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 2020  aprile 16 Giovedì calendario

La quarantena di Dacia Maraini

Abbattere gli egoismi nazionali e rifondare un’Europa basata sulle persone: c’è anche Dacia Maraini tra le firmatarie dell’appello ai governi lanciato nei giorni scorsi dalle donne di Se non ora quando. L’occasione data dalla pandemia è quella di riappropriarsi di un senso comune: “Da anni – spiega Maraini – non sentivo nel nostro Paese un sentimento diffuso di solidarietà e voglia di appartenere a una comunità da curare e riportare alla vita”.
Signora Maraini, come sta vivendo questo isolamento forzato?
Durante il giorno non cambia molto, sono abituata a stare chiusa in casa da sola a scrivere. È la sera, quando finisco, che mi mancano il teatro, il cinema, le cene con gli amici. E poi i viaggi. In questo mese sarei dovuta andare in Spagna, in Austria, in Inghilterra, dove sono uscite le traduzioni di un mio libro.
Considerando la diffusione del virus in Lombardia, in molti hanno citato Manzoni. C’è un libro che le è venuto in mente con la pandemia?
La morte a Venezia di Thomas Mann, in cui, oltre all’amore platonico e straziante di un uomo anziano per un bellissimo giovane, si racconta della malattia in città. L’autore si sofferma con molta lucidità a parlare delle menzogne dei governanti che, pur di non turbare il turismo e gli affari, lasciano morire cinicamente molti poveri cristi, mentendo sulla gravità del fenomeno.
Quale classico consiglierebbe?
Boccaccio che parte sì dalla peste, ma poi fa un ritratto molto gioioso di un gruppo di giovani, sette ragazze e tre uomini, che si raccontano delle storie avventurose. Fra l’altro si suggerisce che il narrare nasce dalla bocca delle donne.
C’è una pubblicazione recente che le è piaciuta?
Un romanzo che mi ha sorpreso è L’ospite di una giovanissima autrice (19 anni) che si chiama Margherita Nani, e racconta la storia del mostruoso dottor Mengele che scappa in Brasile per sfuggire all’arresto e lì, costretto a fare una vita semplice aiutando i veri malati, qualcosa si smuove in lui. Si può guarire dal male? Si può pentire un torturatore assassino di bambini? Alla domanda non c’è risposta, ma è importante che ce la si ponga.
Trova analogie tra il periodo che stiamo vivendo e il Dopoguerra?
Qualcosa c’è, per esempio il senso di sconfitta e anche, per fortuna, la voglia di ricominciare.
Crede che, una volta passata l’emergenza, avremo imparato qualcosa?
Spero proprio di sì. Già è tanto l’essersi accorti che le città senza traffico migliorano immediatamente: sono sparite le montagne di immondizia e le polveri sottili che ci avvelenano tutti. Questo dovrebbe farci riflettere e cambiare ritmo.
Sarà difficile ripartire?
Sì, ma se saremo più poveri nascerà la voglia di riprenderci. Non faccio l’elogio della povertà, ma penso che eravamo viziati dal benessere che ci aveva addormentati. La povertà, non l’indigenza naturalmente, può spingere a lavorare con più energia e generosità per ricostruire un Paese alla deriva.
Le donne sono meno colpite dal virus. In attesa delle evidenze scientifiche, qualcuno ritiene che il genere femminile sia più “resistente”. Altri sostengono che le donne siano solo più ligie alle regole. Entrambe le ipotesi sono suggestive, non crede?
Anch’io mi sono chiesta il perché di questa differenza. Non credo che sia un fatto biologico, perché per quanto riguarda il cancro e le altre malattie non soffriamo meno degli uomini. In effetti le donne sono piu ligie, ma sappiamo che lo sono state in questa pandemia? Le risposte verranno a posteriori quando tutto sarà finito.
Ho letto una sua battuta a proposito degli audiolibri, “vanno benissimo se uno è cieco”. O non era una battuta?
La battuta è monca e così com’è risulta offensiva. Io ho detto che gli audiolibri vanno bene quando si hanno le mani occupate, per esempio durante la guida o per chi fa lavori di artigianato. E naturalmente, ho aggiunto, sono importantissimi per chi non vede. Questo per far capire che non si possono sostituire i libri nella loro corposa essenzialità. Gli audiolibri vanno benissimo, ma senza farne un feticcio e senza pensare che possano sostituire del tutto la lettura.