Sono d’accordo al 100%. Provo a spiegarmi meglio. L’elettorato è sempre più condizionato da strumenti di manipolazione del consenso. Nel momento in cui le fake news sono diventate fake consensus, in Occidente è cambiato il paradigma. Le fake news isolate non fanno male. Quando diventano invece il cuore del dibattito pubblico raggirano gli elettori».
In attesa di sapere qual sia il true consensus, i Diavoli non perdono mai. Campano da nababbi e hanno anche una supposta motivazione etica. I più deboli vengono calpestati.
«Sono d’accordo anche su questo, ma ripeto che io racconto e non giudico. Anzi, la mia posizione personale è quella di Federico Caffè o dei personaggi di Ken Loach. Ma se mi costringe a scegliere chi mettere sul banco degli imputati io ci metto trent’anni di politica assente e piegata alle esigenze del capitale. I Diavoli sono una forma di cortisone, una medicina tampone che alla lunga fa male, mentre una politica senza visione è solo capace di stampare trilioni in carta moneta che finisce per perdere valore contribuendo a minare il patto tra stato e collettività». 
Io ero convinto che la Finanza si muovesse banalmente per contare i soldi. 
«In chi fa finanza c’è tutto. Ovviamente anche la voglia di fare soldi. Quando chiedo ai finanzieri perché insistano con questo lavoro pur essendo ormai straordinariamente ricchi, mi rispondono: because I want to be right. Un gioco legato al potere e alla volontà di avere sempre ragione».
Mi pare che la parola chiave di "because I want to be right" sia I, io. Il contrario del patto sociale evocato prima.
«E’ vero. Ed è uno dei motivi che mi hanno spinto a scrivere i Diavoli. La grande bugia, sposata anche dalle sinistre post thatcheriane, per cui se avessimo abbracciato il capitale ci sarebbe stato uno sgocciolamento verso il basso. Errore tragico, prodotto da quello che io chiamo estremismo di centro. L’uomo - con il suo ego, le invidie e le debolezze - non si è dimostrato all’altezza». 
Quale mondo vorrebbe per i suoi figli?
«Ai miei figli dico e ripeto che we are nothing without people. Voglio un mondo in cui la collettività si fa carico dei deboli e le pari opportunità sono assicurate dai forti».