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 2020  aprile 17 Venerdì calendario

I Paesi dove il virus «non c’è»

Alle 12 suona la campanella. Camicia bianca e pantaloncini azzurri, una folla di bambini si accalca per uscire dal centro educativo San Sebastián di Managua. Gli insegnanti fanno cenno di sbrigarsi. Gli allievi del turno pomeridiano sono già in fila per entrare. Il cambio dura una manciata di minuti. Una nuova campanella dà il via al secondo ciclo di lezioni. La scuola procede senza interruzioni in Nicaragua. Niente è cambiato dal 18 marzo, quando nel Paese è stato registrato il primo caso di Covid–19: negozi e centri commerciali sono aperti mentre gli eventi pubblici si svolgono con regolarità. Almeno quelli promossi dal governo: le manifestazioni dell’opposizione sono vietate dal settembre 2018.
La pandemia per il presidente Daniel Ortega è «sotto controllo»: «Grazie alla nostra campagna di sensibilizzazione, abbiamo il minor numero di casi della regione, nove e un morto», ha detto il leader, ricomparso mercoledì in tv dopo 34 giorni di inedita assenza. In 25 minuti di discorso, Ortega non ha risposto alle critiche dell’Oms e della società civile che lo accusano di non fare i test e di non avere, dunque, una percezione reale del contagio. Il presidente si è limitato a ribadire la propria strategia anti–coronavirus, ovvero far finta che non esista. Una scelta controcorrente ma non unica. La stessa linea è stata adottata dalla Bielorussia di Alexandr Lukashenko, capofila del fronte negazionista, dal Tajikistan di Emomalii Rahmon e dal Turkmenistan di Gurbanguly Berdimuhamedow. Quest’ultimo è stato il più drastico: il governo, come denunciato da Reporter sans frontiers, ha direttamente vietato ai media di pronunciare la parola Covid–19. Ciò spiega perché in territorio turkmeno non ci sia alcun contagio. Ufficiale, è ovvio. Immune pure il vicino Tajikistan mentre in Bielorussia i malati sono oltre 2.200 e le vittime 23. Eppure la nazione è una delle quattro al mondo – insieme a Nicaragua, Tajikistan e Turkmenistan – a non aver modificato in alcun modo il caldendario scolastico. E nemmeno quello calcistico. Il campionato prosegue imperterrito anche se, sugli spalti, si nota ogni volta meno pubblico, silenzioso segno di protesta verso la politica negazionista. Il governo, però, non si è perso d’animo e ha sostituito gli spettatori con i manichini. Anche in Tajikistan si continua a giocare, in Turkmenistan gli incontri, sospesi il 13 marzo, riprenderanno domenica, mentre il Nicaragua ha inventato per l’occasione il “Trofeo clausura” che si disputa a porte chiuse.
Oltre a questi casi eclatanti, il virus non esiste nemmeno nella tendopoli di Matamoros, in Messico, dove sono stati spediti 2.500 richiedenti asilo dagli Usa in attesa dell’esame della domanda. Dal primo aprile, Washington ha bloccato le udienze. Nel mentre, nel campo cinque persone hanno manifestato sintomi compatibili con il Covid ma le autorità hanno rifiutato di fare i test o di trasferire i sospetti in quarantena.