Il Messaggero, 18 aprile 2020
I quattro italiani della app Immuni
Ha un fatturato da 90 milioni, è il primo sviluppatore di app d’Europa e ha la famiglia Berlusconi e Tip tra i soci. È Bending Spoons, la società milanese a cui il Governo ha affidato la realizzazione di Immuni, l’app anti Covid-19 cruciale per la fase 2. Un progetto gratuito per cui l’azienda non solo non riceverà «alcun corrispettivo», al pari dei partner (Centro Medico Santagostino guidato da Luca Foresti e la società di marketing Jakala), ma cederà anche la licenza d’uso esclusiva a Palazzo Chigi.
Una mossa, quest’ultima, che con semplicità spazza via buona parte delle polemiche sulla privacy nate nelle scorse settimane. «Abbiamo fatto, e faremo, del nostro meglio» garantisce infatti Luca Ferrari, tra i fondatori di Bending Spoons. Dietro a questa voglia di aiutare però, c’è molto di più. Negli uffici di Corso Como, a Milano, si nasconde una storia imprenditoriale italiana entusiasmante che ora trova, in Immuni, la visibilità che forse gli era mancata. Il percorso inizia nel 2013, a Copenaghen, dove 4 giovani italiani, Ferrari, Luca Querella, Francesco Patarnello e Matteo Danieli, si ritrovano per studiare. Nella capitale danese, con il polacco Tomasz Greber (quinto fondatore poi uscito), ci arrivano per migliorarsi da economisti, designer ed ingegneri informatici o elettronici. Ben presto però decidono di «creare un’azienda tech che costruisse prodotti amati da milioni di persone nel mondo». «Eravamo pronti a piegare i cucchiai con le menti» dicono. Bending Spoons infatti, nella traduzione letterale piegare cucchiai, allude ad una scena del film cult Matrix in cui un bambino flette una posata con il pensiero. Nel nome i fondatori hanno manifestato la volontà di addomesticare la realtà con forze invisibili, come gli algoritmi.
LA SODDISFAZIONE DI TAMBURI
Il successo è travolgente e, nel 2014, pur mantenendo sede in Danimarca, si trasferiscono a Milano. Dopo 2 anni i numeri esplodono. Poco più di 20 app, circa 200 milioni di download complessivi, almeno 270mila nuovi utenti al giorno e 45,5 milioni di fatturato nel 2018 (raddoppiato nel 2019). Del successo se ne accorgono in molti e nel luglio del 2019, entrano nel capitale con una partecipazione totale del 9%, H14 (veicolo di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi), Nuo Capital (colosso di Hong Kong) e StarTip, specializzata in start-up. «Li abbiamo corteggiati per un paio d’anni» spiega Giovanni Tamburi, il più grande investitore privato italiano (nelle 25 aziende partecipate lavorano 100 mila dipendenti con ricavi aggregati per circa 30 miliardi), «siamo riusciti a fare l’accordo e con Immuni siamo orgogliosi che il governo abbia dato grande fiducia in un momento delicato a una realtà italiana e non alla solita multinazionale tecnologica».
Bending Spoons oggi è numero uno in Europa per le app iOS e tra le prime 10 al mondo per numero di software scaricati. Si va dal foto-ritocco al salvataggio delle password, dal fitness fino alla lettura di racconti in formato chat. Una differenziazione cruciale che gli consente di sfruttare la vera forza dell’azienda: le 150 persone che ci lavorano. Il team è frutto di una «selezione ossessiva» con 40mila candidature analizzate. «Ingegneri, scienziati dei dati, esperti di marketing» che spesso provengono da Google, Apple o dal Cern, che sono abituati allo smart working e a dire la propria. Sono loro le menti dietro Immuni che però, avverte Foresti, «è un tassello di una strategia» che il governo dovrà elaborare. Va affiancata da «test e gestione territoriale della salute, coinvolgendo medici di base e sindaci». «La tecnologia da sola non serve a nulla».