la Repubblica, 16 aprile 2020
Ana, ultima inquilina della casa di Gaudí
Come quarantena, sicuro che c’è di peggio. Abitare in un edificio patrimonio dell’umanità Unesco è privilegio di pochi, e così lo vive Ana Viladomiu, nel suo enorme appartamento al quarto piano della Pedrera, con affaccio sul Passeig de Gràcia di Barcellona. Isolata da oltre un mese – era il 13 marzo quando scattò il lockdown in tutta la Spagna – nelle stanze della casa modernista più emblematica progettata da Antoni Gaudí all’alba del ventesimo secolo. Già era l’ultima inquilina – proprio come il titolo del romanzo da lei pubblicato un anno fa, la cui protagonista Marina Meseguer è il ritratto quasi fedele dell’autrice – ma ora lo è in perfetta solitudine, in una situazione che nemmeno la sua vena letteraria avrebbe potuto immaginare. Fuori, il grande viale delle boutique di lusso, meta preferita dei turisti in visita a Barcellona, ha l’aspetto spettrale che in questi giorni offrono tutte le metropoli del pianeta. Dentro, il silenzio è il nuovo inaspettato compagno per Ana, che vive qui da 32 anni e ogni giorno ha assistito all’andirivieni di turisti (un milione e 300 mila nel 2019) alla scoperta di questo gioiello modernista.
«La Pedrera chiude le sue porte e io resto dentro, come guardiana», aveva scritto su Instagram proprio il giorno in cui il governo Sánchez proclamò lo stato d’emergenza, suscitando curiosità e un po’ d’invidia tra i lettori del suo post. In realtà i guardiani, quelli veri, ci sono, a vigilare sul gioiello architettonico che ha chiuso i battenti fino a data da destinarsi non solo ai turisti ma a tutte le attività del centro culturale che organizza esposizioni, dibattiti, spettacoli teatrali e musicali. L’edificio ha cambiato pelle più volte negli ultimi decenni, il suo futuro è ancora incerto (c’è chi vorrebbe che tornasse a essere destinato a uso residenziale, com’era nel progetto originale), ma Ana Viladomiu è sempre lì, oggi testimone di un momento unico. «L’esperienza e la situazione che vivo in questi giorni si vedrà riflessa in ciò che sto scrivendo», ha detto a El País. «Nel mio nuovo romanzo si parlerà di una Pedrera con coronavirus». Il paradosso è che, abituata da anni al caos e al rumore – ci sono turisti che suonano al campanello e lei li invita a visitare la sua casa – in questi giorni di silenzio assoluto ha difficoltà a scrivere. «Ci provo, ma mi costa moltissimo concentrarmi».