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 2020  aprile 18 Sabato calendario

L’Argentina rinegozia il debito

La scenografia è stata prerarata con attenzione per mostrare la massima coesione. Al centro del tavolo c’era il presidente Alberto Fernández, al suo fianco la vice ed ex leader, Cristina Fernández de Kirchner, e il ministro dell’Economia, Martín Guzmán. È stato quest’ultimo a prendere la parola per primo per annunciare, a nome del governo, la proposta di ristrutturazione del debito contratto nei confronti dei creditori privati. Una cifra intorno ai 68,8 miliardi di dollari da cui l’esecutivo propone di decurtare un moderato 5 per cento, con un risparmio di 3,8 miliardi. Il vero taglio riguarda invece gli interessi, ridotti del 62 per cento, cioè 37,9 miliardi in meno. Il piano, infine, prevede una moratoria di tre anni per i paga- menti che dovrebbero cominciare a partire dal 2023. «Non abbiamo altra alternativa», ha detto Guzmán seguito da Fernández. Che l’Argentina non sia in condizione di restituire i debiti lo aveva ammesso anche, in due occasioni, il Fondo monetario internazionale (Fmi), lui stesso creditore del Paese per 44 miliardi. Ed era stato proprio il Fmi a chiedere ai privati uno sforzo per venire evitare un nuovo default alla nazione, il secondo in vent’anni. Questi ultimi, ora, hanno venti giorni per prendere una decisione, a maggioranza di due terzi. È probabile che in questo periodo i negoziati proseguano. Ma Buenos Aires non ha molti margini di manovra: i conti sono in rosso. Quelle verso organismi privati, oltretutto, sono meno di un quarto delle pendenze accumulate: un totale di 320 miliardi, il record in America Latina. Il peso del debito sul Pil sfiora il 96 per cento, cinque anni fa era quasi la metà. Poi, nell’ansia di riportare la nazione nei mercati globali, la precedente amministrazione, guidata dal liberare Mauricio Macri, ha incrementato l’indebitamento, convinto che la crescita avrebbe consentito di restituire il dovuto. Dal 2018, però, il Paese è entrato in recessione. Ora, l’inflazione al 47 per cento, una nuova contrazione in vista e la pandemia, l’Argentina non è in condizioni di restituire i debiti. Appena entrato in carica, il 10 dicembre scorso, il presidente Fernández ha sospeso i pagamenti. La Repubblica del Plata si trova, dunque, in default virtuale. Da qui l’avvio del negoziato, con l’arrivo di una delegazione del Fmi a febbraio a Buenos Aires. La proposta del governo, prevista a marzo, è slittata a causa del Covid.