Avvenire, 17 aprile 2020
Un libro sulla storia dei fiori
I fiori del male è considerato il libro da cui nasce la poesia moderna. Charles Baudelare non si avventura verso il male, ma dilata all’intera esperienza l’essenza del fiore, la ricerca della bellezza, dell’amore, del divino, ricerca disperatamente moderna e tragicamente classica. Il fiore è il simbolo dell’essenza di ogni aspirazione umana: la rosa è emblema della bellezza irraggiungibile e misteriosa della donna, in Rumi e negli altri poeti mistici sufi, come nel francese Ronsard e in tutta la tradizione petrarchesca. Il fiore non è una componente della vita del mondo, ma il simbolo della sua stessa vita, della sua fragilità, della sua bellezza.
Nelle Metamorfosi Ovidio racconta la storia di Narciso, l’adolescente bellissimo che respingeva ogni ninfa innamorata di lui, che si perse nella propria immagine riflessa nell’acqua, fino a consumare peso e corpo, mutandosi nel fiore giallo e dall’interno bianco che noi conosciamo. E un altro fiore splendido nacque in quel libro, da un amore di Apollo, il dio dell’arco e della cetra, che aveva colpito l’amatissimo giovane Giacinto col disco lanciato per gioco: dal sangue che rigava il prato spuntava un fiore più splendente della porpora di Tiro, assumendo la forma dei gigli.
Il mondo di Shakespeare è popolato di fiori al pari di elfi e sogni: partecipano silenziosamente e potentemente, dell’azione degli attori. Per non parlare della pittura: non solo la celebrazione floreale cosmica in Van Gogh e nei giapponesi, ma in tutta la sua storia. Poesia, arte, vita quotidiana: il fiore è il miracolo naturale, il pegno d’amore. Il libro dei fiori di Claude Salvy (Odoya, pagina 176, euro 14) può essere una buona occasione per accostarsi a questo mondo. Un discreto manuale: dizionario, dalla A di Alloro di Apollo alla V di Violetta, una chiara catalogazione; la grammatica di colori e forme dei fiori, modi di conoscerli, prendersene cura, il loro galateo (battesimo, fidanzamento, matrimonio, funerali, altre riunioni ufficiali) e l’utile arte della loro conservazione. Dizionario e grammatica e indicazioni pratiche funzionano. A patto che accanto al sostantivo “dizionario” si depenni l’aggettivo “simbolico”: del simbolo floreale e del simbolo in assoluto l’autore non ha la minima nozione. Tra l’altro confonde divinità d’Oriente con numi olimpici. Il capitolo iniziale sui fiori attraverso i tempi non è privo di indicazioni, ma lacunoso. E mentre si rivelano utili le pagine sulla conservazione di fiori e piante anche d’arredamento, la parte storica non regge, e l’interpretazione pseudosimbolica dei fiori è una sorta di regesto della diceria popolare, con stralci di mitologia pescata a sproposito. Schematica, ma precisa la storia di come i fiori si diffondono, soprattutto in Occidente, censurati o disamati nel Medio Evo impaurito, celebrati nel Rinascimento (più per amor d’arte che di natura) o nell’Ottocento, con il suo tardoromanticismo in decadenza. In un tempo disanimante è utile un volume sulla catalogazione, descrizione e la cura del fiore. Purché si legga, in questo volume, il serio manuale che è, e non si cerchi il libro di cui vorrebbe vestirsi, se un libro è sempre stupore e conoscenza.